Il regista è un certo Patrick Ridremont, che credo conoscano (forse) giusto in Francia e in Belgio.
L’idea in sé non è il massimo dell’originalità: tutta la storia ruota attorno ad un oggetto con la capacità di esaudire i desideri, la cui realizzazione, ormai lo sanno anche i sassi, comporta ovviamente un prezzo da pagare.
Qui però la nostra zampa di scimmia è un calendario dell’avvento veramente figo, antichissimo, tutto in legno, con i 25 sportellini da aprire giorno per giorno fino a Natale, che racchiudono dolcetti di ogni tipo e forma (c’è pure un After-Eight,), in grado di far succedere cose quando li mangi (tra cui distorsioni temporali con una scena in particolare che ricorda di brutto Interstellar).
La sòla sta nelle tre imprescindibili e inquietanti regole scritte sul retro, che non vanno assolutamente infrante, pena la morte.
La prima regola è che se ti mangi un dolcetto, poi dovrai mangiarti anche tutti gli altri, fino alla fine, qualunque cosa succeda.
E se all’inizio sembrano succedere solo cose positive, ben presto ci rendiamo conto che la strada per arrivare a Natale, e quindi alla realizzazione del desiderio dei desideri, è tutta in salita e grondante sangue.
Come al solito, sti francesi/belgi ci sanno fare; questo Ridremont, seppur sconosciuto, non fa eccezione e il film, a quanto pare un prodotto low budget, è di notevole fattura.
Atmosfere cupe, tensione e curiosità ad ogni porticina aperta ci accompagnano per tutta la durata del film.
Il comparto attori se la cava discretamente, ma a catalizzare l’attenzione è l’ottima prova della bella e brava Eugenie Derouand, nei panni di una giovane paraplegica il cui ovvio desiderio non è tanto mangiare After-Eight, quanto tornare a camminare, ballare, nuotare, trombare.
Il suo personaggio è scritto molto bene, riusciamo a immergerci nella quotidianità di una ragazza disabile che vive sola, con tutte le difficoltà che questo comporta, senza però che si scada mai nel compatimento e nel melodramma. Eva è forte, indipendente, determinata. A volte dura, quasi antipatica, ma per questo molto credibile, in un panorama in cui il cinema il più delle volte ci mostra handicappati ottimisti, positivi, felici come delle pasque e buoni come il pane.
Mi è piaciuto, 7.