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LA GIUSTIZIA NON PUO' IMPEDIRE CHE LE DONNE CONTINUINO AD ESSERE ASSASSINATE di Stefano Triberti

  • Messaggi
  • SweetNico84
    00 07/04/2008 12:26
    TITOLO: LA GIUSTIZIA NON PUO' IMPEDIRE CHE LE DONNE CONTINUINO AD ESSERE ASSASSINATE

    LOCANDINA CORTO:


    DURATA : 5 min e 30 SEC
    REGIA: Stefano Triberti
    ATTORI PRINCIPALI: Stefania Passera, Daniela Giordani, Laura Beretta
    SCENEGGIATURA : Stefano Triberti & Stefania Passera
    MONTAGGIO: Stefano Triberti
    MUSICHE: Dario Pericle Perini
    BREVE SINOSSI: Una serie di violenze sulle donne in una società ormai allo sbando che non è in grado di combattere i conflitti, anche quelli più banali, che ha al suo interno.

    BIOGRAFIA AUTORE: Prima prova dietro la mdp per un giovane appassionato di cinema anni 60 - 70 e 80

    FINESTRA player O EVENTUALE LINK UTILE DOVE VISUALIZZARE IL CORTO:

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    Negatrice di Gioie
    Post: 2.011
    Registrato il: 04/12/2005
    Utente Veteran
    00 11/04/2008 23:11
    Ad una prima, distratta lettura del titolo ho pensato "evvai, questo è uno col pallino dei film anni 70". Poi l'ho riletto e mi son detta "Sì, ma che vuol dire che la giustizia non può impedire che le donne continuino ad essere ammazzate?". E subito dopo mi sono voluta illudere che l'omaggio a quel periodo d'oro del cinema di genere risiedesse proprio nell' illogicità del titolo, oltre che nella sua lunghezza. Ad esempio, "La corta notte delle bambole di vetro" non c'entra un cazzo col film, ma questo non pregiudica affatto la qualità della pellicola... Purtroppo in questo caso, il titolo non è un semplice pretesto per rendere omaggio alla moda degli anni 70, ma è esattamente il messaggio che il corto vuole trasmettere, tramite una poco convincente voce narrante che vorrebbe dare l'idea di una specie di video-denuncia. Il che non ha alcun senso, secondo me. Infatti, che la giustizia non possa "impedire" un crimine, mi pare ovvio, senza stare a tirare in ballo la monnezza accatastata e altri problemi di vario genere. In quanto al fatto che "le donne continuino ad essere ammazzate"...ma che è, uno sterminio?
    Sia chiaro che apprezzo il tentativo di chi cerca di uscire dal coro, di chi si sforza di sperimentare vie diverse, ed è evidente la buona intenzione dell' autore nel realizzare qualcosa fuori dai soliti schemi. Purtroppo il risultato è molto pasticciato, al di là dell' idea di fondo. Tolto l'inizio, quando vediamo la ragazza che corre accompagnata dalla classica musichetta celestiale, il cortometraggio è un sussegguirsi di immagini e situazioni messe un po' a casaccio, e, privo com'è di una trama, di un filo logico da seguire, diventa un noiso collage di inseguimenti, dettagli più o meno insignificanti, vedute di rovi e boschetti, il tutto incasinato e appesantito da questa voce narrante il cui tono sembra distante anni luce dai fatti a cui stiamo assistendo.
    Bella l'immagine finale, in bianco e nero, dei due ragazzi seminudi di spalle. Bella, ma cosa voleva significare?
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    trivex
    Post: 0
    Registrato il: 16/03/2008
    Utente Junior
    00 12/04/2008 01:19
    sono due ragazze
    Ciao!
    Solo per specificare che l'immagine finale è di due ragazze!!!
    ps: grazie ad Alex per il "giovane".
    Baci a tutti e buon lavoro (anche a me con il corto: "l'Inchiodatore"-titolo provvisorio)... [SM=g27811]
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    trivex
    Post: 1
    Registrato il: 16/03/2008
    Utente Junior
    00 12/04/2008 11:57
    Scusate se "rubo" un poco di spazio ancora, ma qualcuno privatamente(uno x la verità [SM=g27832] ) mi chiede di spiegare alcuni tratti della mia prima opera [SM=g27828]
    In effetti il titolo è un omaggio al genere anni 70 (alla Sergio Martino), la logica specifica nel titolo non esiste (la giustizia è intesa nell'accezione più ampia, quale valore sociale generale).
    Il fenomeno della violenza sulle donne da parte degli uomini è risaputo...e tralasciamo per non turbare troppo la platea..
    La prima parte, seppur in modo approssimativo e pasticciato [SM=g27813] cerca di mostrare la violenza subita "fuori" quella che spaventa di più..la seconda parte invece tratta della violenza "privata", quella che spaventa forse meno la collettività, ma anche quella più diffusa..(anche qui pasticci.. [SM=g27812] ).
    La scena finale (almeno quella è piaciuta [SM=g27836] ) rappresenta, la rivincita del sentimento e della solidarietà femminile, vissuti tristemente..in b/n..e con un poco di malizia (stile anni 70)
    comunque grazie a po-yee x l'attenzione e un nuovo bacione a tutti [SM=g27838]
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    neffa75
    Post: 4.882
    Registrato il: 13/11/2004
    Utente Master
    00 12/04/2008 12:35
    Sicuramente è uno dei titoli che prima della visione mi ha più incuriosito, anche io mi aspettavo naturalmente un certo omaggio dei film italo-spagnoli anni 70 con Umberto Lenzi e Sergio Martino in testa...poi alla visione, c'è stata un pò di delusione, per via del corto-denuncia, che forse era nelle idee di Triberti e che io invece non mi aspettavo...speravo in primi piani massicci e lunghissimi, quasi senza un montaggio, invece oltre alla capacità di Stefano,che devo riconoscere, il piccolo film non mi ha lasciato molto, come sensazioni o visioni che potessero affiorire qua e là nel tempo...non mi è piaciuta nemmeno la scena dove il killer si lava le mani (troppo forzata la visone del finto-sangue) e nemmeno la "cavernosa" voce fuori campo...bene invece la ricerca di Stefano Triberti dei luoghi dove svolgere il progetto da lui narrato.
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    trivex
    Post: 2
    Registrato il: 16/03/2008
    Utente Junior
    00 12/04/2008 14:11
    Molto apprezzata anche la critica di Neffa.
    Grazie [SM=g27823]
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    Steveau
    Post: 4.314
    Registrato il: 29/06/2005
    Utente Master
    00 22/04/2008 20:06
    Ecco.

