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IL FANATICO di Riccardo Sampino Mattarelli

Ultimo Aggiornamento: 04/06/2012 15:34
28/05/2012 14:10
 
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TITOLO CORTOMETRAGGIO: Il Fanatico

LOCANDINA DEL CORTOMETRAGGIO:
[IMG]http://i49.tinypic.com/se2hr9.png[/IMG]

DURATA: 10'25''

REGIA: Riccardo Sampino Mattarelli

ATTORI PRINCIPALI: Claudio Ferrante

SCENEGGIATURA: Riccardo Sampino Mattarelli

MUSICHE: Matteo Ponzano

FOTOGRAFIA: Riccardo Sampino Mattarelli

MONTAGGIO: Riccardo Sampino Mattarelli

BREVE SINOSSI:
Un fanatico, una stanza, il nulla e i suoi fantasmi. Convivere con l'impossibilità di essere ciò che non si può, perché la religione lo impone, perché la società lo impone. Il fanatico vuole andare oltre i limiti, persino andando contro la propria vita. Il Fanatico narra la battaglia tra la routine giornaliera di un uomo, le sue ossessioni più nascoste e la necessità d'annullarsi ogni istante, per accorgersi che la morte è solo l'inizio di una ciclicità infinita.

BREVE BIOGRAFIA DEL REGISTA:
Riccardo Sampino Mattarelli (Palermo 19/09/1986). Diploma di scuola superiore in Psicopedagogia. Laureato in Discipline della Musica all’Università di Palermo con una tesi riguardante la sfera sonora del cinema di David Lynch dal titolo "David Lynch Sound Designer". Ha lavorato un anno come talent scout di gruppi musicali per una radio milanese e ha fatto il recensore musicale per tre anni.
Ha girato due cortometraggi: Giardiniere; Il Fanatico.
Ha in lavorazione un terzo cortometraggio: Mentre Clara Dorme.
Ha scritto due sceneggiature per lungometraggi: Con un cavo elettrico; Peccato di gola.
Ha scritto sceneggiature per diversi cortometraggi.

- [Il Fanatico] finalista nella sezione fiction del festival Versi di Luce IV Edizione
Il Fanatico è in selezione in altri festival nazionali.

FINESTRA player DOVE VISUALIZZARE IL CORTO O EVENTUALE LINK UTILE DOVE POTER VISIONARE IL CORTO:
28/05/2012 16:44
 
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fanatici.
Non è privo di fascino questo “Fanatico”, anche se soffre per colpa di tanti piccoli difetti che non possono sollevare più di tanto il giudizio su un corto che rimane sostanzialmente un esercizio di stile, e neppure troppo ben riuscito.
Elenchiamo i vari punti più o meno a sfavore:

1.la mia eterna nemica, la Voce Narrante.
Mostrate!, dico sempre io Non limitatevi a raccontare con le parole! Se avete qualcosa da dire, lasciate che siano le immagini a farlo per voi! In fondo, state facendo del cinema, no? Che dell’immagine fa il suo punto di forza.
Niente mi toglie dalla testa l’idea che in questo corto la voce poteva essere completamente eliminata senza che la pellicola ne avesse tratto alcun peggioramento, anzi. Sarebbe bastato concentrarsi di più sul tormento del protagonista, amplificare le sue ossessioni, il suo rovello interiore, evitando le fumose metafore verbali – che in generale non sono servite a rendere più chiara la storia – e sostituendole con azioni, fatti, oggetti. In effetti, noi sappiamo di avere a che fare con un Fanatico solo perché la Voce continua a ripetercelo, mentre le immagini non lo fanno con altrettanta precisione, limitandoci a descrivere un uomo che più che trascinato dalle proprie ossessioni e dai propri desideri irrefrenabili sembra piuttosto una persona nervosa o snervata, che non sa che fare, che si annoia e gira su e giù senza uno scopo.

