il ritorno della bambola assassina
Ritorna Angelo di Noia dopo il corto presentato lo scorso anno che – poco casualmente – vedeva protagonista una bambola assassina. Quest’anno, la protagonista invece è …. Una bambola assassina. Vabeh, magari uno sforzo in più di fantasia, anche solo un semplice cambio di tematiche, avrebbe giovato. Ma va bene, accontentiamoci di quello che c’è.
La prima cosa da dire è che, seppure vagamente, qualche passo in avanti il regista lo ha fatto. Rispetto al corto dello scorso anno, c’è un maggiore tentativo di articolare una storia (più o meno) sensata. Aumentano i personaggi, le situazioni, c’è un tema trattato senza troppi fronzoli, e soprattutto il corto porta avanti una storia e la chiude in maniera quanto meno corretta.
Ovviamente non possiamo dire che il prodotto finale sia ben riuscito. Alcune trovate sono molto simili all’opera precedente (ad esempio la bambola che prende vita e va subito in cucina a prendersi il coltello) e i dialoghi (pochissimi) sono didascalici (un esempio perfetto è il primo: la ragazza apre lo scatolone, estrae la bambola e “spiega” allo spettatore che l’ha comprata per la figlia che sarà molto contenta di questo regalo….). Oltre a questo va detto che la storia sebbene semplice non è del tutto comprensibile, e ci sono delle scene che francamente sono poco logiche.
Alcuni esempi:
1. il corto si apre con un tizio sconosciuto che esegue un rito su alcune statuette africane. La sinossi del corto ci rivela che è uno stregone che risveglia il male tramite riti satanici; e se a grandi linee la cosa è comprensibile, in realtà non sappiamo chi sia lo stregone, se sia (appunto) uno stregone un satanista o chissà cos’altro; NON vediamo sul tavolo la bambola che si vedrà poi, e in generale non sappiano COSA il tizio stia facendo e per quale motivo. In generale un corto dovrebbe spiegarsi da solo: solo vedendo le immagini lo spettatore dovrebbe capire la storia. Se è necessario leggere il riassunto per venire a conoscenza di parti della trama vuol dire che visivamente esse NON sono state comunicate, il che è un errore. Tanto per dire, se io vado a vedere Terminator, e nessuno mi dice che il cattivo è un robot che viene dal futuro e vuole uccidere Sarah Connors per questo e quell’altro motivo, come faccio io spettatore a capire la storia?
2. La bambola vuole uccidere la ragazza… perché? Boh, perché è maligna, supponiamo… La ragazza si chiude in bagno, ma – non appena la bambola si sposta da dietro la porta – lei esce dalla stanza e invece di scappare a gambe levate cosa fa? Si mette bella bella nell’ingresso di casa e telefona al parroco. MA chi farebbe una cosa del genere sapendo che dentro casa gira indisturbata una bambola pronta a uccidere? E come mai la bambola NON uccide la ragazza che ora è perfettamente a portata di mano e in più perde tempo al telefono? Mistero.
3. Nel finale, quando il parroco arriva ( parroco che tra l’altro accetta senza fiatare la storia della ragazza… ma potrebbe essere una pazza!) come fa il parroco a sapere che la bambola ferma in poltrona è davvero indemoniata? E la bambola perché non uccide il parroco ma se ne sta buona a godersi l’esorcismo?
Altre considerazioni: perché il parroco chiede allo spirito che infesta la bambola di entrare dentro di lui? Mi pare una citazione de L’esorcista buttata lì un po’ a caso… in fondo lo spirito sta possedendo un oggetto qualsiasi e non una persona… il punto quindi non è tanto quello di liberare l’oggetto posseduto, bensi liberarsi dello spirito… e quale vantaggio avrebbe il parroco divenendone posseduto? Direi nessuno.
E ancora: chi è la ragazza che chiede aiuto seduta di fronte al prete? E’ una visione, anche simpatica devo dire, forse la parte migliore e più inaspettata del corto. Ma non porta a nulla, come è arrivata scompare, e di lei non si saprà altro.
Il finale, tutto sommato è simpatico: la bambola vince, il parroco si taglia la gola sopra il lavandino (per non sporcare) e la ragazza religiosa diventa posseduta a sua volta. Niente di che, ma simpatico, ripeto.
In definitiva il corto è carente in molte parti… la regia è un po’ saltellante, la storia un po’ confusa e soprattutto non ben spiegata… dialoghi assenti o retorici… citazioni poco significative… una vaga ripetizione di temi già visti… fotografia più o meno assente e sostituita da un comodo bianco e nero e svolgimento a tratti illogico.
Ma come ho già detto, nonostante i vari difetti, si vede un tentativo di miglioramento di cui bisogna dare atto al regista. E’ proprio vero che perseverando si impara, e di questo va dato atto a Di Noia, il quale va comunque ringraziato per aver partecipato e sostenuto per l’impegno che continua a mettere sfornando sempre nuovi corti. La strada da fare è ancora molto lunga, ma guarderemo sempre volentieri le sue opere.