    Ho diverse paure.
    Migliaia. Sono un cacasotto di natura, sono nato che ero immobile, senza nemmeno il coraggio di piangere.
    Freezing, credo.

    E sono pieno di vergogne, pure. Migliaia anche qui.
    Una frana.



    Migliaia di paure, migliaia di vergogne.

    C'è in particolare una situazione tipo che immagino spesso possa accadermi, soprattutto se qualche beota amico mio, con
    la ammirevole intenzione di mettermi in buona luce in mezzo a gente appena conosciuta, se ne uscisse presentandomi
    come narratore provetto.
    "Oh, lo sapete che lui scrive? E sì, e ha fatto pure un corto! E' bravo, bravo un casino!"

    E' mio amico, esagera. Sì, risponderei più o meno così, tanto per salvarmi il culo. Anche perché sarebbe vero.

    "E' mio amico, esagera"
    "No, è bravo sul serio"
    "Piantala, dài"
    "Su, raccontagli una storia, forza"
    "Ehm..."
    E la Gente Appena Conosciuta: "Sì, dài, una storia, su"

    E io dovrei attaccare. Attaccare a raccontare qualcosa, per non fare 1) la figura di chi se la tira senza poterselo permettere; 2) la figura di chi, le storie, non sa raccontarle.


    Perciò dovrei cavarmela in qualche modo. Evitando, magari, di gettarmi tra le fiamme del focherello attorno al quale stiamo, il focherello da spiaggia o da campeggio che vedo sempre quando mi sollazzo tra i brividi di una possibile situazione del genere nella vita reale.
    Tutti lì, attorno al fuoco, e io che devo attaccare.

    La paura e la vergogna sono quelle di non riuscirci. Di non avere un bel niente da dire, di non poter raccontare un bel cazzo.
    Un bel cazzo. Lasciatemi il diritto di usare "cazzo", perché questa parola in particolare avrebbero in mente gli astanti: "Sto biondino non ha da raccontare un cazzo".
    Il fuoco crepita, e io non ho da raccontare un cazzo.
    Brutta cosa. Brutta cosa quando ti si chiede una storia e non sai dirla. Brutta cosa quando ti scopri incapace di lavorare di fantasia.
    E' un dramma, credo. Una paura, la più grande. Un imbarazzo, il peggiore.
    Io non vi posso raccontare un cazzo.
    Brr.