2.Anche la dimostrazione pratica del Fanatismo non è poi così convincente (sembra più di essere davanti ad un ossessivo-compulsivo, o un paranoico): ci sono solo alcune foto in uno sgabuzzino, nessun comportamento da invasato o altro; e inoltre tale dimostrazione giunge quando la Voce ci ha già spiegato tutto, privando le immagini ( quella lunga, troppo lunga, troppo didascalica carrellata sui fogli di giornale) di tutto il loro possibile significato. Né migliora la situazione il vino, o il taglio della barba. Paradossalmente, visto che la Voce ci ha già detto tutto, si finisce per concentrarsi di più sulle cose marginali, nell’attesa che la storia si decida a fare qualche progresso. Ad esempio: perché il fanatico indossa il giubbetto dentro casa? O perché non si toglie la schiuma da barba dal viso quando ha finito di radersi?

3.Gesù strappato. Troppo didascalica come metafora. E per quale motivo un fanatico di Gacy e di Hitler dovrebbe avere una immagine di Gesù in camera? Inoltre, a leggere la sinossi la critica è verso la religione che ci impone di essere in un certo modo, non permettendoci di essere chi vorremmo essere veramente. Ma se non sbaglio il Fanatico aspira ad essere un assassino; non è un po’ fuori luogo come portatore di messaggi anticlericali?

Ma ovviamente, anche se io preferisco concentrarmi prima sui punti oscuri, come ho detto all’inizio questo filmato non è da buttare, anzi. L’atmosfera di ansia, di frustrazione – sebbene non mostri niente della parte Fanatica del personaggio – è ben realizzata. Il culmine viene ben raggiunto nella scena in cui la telecamera ruota su se stessa: buon modo di comunicare il tempo che passa sempre uguale a sé stesso, anche se io avrei evitato di far sparire il personaggio durante il primo passaggio, visto che non ha nulla a che fare con il resto del messaggio comunicativo l’ho trovato inutilmente distraente.
E anche la voce Narrante, con quell’apparente distacco, non è da buttare. Si lega bene all’atmosfera, senza essere troppo invasiva. In effetti, non nego che la VN possa essere utile a chi deve ancora prendere familiarità con le tecniche di narrazione più specifiche del genere, e in questo caso devo dire che non ne sono stato disturbato più di tanto (ma la prossima volta, via!).
Ininfluente il suicidio, ma gradevole il finale “a sorpresa” con la rivelazione della ciclicità del tutto. A mio parere si sarebbe dovuto puntare di più su questo, andava maggiormente spiegato. In effetti, (punto 4) quando all’inizio del corto si vede la porta chiudersi da sola a chiave, confesso di essermi ritrovato smarrito. Chi chiude a chiave il Fanatico? E per quale motivo? Egli inoltre sembra accettare la cosa con assoluta noncuranza, cosa impossibile in quanto sia che sappia sia che ignori chi sia stato a chiudere la porta, di certo non credo se ne resterebbe seduto come niente fosse. E oltretutto, come si può parlare di una metafora della routine quotidiana quando il personaggio non è immerso in una situazione quotidiana, ma è stato appena segregato all’interno di quella stanza?
Personalmente avrei preferito illustrare i tentativi del Fanatico di uscire da lì, in un dialogo con il suo sequestratore, durante il quale il Fanatico avrebbe svelato le sue idee, le sue ossessioni, i suoi desideri, solo per scoprire alla fine che chi lo aveva chiuso lì dentro era stato solo un altro se stesso (o un’altra parte di sé). La ciclicità si, forse è interessante, ma di nuovo sposta il focus dell’attenzione verso un nuovo elemento del quale nessuna scena aveva fatto presagire l’esistenza, e che in fondo ha poco legame con le ossessioni. Si vive ossessionati, ci si uccide perché Gesù ci impedisce di essere ciò che siamo, e poi si ricomincia da capo? E il senso di tutto questo? E inoltre, se fuori dalla porta c’è un altro noi che poi ci sostituirà, perché egli imprigiona sé stesso? E perché poi finisce per prendere il suo posto portando avanti all’infinito questo stato di cose? Chiedo venia, ma non ho davvero capito. Siate chiari, siate semplici, siate concisi.

