“The Haunted Woods” era un figlio illegittimo di The Blair Witch Project giunto troppo tardi, armato di una storia in cui quasi nulla era spiegato, con degli errori nella gestione del Punto di Vista e un epilogo vagamente fine a sé stesso, non inserito nell’economia della storia. Con questo “Return” si è fatto un passo avanti, forse piccolo ma presente, nel quale alcuni pregi sono bilanciati da vecchi e nuovi difetti.
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Il corto in sé per sé è piacevole, e la cosa non mi stupisce: ho notato spesso come al momento sia sempre più facile per i registi – o aspiranti tali – produrre dei corti in cui un minimo di conoscenza delle tematiche e delle tecniche dell’horror consente loro di fornire un prodotto sufficiente. Il problema nasce però quando si tratta di creare un vero coinvolgimento, e soprattutto una storia che sia originale, appassionante, intricata, ma anche semplicemente sensata, credibile, e logica. E’ una cosa che in molti corti lascia a desiderare, e lo fa anche qui.
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Prima di proseguire cito subito il personaggio più interessante: l’aspirante regista di film horror che gira per i boschi provando la telecamera. Quando l’ho visto mi si è aperto il cuore: pareva proprio un personaggio con del potenziale, e lo è..peccato che nel finale si trasformi in un semplice…che cosa?...Diavolo Voyeur? Un po’ più di profondità, un po’ più di caratterizzazione invece di ricorrere al solito luogo comune avrebbe molto giovato all’intera opera (anche se il concetto non è da buttare, ne riparlerò dopo…). Immaginate un gruppo di “reduci” da una esperienza terribile che incontra il loro salvatore…ma tale salvatore è un regista fissato con l’horror che vuole riprendere le loro esperienze per trarne materiale per i suoi corti! Idea semplice ma carina.
In effetti pensavo fosse questo il fine dell’autore, ma la battuta finale del suo personaggio “benvenuti all’inferno” mi pare lo faccia regredire a semplice comparsa in una fiera della morte boscaiola…peccato.
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Ma come si arriva a questo finale non brutto ma non troppo appassionante? Per salti e scossoni, improvvisi passi avanti di trama, sorprese in fondo non molto sorprendenti e un po’ tutti gli stessi errori che avevo visto nel primo episodio, come dialoghi troppo didascalici, attori non all’altezza e situazioni un po’ troppo affrettate.
Prendiamo il risveglio dei nostri eroi. Semplicemente, si svegliano. Si guardano un po’ intorno e il più anziano dice: “Strano! Ma non eravamo stati attaccati da quella…” e l’altro uomo replica: “Io riesco ancora a sentire le sue fauci che mi lacerano la carne!”. Non me ne voglia il regista, ma dialoghi del genere sono superficiali e troppo “aulici”. E poi, se ti risvegli dopo essere stato sbranato da un mostro in mezzo a un bosco non ti tiri su con calma guardandoti intorno, ma salti come una cavalletta, urli un CAZZOOOOO! che fa volar via gli uccelli e poi inizi a scappare, non si sa da cosa, non si sa come, non si sa verso dove ma una cosa è certa: ti alzi e corri!
(Ora: la mia non è propriamente una “critica”o quantomeno non lo è nel senso negativo del termine. Quello che faccio è semplicemente mettere in evidenza le parti che bisognava curare meglio; non c’è intento canzonatorio né “persecutorio” in ciò che dico.)
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Anche il fatto che sia il contadino ad alzarsi e prendere la telecamera dell’amico scomparso dei due studenti è poco plausibile: sarebbero dovuti essere loro a preoccuparsi di prenderla, e guardare le registrazioni. Sembra strano anche il fatto che subito dopo sia lui ad effettuare le riprese invece di ridare la camera agli amici come sarebbe stato logico fare; e qual è la motivazione che lo spinge a riprendere? In realtà non c’è (e mi rendo conto che queste sono “sciocchezze” che il grande pubblico non nota – perlomeno non consciamente – ma tante “sciocchezze” accumulate possono rovinare un corto, e spesso è nelle piccole cose che si crea la solidità di una storia: un personaggio NON PUO’ semplicemente prendere in mano una telecamera e riprendere perché il regista vuole fare un mockumetary, una telecamera in mano ad un personaggio deve arrivarci per una ragione PLAUSIBILE.)