    Il consiglio che ti darei, Stefano, è di figurarti in questa situazione sempre. Aiuta.
    Quando stai per sfornare un corto, pensati prima seduto davanti al fuoco, con persone che non conosci, tranne una.
    E' importante.
    Quella che conosci serve a spronarti. Quelle che non conosci a farti dimenticare facili applausi.
    E una volta lì, attacca.
    Cosa racconteresti?

    Del "come" ho già umilmente parlato. L'ho chiamato "vedere", nel topic su Insane.

    Quello del "come" e quello del "cosa" sono i consigli migliori che posso dare.
    A tutti voi.
    Con la coda tra le gambe, perché non sono un gran narratore. Non sono un professionista, un esperto, uno come se ne trovano pochi.
    Per carità.
    Sono così così. Anche se il mio amico dice il contrario.


    Perciò: cosa racconteresti?
    Quelle facce arancioni per il fuoco stanno aspettando che tu apra la bocca e le conduca da qualche parte.

    In La GIustizia... non hai detto molto. Non hai raccontato... niente.
    Non c'è una storia, c'è un concetto, ed è pure banalotto.
    Un concetto. Ma dài, noi vogliamo una storia!
    E' diverso, no?

    Il tuo cortometraggio non è stilisticamente irreprensibile. Anzi. Di difetti ne ha parecchi.
    Ma sai che ti dico?
    Ti dico.. vi dico.. che di parlare di telecamere traballanti, sfocature, fotografia buia, attori scadenti, mi sono rotto.
    Perché nella mia piccolissima esperienza ho imparato che non serve.
    Mica perché siete sordi, no. Solo perché non è questo il punto.

    Il punto è che, alla terza edizione del festival VIsani, e dopo aver visto altre decine di lavori amatoriali in giro, mi sono accorto che a rattristarmi parecchio è proprio la mancanza di entusiasmo creativo sotto l'aspetto narrativo.

    Basta telecamere traballanti, sfocature, fotografia buia, attori scadenti.
    Io mi rattristo perché mi pare che alcuni di voi non si trovino mai davanti a quel fuoco, a stringere il sedere per la paura e l'imbarazzo di fallire.

    E' un mio limite, sicuramente, ma non riesco a considerarvi unicamente registi. Robot da macchina da presa.
    Siete i miei narratori, e c'è quel vostro amico che ha detto che siete bravi, perciò raccontatemi una storia.

    Non dirò nulla in merito all'aspetto tecnico del corto, anche perché gli altri giurati ti hanno già fatto notare moltissimi aspetti da correggere.
    Provo invece a consigliarti ancora una volta di pensare sempre a quelle due semplici domandine.
    Cosa? Come?

    Un Cosa che riguarda la gioia dell'intrattenere e del sorprendere, dell'emozionare.
    Un Come che ha a che fare con la capacità di rendere il tutto credibile, facendo dimenticare a noi altri di
    essere solo spettatori di passaggio.


    Qui fuori fa freddo, anche se c'è il fuoco. Sta a te dare a tutti un buon motivo per restare.


    ----------------------------------------------

    "Si staranno preoccupando per noi?"
    "No, non ancora. Dovevamo incontrare i camion venti minuti fa; si faranno vedere soltanto fra un'ora e mezza. Alle due, cominceranno a chiedere a
    qualcuno se c'hanno visto. Alle tre ci cercheranno nei bar, e verso le quattro si arrabbieranno. Alle cinque, forse qualcuno capirà che ci siamo persi. Alle sei, il capitano penserà di chiamare il comando, e lo farà solo alle sette e mezza. Dal comando risponderanno che è tardi e
    che ci penseranno domani."
  • OFFLINE
    trivex
    Post: 5
    Registrato il: 16/03/2008
    Utente Junior
    00 22/04/2008 22:16
    rispondo a steveau nella apposita sezione
  • OFFLINE
    Mr.Perfect
    Post: 2.338
    Registrato il: 20/11/2003
    Utente Veteran
    00 08/05/2016 17:24
    Re:
    trivex, 22/04/2008 22.16:

    rispondo a steveau nella apposita sezione




    Scusa trivex,ma che hai votato al referendum sulle trivelle?

    Ps: con l'augurio a noi che la tua polemica possa tornare a permeare queste pagine virtuali, faccio un augurio anche a te di buon complex.

    La perfezione esiste
  • OFFLINE
    Wampyr
    Post: 2.629
    Registrato il: 28/05/2005
    Utente Veteran
    00 09/05/2016 19:30
    apprezziamo il rispetto per le regole
    auguri