“Oh nobile dottore, cosa volete fare in questo posto sperduto, alla ricerca di un cimitero misterioso, e insieme a un assistente con la pala in mano? Disseppellire i morti? Ah! Lo sospettavo!”
“I tre cadaveri” è un corto che – nel suo omaggiare il genere gotico e i film muti del primo novecento - procede sospeso in continuazione tra il sublime e l’amatoriale. Mostra un bel bianco e nero pieno d’atmosfera, dei costumi azzeccati, una location sufficientemente evocativa (grazie anche agli espedienti visivi) e alcune trovate interessanti, ma dal versante opposto racconta in maniera vagamente superficiale una storia fin troppo lineare, senza forti motivazioni.
Una donna viene uccisa da un (presunto) demonio. Perché? Boh, ma non importa troppo. Comunque, la donna risorge sotto forma di uno spirito crudele e assassino. Perché? Neanche questo è spiegato. E’ stata corrotta dal demonio? Può essere, anche se non se ne vede la ragione. Ma in fondo – anche se nei romanzi gotici ai quali si fa riferimento di solito una spiegazione compiuta appare sempre – nemmeno questo è fondamentale. Diciamo che le cose stanno così, godiamoci le atmosfere, e basta.
Entrano poi in scena tre personaggi che non avrebbero sfigurato in un romanzo di Stoker, e che si ritrovano a vagare proprio lì dove la ragazza è solita apparire, preannunciata dalla visione di un teschio.
Il teschio, in effetti appare, in maniera molto coreografica (ma cosa c’è sotto la coreografia? Niente. Il teschio appare solo… perché sì, e non pare avere alcun legame con la donna né alcun significato.). Ma nessuno sembra farci caso, e tutti cadono sotto l’influsso della misteriosa figura, la quale si limita ad ucciderli per possedere – a quanto sembra – le loro anime, delle quali si nutre.
E’ bella questa storia? E’ brutta? Difficile dirlo. E’ esposta in modo lineare e corretto, scorre via abbastanza velocemente, ha elementi tipici del genere che vuole omaggiare, e fa il suo dovere fino in fondo cercando anche di evocare un mondo che non c’è più, e partendo nel modo migliore con una scena alquanto evocativa. E’, inoltre, messa in piedi con un bell’approccio visivo, il più possibile fedele, cosa onorevole.
Il problema è che oltre a questa linearità non c’è nulla, e nessun motivo di interesse per uno spettatore “smaliziato”, quel tipo di spettatore che oltre a delle scene misteriose cerca qualcosa in più.
“E dunque?”, verrebbe da dire alla fine della visione. Sappiamo che c’è una donna che per qualche ragione uccide, e che tale donna ha appena ucciso altre tre persone. Fine.
E dunque?
Dunque niente.
Il corto, quindi, è perfettamente riuscito, ma in maniera direttamente proporzionale alle attese di chi l’ha girato e del pubblico che lo guarderà. Se il regista voleva limitarsi a omaggiare i classici del passato, offrendo una trama evocativa e vagamente spaventosa, diciamo che il suo compito è riuscito. Se gli spettatori volevano solo vedere delle immagini carine e la storia di 3 uccisioni, idem.
Ma manca, a mio parere, tutto il resto; quello che renderebbe il corto davvero sensato e interessante.
Il motivo per il quale guardarlo. Manca soprattutto un approccio significativo al gotico e a quel genere di storie, che qui sono rappresentate solo tramite “la buccia”, la parte esteriore e spettacolare, senza che a essa venga aggiunta una qualsivoglia profondità.
Con questo non voglio dire che ogni vecchio film, ogni storia di fantasmi gotici, avesse chissà quali significati oltre a quello di spaventare, ma proprio per questo – per il fatto che alcune di esse avevano un senso più profondo – è facile individuare come questo corto sia “oscuro” solo di facciata. Ma ripeto: non è detto che questo sia un danno. Se ci si vuole limitare a rievocare un genere amato, il progetto è passabile, e sarà dunque SOLO il regista a poter dire quanto bene è riuscito il suo lavoro.
Da parte mia posso solo aggiungere che i dialoghi sono corretti, ma non particolarmente brillanti, retrò ma solo di facciata come la storia, e dunque non proprio perfetti. Nonostante le pretese di serietà, ho trovato quasi divertente il fatto che il professore, che gira con una pala in mano in cerca di un cimitero, pensi di poter mantenere segreto ciò che vuole fare, o si stupisca del fatto che tutti capiscono subito come mai è lì.
Un corto sicuramente sufficiente, tentativo apprezzabile, potenzialmente interessante, ma nulla più.
Un plauso va comunque rivolto a chi lo ha girato. Ogni tentativo che si fa, quando è fatto con genuina passione, è sempre un successo, e un utile gradino nella scala che porta al miglioramento.