Concludo, prima di diventare troppo prolisso, e prima di dare l’impressione di essere cattivo. Come ho detto, nonostante una scarsa chiarezza nella storia e nei suoi intenti, il corto rimane fascinoso. Non si tratta di un prodotto scadente, tutt’altro. Andrebbe soltanto presa maggior coscienza di dove si vuole arrivare e con che mezzi, possibilmente ricercando anche una chiarezza maggiore. Non dubito infatti che la metafora sia chiara nella mente del suo autore, anzi. Magari il suo intento era proprio quello che ho descritto io qui sopra, e cioè il mostrare un personaggio chiuso in una stanza che è in realtà la sua mente, della quale egli è prigioniero (di se stesso) poiché la morale etc etc lo costringono a farlo, fino all’autodistruzione. Ma se le cose stanno così forse il modo col quale questa è stata comunicata non ci ha aiutati a comprenderla pienamente ed immediatamente.

Non un invito a lasciar perdere, dunque, ma invece ad insistere, facendo leva sulle proprie potenzialità.
28/05/2012 16:54
 
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Il Fanatico di Riccardo Sampino Mattarelli non è il primo corto del festival ad utilizzare il sistema della voce narrante per mostrare la vicenda, e come sempre questo metodo si rivela molto caratteristico e particolare.

Il corto vuole esplorare la mente di un fanatico, di un “fissato”, di un individuo ossessionato da qualcosa. Chiuso nel suo mondo interiore per qualche motivo (avversione verso tutto ciò che lo circonda forse…dei ritagli di giornale potrebbero far supporre questo) l’uomo si ritrova isolato e confuso. Attraverso una ripresa molto efficace ed un uso delle musiche che definirei suggestivo l’opera trasmette effettivamente qualcosa. La visione però, è importante dirlo, non è di facile interpretazione.

Sicuramente dall’opera si intuiscono gli studi a livello psicologico affrontati dal regista Mattarelli, ed anche la sua passione per Lynch e per la musica; è infatti proprio quest’ultima a mio avviso il punto forte del corto che, nelle scene centrali con ripresa circolare, esprime il suo massimo potenziale. In quelle scene le riprese infatti trasmettono una sensazione di confusone mista ad un’ossessività quasi palpabile, che ben simulano lo stato d’animo del protagonista.

I difetti del corto risiedono nel fatto che è molto astratto e quindi decisamente non per tutti i palati (soprattutto a livello di comprensione, anche per chi vi scrive). Svolge un lavoro sufficiente la voce narrante (che forse si pone un po’ troppi interrogativi) ed anche il lavoro dell’attore è svolto piuttosto bene. Tecnicamente parlando il corto è povero di mezzi ma non ne risente in maniera sensibile.

Decisamente weird quindi, ma meritevole di una visione.

28/05/2012 19:16
 
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Sinossi interessante quella che Mattarelli presenta per “Il Fanatico”, sua opera seconda. Purtroppo l’interesse comincia e termina lì, in quanto il corto è un lavoro ambizioso ma malriuscito. Probabilmente l’aspetto più deficitario è la location, illuminata, resa fastidiosa da una regia “circolare”, tutt’altro che suggestiva. Dov’è l’ossessione, dove sono i “fantasmi”? La voce narrante è anonima, così come il protagonista. Non ci sono grosse cadute di stile e tecnica, ma non c’è nessuna emozione. Un corto anonimo, purtroppo.
01/06/2012 02:44
 
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E' un peccato perchè all'inizio questo corto prometteva bene. Poi scade diluendosi in un tempo troppo lungo per i magri fatti proposti. Un uomo, una voce narrante e parecchi disagi citati che non prendono mai una forma, smembrando l'entusiasmo iniziale. La trama poteva coinvolgere, ma alla fine non centra l'obiettivo.
02/06/2012 00:13
 
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Il fanatico che e' racchiuso in una stanza, non riesce a uscire dalla sua follia. Guarda film come Maniac, Shining e Nekromantik, inneggia al nazismo e idolatra serial killer passati alla storia. Non riesce a ripulire la sua mente da queste convinzioni, nemmeno strappando la foto di Cristo che poi riappare...
Cortometraggio interessante solo in parte. Eccessivamente statico e ripetitivo, perde progressivamente di mordente. Forse la voce fuori campo non era necessaria. Un corto abbastanza monocorde, deludente.
02/06/2012 21:34
 
