00 22/04/2008 20:06
Ecco.

Ho diverse paure.
Migliaia. Sono un cacasotto di natura, sono nato che ero immobile, senza nemmeno il coraggio di piangere.
Freezing, credo.

E sono pieno di vergogne, pure. Migliaia anche qui.
Una frana.



Migliaia di paure, migliaia di vergogne.

C'è in particolare una situazione tipo che immagino spesso possa accadermi, soprattutto se qualche beota amico mio, con
la ammirevole intenzione di mettermi in buona luce in mezzo a gente appena conosciuta, se ne uscisse presentandomi
come narratore provetto.
"Oh, lo sapete che lui scrive? E sì, e ha fatto pure un corto! E' bravo, bravo un casino!"

E' mio amico, esagera. Sì, risponderei più o meno così, tanto per salvarmi il culo. Anche perché sarebbe vero.

"E' mio amico, esagera"
"No, è bravo sul serio"
"Piantala, dài"
"Su, raccontagli una storia, forza"
"Ehm..."
E la Gente Appena Conosciuta: "Sì, dài, una storia, su"

E io dovrei attaccare. Attaccare a raccontare qualcosa, per non fare 1) la figura di chi se la tira senza poterselo permettere; 2) la figura di chi, le storie, non sa raccontarle.


Perciò dovrei cavarmela in qualche modo. Evitando, magari, di gettarmi tra le fiamme del focherello attorno al quale stiamo, il focherello da spiaggia o da campeggio che vedo sempre quando mi sollazzo tra i brividi di una possibile situazione del genere nella vita reale.
Tutti lì, attorno al fuoco, e io che devo attaccare.

La paura e la vergogna sono quelle di non riuscirci. Di non avere un bel niente da dire, di non poter raccontare un bel cazzo.
Un bel cazzo. Lasciatemi il diritto di usare "cazzo", perché questa parola in particolare avrebbero in mente gli astanti: "Sto biondino non ha da raccontare un cazzo".
Il fuoco crepita, e io non ho da raccontare un cazzo.
Brutta cosa. Brutta cosa quando ti si chiede una storia e non sai dirla. Brutta cosa quando ti scopri incapace di lavorare di fantasia.
E' un dramma, credo. Una paura, la più grande. Un imbarazzo, il peggiore.
Io non vi posso raccontare un cazzo.
Brr.

Il consiglio che ti darei, Stefano, è di figurarti in questa situazione sempre. Aiuta.
Quando stai per sfornare un corto, pensati prima seduto davanti al fuoco, con persone che non conosci, tranne una.
E' importante.
Quella che conosci serve a spronarti. Quelle che non conosci a farti dimenticare facili applausi.
E una volta lì, attacca.
Cosa racconteresti?

Del "come" ho già umilmente parlato. L'ho chiamato "vedere", nel topic su Insane.

Quello del "come" e quello del "cosa" sono i consigli migliori che posso dare.
A tutti voi.
Con la coda tra le gambe, perché non sono un gran narratore. Non sono un professionista, un esperto, uno come se ne trovano pochi.
Per carità.
Sono così così. Anche se il mio amico dice il contrario.


Perciò: cosa racconteresti?
Quelle facce arancioni per il fuoco stanno aspettando che tu apra la bocca e le conduca da qualche parte.

In La GIustizia... non hai detto molto. Non hai raccontato... niente.
Non c'è una storia, c'è un concetto, ed è pure banalotto.
Un concetto. Ma dài, noi vogliamo una storia!
E' diverso, no?

Il tuo cortometraggio non è stilisticamente irreprensibile. Anzi. Di difetti ne ha parecchi.
Ma sai che ti dico?
Ti dico.. vi dico.. che di parlare di telecamere traballanti, sfocature, fotografia buia, attori scadenti, mi sono rotto.
Perché nella mia piccolissima esperienza ho imparato che non serve.
Mica perché siete sordi, no. Solo perché non è questo il punto.

Il punto è che, alla terza edizione del festival VIsani, e dopo aver visto altre decine di lavori amatoriali in giro, mi sono accorto che a rattristarmi parecchio è proprio la mancanza di entusiasmo creativo sotto l'aspetto narrativo.

Basta telecamere traballanti, sfocature, fotografia buia, attori scadenti.
Io mi rattristo perché mi pare che alcuni di voi non si trovino mai davanti a quel fuoco, a stringere il sedere per la paura e l'imbarazzo di fallire.

E' un mio limite, sicuramente, ma non riesco a considerarvi unicamente registi. Robot da macchina da presa.
Siete i miei narratori, e c'è quel vostro amico che ha detto che siete bravi, perciò raccontatemi una storia.

Non dirò nulla in merito all'aspetto tecnico del corto, anche perché gli altri giurati ti hanno già fatto notare moltissimi aspetti da correggere.
Provo invece a consigliarti ancora una volta di pensare sempre a quelle due semplici domandine.
Cosa? Come?

Un Cosa che riguarda la gioia dell'intrattenere e del sorprendere, dell'emozionare.
Un Come che ha a che fare con la capacità di rendere il tutto credibile, facendo dimenticare a noi altri di
essere solo spettatori di passaggio.


Qui fuori fa freddo, anche se c'è il fuoco. Sta a te dare a tutti un buon motivo per restare.


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"Si staranno preoccupando per noi?"
"No, non ancora. Dovevamo incontrare i camion venti minuti fa; si faranno vedere soltanto fra un'ora e mezza. Alle due, cominceranno a chiedere a
qualcuno se c'hanno visto. Alle tre ci cercheranno nei bar, e verso le quattro si arrabbieranno. Alle cinque, forse qualcuno capirà che ci siamo persi. Alle sei, il capitano penserà di chiamare il comando, e lo farà solo alle sette e mezza. Dal comando risponderanno che è tardi e
che ci penseranno domani."