Questa è l’ultima recensione che scrivo per questa edizione 2013 del Reign of Horror, e per me è un grande piacere e un gran divertimento terminare con un corto ideato e girato da Irene Bellini, la figlia del grande Maestro Bellini - il quale è una presenza fissa in questo concorso, e ovviamente partecipa anche quest’anno.
Abbiamo quindi una sfida epica, una titanica lotta tra genitori e figli, una guerra colossale (!!!) combattuta a colpi di pellicola; il modo migliore – per quel che mi riguarda – per concludere questa edizione.
Ma dopo questa necessaria premessa, forse un po’ scema, passiamo subito al corto e al suo giudizio.
Come si evince dal titolo, “La mia bella bambolina” è un film che tratta un tema alquanto classico, e cioè quello delle bambole assassine. Qui la pupazza appare comunque solo nel ruolo dell’ “esecutrice”, in quanto possiede l’anima di una ragazza durante il sonno, costringendola ad uccidere la madre. Con un misto di serietà ed ironia, scopriremo alla fine che l’omicidio era più che motivato, e che la bambola covava da tempo una personale vendetta per i soprusi subiti da parte dell’impaziente madre.
Che dire? Evitando ovviamente i paragoni con il Possente Padre, possiamo dire che il corto è semplice è carino, anche se forse TROPPO semplice, e NON PIU’ che carino. La durata è minima, la storia molto lineare e priva di grandi guizzi, e i fatti narrati non coinvolgono più di tanto.
L’unica trovata tutto sommato inedita è rappresentata dal particolare punto di vista: quasi tutto accade fuori inquadratura, e i personaggi sono introdotti - e in qualche caso bel descritti – solamente usando i loro piedi. Scelta inusuale, potenzialmente interessante, non del tutto sfruttata, e per quanto affascinante anche un po’ immotivata ai fini della trama, più vezzo stilistico (o escamotage registico) che reale necessità. Se si voleva scegliere un punto di vista altrettanto interessante e particolare, perché non scegliere quello degli occhi della bambola, magari non tenendola appoggiata in cima al mobile ma a terra?
In questo modo, un punto di vista tanto peculiare avrebbe avuto non solo un senso “stilistico”, ma anche una sua motivazione interna alla storia. E non solo, intervenire di più sull’oggetto sarebbe servito anche a caratterizzarlo maggiormente, e a rendere più plausibile tutto l’impianto narrativo.
Ci si chiede infatti: se la bambola odia la madre sin da quando la sua padroncina era piccola, come mai la fa uccidere solo ora che la sua padrona è chiaramente già adulta? perché aspettare tanto tempo? Forse la bambola ha acquisito i suoi “poteri” solo col tempo? Può essere, ma allora sarebbe stato meglio spiegare anche minimamente la cosa. Invece si sarebbe potuto intervenire facendo si che la pupazzina venisse ritrovata dopo tanti anni. Magari nel frattempo era stata venduta, o chiusa in un baule, e la figlia la ritrova dopo tanto tempo. Si sarebbe potuta inserire anche una scena in cui la madre, nel vedere la bambola, l’avrebbe “maltrattata” di nuovo, facendola volare via… E finendo a terra la pupazzina avrebbe giustificato il PdV e intanto creato il prologo necessario a far partire l’azione.
Beh, in ogni caso anche questa scelta non è comunque “da buttare”, tutt'altro: è coraggiosa, inedita, intelligente e potenzialmente promettente. Il primo approccio con la materia è di certo personale, per nulla derivativo, è e in questo senso la scelta narrativa va di certo applaudita e incoraggiata! Da che esite il cinema, i prodotti veramente vincenti non sono stati fatti da chi copiava le scelte altrui, ma da chi si inventava le proprie!
In definitiva, possiamo dunque dire che l’approccio registico rimane il punto di maggior forza del corto (insieme alla semplicità e al suo non voler cedere ad inutili svolazzi stilistici). Per il resto storia, sviluppo e messa in scena sono per il momento un po’ graciline, sufficienti quanto basta, ma non certo indimenticabili. Lo stesso dicasi del soggetto, anche se qualche spunto in più sembra intravedersi, e alcuni “non detti” (come il rapporto tra madre e figlia che si intuisce sullo sfondo) arricchiscono la storia.
Un appunto: verso l’inizio, la ragazza che si riflette allo specchio vede man mano sparire la sua immagine riflessa… ma non dà mostra di accorgersene. Il significato di questa metafora non mi è molto chiaro…è forse il simbolo dell’invasione della sua mente da parte della crudele bambola?
La chiudo qui. Complimenti alla regista, che ha compiuto il primo passo per insidiare il primato del Grande Maestro. C’è ancora della strada da fare, uno stile personale ancora da conquistare pienamente e delle tematiche proprie da esprimere; ma se il buongiorno si vede dal mattino…
Un saluto!