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Grazie a tutti per le critiche. Mi dispiace che nessuno abbia notato le citazioni racchiuse all'interno della sceneggiatura e della tecnica di ripresa. La prima citazione evidentissima è la voce narrante distaccata e che ripete ogni volta "Il Fanatico", è una citazione de L'Uomo Perfetto di Jørgen Leth; un'altra citazione è la panoramica a 360° con il fanatico ripreso nella sua esistenza frivola, che è un omaggio ad una sequenza del film Der Todesking di Jörg Buttgereit; un'altra, ma più difficile da cogliere, è il taglio della barba è un omaggio a The Big Shave di Martin Scorsese, soprattutto per quanto riguarda la posizione a destra della cinepresa che riprende l'immagine allo specchio e il suo corrispettivo reale. Mi piace il cinema di Buttgereit, e credo di aver voluto imprimere proprio quel senso disfattista e claustrofobico che mette nei suoi lungometraggi, tipo Schramm, peccato che ancora nessuno ha colto tutto ciò. Grazie comunque, buona continuazione.
02/06/2012 21:48
 
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Perdonatemi, dimenticavo. Grazie e complimenti a Boskoz che ha colto ciò che secondo me è anche il punto forte, la musica, e in modo particolare l'impiego fattone nella panoramica a 360°, dove è stata impiegata una tecnica rossiniana di crescendo che si blocca improvvisamente. Grazie ancora a tutti!
03/06/2012 11:30
 
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Davvero illuminante l'intervento del regista. ora il suo corto è davvero molto più chiaro, e a questo punto appare logico che meritava un'ulteriore riflessione. Peccato per le citazioni andate perse...Buttgereit ad esempio lo conosco ma non l'ho mai visto...mea culpa. E questo di sicuro ha condizionato la recensione. Grave problema: quando mancano le basi di riferimento si cerca di tradurre un corto meglio che si può, a volte cannando del tutto la sua vera ragion d'essere. Grazie all'autore per avercelo fatto notare: il suo modo di intendere la sua storia assume ora una valenza molto diversa, ed anche una coerenza che avevo solo intuito ma non approfondito. Ne farò tesoro.
04/06/2012 14:32
 
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"IL PETTIROSSO BALTICO..."
IL FANATICO!
Continua il mio giro di micro recensioni(non sono un critico ma un regista ed avido spettatore)sui corti che mi hanno colpito in questo festival che ha visto il mio esordio.
IL FANATICO mi ha spiazzato letteralmente.Perchè??Semplicemente perchè non riesco a dire che non mi piaccia ma nemmeno il contrario.Mi ha lasciato lì,a metà strada,fra una voce narrante che ogni volta che parte con"IL FANATICO..." mi riporta alla voce dei documentari di Geo&Geo("IL PETTIROSSO BALTICO...")e un finale in cui ti scappa un"Dalla porta rientra lui così il pubblico è spiazzato e non capisce"(io ignorantemente non ho capito.Però...e qui c'è un bel però...qualcosa mi è piaciuto.Il protagonista è "vuoto" abbastanza.La telecamera ha delle belle intuizioni visive(a parte la 360°che ogni tanto deficita d'olio e gira a colpo di tosse).Però ripeto...a metà strada fra un"non capisco" e un "ma si ci stà"questo fanatico mi ha spiazzato a dovere.Vediamo cosa accadrà ora.Sandro.
04/06/2012 15:34
 
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Salve a tutti. Altra grande osservazione quella sul pettirosso, in fin dei conti il fanatico è un animale in gabbia, che deve destreggiarsi nella sua inutilità. La voce narrante funge proprio da essere superiore che può giudicare senza remore. Il fanatico che non finisce di farsi la barba e lascia il volto sporco è ancora un segno del suo disfattismo, anche il gesto della barba non serve a niente, perché lui in questo mondo non c’è, non fa parte della società. Noi siamo noi, ma basta poco per diventare un fanatico, è un circolo vizioso. E la musica che cambia nelle riprese in esterni sottolinea lo sguardo di chi può giudicare con piena ipocrisia. Grazie ancora a tutti.
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