Il bello di questo Festival è che quando credi di aver visto almeno un esempio di film per ogni categoria, poi immancabilmente arriva comunque qualcosa che va a toccare un genere al quale non avevi pensato. Questo è il caso di Silent Hill: Lost Innocence di Daniele Misischia, che ci propone addirittura un esempio di spin-off, ossia un video che non gode di una sceneggiatura inedita ma che invece si rifà nella narrazione a qualcosa di già esistente.
Nella fattispecie qui parliamo di Silent Hill, nota serie di videogame survival horror che già hanno dato origine a ben 2 adattamenti cinematografici nel corso degli anni.
Fare uno spin-off però comporta immediatamente grandi pregi e grandi rischi. I pregi ovviamente sono quelli di far leva sull’amore dei fan verso il prodotto di cui si parla, proponendo la “propria versione” di una vicenda, presentando personaggi luoghi e situazioni in grado di rievocare allo spettatore informato un senso di familiarità e di piacere. D’altro canto una produzione “solo per fan” come questa tende invece ad escludere quasi completamente chi del prodotto poco o nulla conosce.
Chi vi scrive per esempio non conosce nulla dell’universo di Silent Hill (il videogame, al quale questo corto pare ispirarsi) ma tutte le mie esperienze in merito all’argomento derivano solo dal modesto film del 2006 di Christophe Gans, che poco sembra essere collegato.
Non sono quindi in grado di giudicare del corto la sceneggiatura, o l’attinenza con il videogame, ma il mio giudizio si deve limitare solo all’aspetto tecnico.
Tecnicamente parlando il prodotto si presenta abbastanza bene per regia e trucco, e dimostra un impegno realizzativo notevole. Unico neo personale: per rappresentare una città morta e “demoniaca” è giustamente importante tentare di filmare in un luogo deserto (e qui è stato fatto) ma non basta, sinceramente, in quanto sarebbe stato preferibile anche effettuare le riprese in una giornata senza un sole di mezzogiorno in cielo, che fa perdere molto d’atmosfera alla scena. Sarebbe stato opportuno aggiungere un effetto in post-produzione per rendere la città più cupa, o girare semplicemente in una giornata nuvolosa, ma certamente il sole non aiuta a creare l’atmosfera cupa che ci si aspetterebbe dalla città di Silent Hill. La critica ovviamente non vale più per la seconda parte del corto, che non è girata all’aperto ma in un oppressivo (ed azzeccato) sotterraneo.
Reputo la performance della protagonista, seppur un po’ troppo giovanile, nel complesso convincente.
L’incedere della narrazione mi ha lasciato invece un po’ perplesso, in quanto il tutto è basato sull’andare a zonzo per delle strade e picchiare il “nemico” di turno che fa la sua comparsa, proprio come se si stesse guardando il livello di un videogame di combattimento, ma questo non è un gioco: è un film. Salva piuttosto bene la situazione il finale, che può in parte giustificare la linearità della sceneggiatura.
In definitiva il prodotto è di pregevole fattura e sicuramente si può guardare ed apprezzare, pur restando una visione da consigliare solo a chi sa di cosa si sta parlando: Silent Hill.
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Commento out-of-review:
Il poster con Kate Beckinsale di Underworld che si vede nella scena finale alle spalle della protagonista è lo stesso che adorna (assieme ad altri) una delle pareti di camera mia. Ottima scelta