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Passiamo avanti: le cose migliorano. Arriva il tizio risvegliatosi anch’esso tra le frasche (e la camera la prende lui…possibile che nessuno restituisca la telecamera agli amici dello scomparso?) e anche con lui rimane il dubbio di prima: che cosa spinge il nuovo arrivato a riprendere tutto? La risposta, ovviamente è: “niente”, se non il desiderio del regista di realizzare un mockumentary… Peccato, perchè un motivo ci vuole, anche banale! Così invece è come far correre i personaggi in tutte le scene invece di farli camminare… solo così, perché ci va, perché la scena viene bene, anche se in realtà i due personaggi non hanno fretta, non hanno nessuno che li insegue e stanno parlando d’amore.
Esempio di motivazione banale? Solo attraverso la lente della telecamera si riesce a vedere la Bestia o le zone “infernali” del bosco, e così si può starne alla larga. Basta poco, e nessuno ci obbliga a fare alcunché, ma certe cose andrebbero specificate, o quantomeno bisognerebbe chiedersi: “se io fossi l’eroe, lo farei? E se si, perché? E per quale motivo lo sto/non lo sto facendo?”
Proseguiamo ancora: arriva il Regista Horror Infernale, e il corto migliora. C’è più scioltezza, qualche scena d’azione, un po’ di sangue, effetti (poco) speciali, un paio di finali. Stop.
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Come ho detto prima, il Regista Infernale è il mio preferito, e per quanto avrei preferito avesse più motivazioni, in fondo farne un “diavolo regista” che si diverte a riprendere le sue vittime orchestrandone le morti a ripetizione non è brutta. Però anche in questo caso gli si doveva dare più profondità, mettere più in risalto il suo ruolo (che ne so, magari usando il tutto come pretesto per parlare di certi personaggi della vita vera, certi registi dotati di poco talento ma di grande ego, o delle passioni che consumano chi ne è preda, anche in un luogo che pare fuori da certe regole come può essere l’Inferno).
Dando un tocco grottesco ed ironico al tutto sarebbe venuto un lavoro migliore. In questo modo invece non è chiaro neppure se l’intento del regista sia proprio quello di mostrare un Demone Regista o se la sua è stata la prima idea che gli è saltata in testa. Temo che non ci sia stata riflessione sul suo personaggio, anche se spero di no, e inviterei il regista – pubblicamente o privatamente – a chiarire le sue motivazioni, e cosa rappresenta per lui (se lo fa) questo suo Cattivo.
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Simpatico il doppio finale con la doppia morte e il sangue ovunque, un po’ sopra le righe gli effetti speciali.
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In conclusione: prodotto non brutto, ideato con tanta passione e portato avanti con correttezza, ma troppo debitore di suggestioni unite insieme senza un vero motivo, e vittima di una storia lineare e divertente ma priva di mordente e non troppo ponderata. Un ottimo prodotto amatoriale di cui andare fieri per la passione e il piacere coi quali è stato realizzato, ma abbastanza carente per quel che riguarda l’originalità della storia e dei personaggi. Recitazione altalenante di praticamente tutti gli interpreti, regia con alti e bassi soprattutto quando cerca di imitare stilemi di altri senza averne le possibilità.
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Un ultimo appunto riguardo al Punto di Vista: siamo di fronte ad un presunto “mockumentary”, per cui si suppone che i video siano stati ritrovati da qualche parte. Posso dunque capire che si sia ritrovato quello della telecamera degli studenti (anche se a quanto pare sono finiti all’inferno e bisogna chiedersi come fa la telecamera ad essere uscita da lì) ma possibile che si sia ritrovato anche il “girato” del Diavolo Regista? E se alla fine i personaggi si svegliano da quello che è stato un sogno…che “girato” abbiamo visto?
Ripeto per l’ultima volta: piccolezze, ma se si decide di girare un mocku bisognerebbe essere attenti alle regole del genere.
Comunque, nonostante i difetti il corto mi ha divertito.
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Promosso, ma con riserva.