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A classic horror story

Ultimo Aggiornamento: 21/03/2022 10:11
15/03/2022 19:08
 
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No, vabbè, mi aggiro qui da giorni e non mi è venuto in mente di chiedervi se avete visto A classic Horror Story, che è la cosa nuova più bella da vedere su Netflix.
Se l’avete visto e non dite niente è perché vi ha fatto schifo oppure perché preferite parlare delle trashate di serie C che nessuno ha mai sentito nominare.
Se non l’avete visto, vedetelo subito!

Ah, già, devo venderlo meglio, se no Perfect si scoccia e non fa neanche lo sforzo di accendere la tv.

Allora, ci sono 5 tizi in viaggio su un camper.
Ora voi direte “Già visto, dai, 5 tizi su un camper”.
Sì, ma loro non si conoscono, fanno car sharing e vanno in Calabria.
I tizi sono: una bionda straniera col fidanzato anche lui straniero, simpatici e un po’ cazzari, una mora molto gnocca che è l’attrice di Revenge (bisogna che ne parliamo poi, da qualche parte, se non c’è un topic aperto), un medico antipatico che sta sulle sue, e Fabrizio, il nerd sfigato ciccione coi capelli unti proprietario del camper e organizzatore del viaggio, che studia cinema e si diletta a fare il vlogger.
Vi ho incuriositi? No? Allora vado avanti:
è notte, sta guidando il fidanzato straniero (presumo irlandese, ha i capelli rossi e la faccia da irlandese), all’improvviso in mezzo alla strada c’è una capra morta, l’irlandese sterza e va a sbattere contro un albero.
Svengono tutti, cioè, in realtà alcuni stavano dormendo, forse quindi passano dal sonno direttamente allo svenimento, oppure continuano tranquillamente a dormire, non lo so, fatto sta che la mattina dopo si ritrovano in mezzo a un bosco e la strada è sparita. L’irlandese si è spappolato un ginocchio, ma gli altri stanno tutti bene, a parte un po’ di nervosismo per l’inconveniente. Quando si accorgono che i cellulari non prendono, si innervosiscono un po’ di più.
Camminando in cerca di una strada, trovano invece una radura dove si erge una casa isolata.
Se neanche con questo vi ho convinti, allora mi arrendo.

No, dai, scherzavo. Cioè, fin qui è tutto vero, ma non ha senso stare a raccontarvi la trama, tantomeno scrivere tutto quello che penso del film, perché va visto senza leggere niente, pena lo svelamento di quello che sta dietro a questa apparentemente classica storia horror.
Dai, fidatevi, per una volta, cazzo.
E' un film fighissimo.

Se non vi piace poi tornate qui a insultarmi.
15/03/2022 19:19
 
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Che in questo film italiano sia finita la protagonista del polpettone Revenge è curioso.

Il fatto che tra i registi ci sia anche quello del The nest (2019) girato non lontano da Torino, è invece abbastanza inquietante, dal momento che di quel film si parlava un gran bene, ed invece si è rivelato essere per il sottoscritto un polpettone ancora più indigeribile del primo.

Vedremo, ma sulla carta non mi stuzzica molto.


*****************************

"Quanta benzina abbiamo?"

"Non molta."

"Okay..."


15/03/2022 19:41
 
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Re:
MD-MAniak, 15/03/2022 19:19:

Che in questo film italiano sia finita la protagonista del polpettone Revenge è curioso.

Il fatto che tra i registi ci sia anche quello del The nest (2019) girato non lontano da Torino, è invece abbastanza inquietante, dal momento che di quel film si parlava un gran bene, ed invece si è rivelato essere per il sottoscritto un polpettone ancora più indigeribile del primo.

Vedremo, ma sulla carta non mi stuzzica molto.



The Nest mi aveva tediata a morte ed è finito subito nel dimenticatoio, infatti l'unica cosa che mi è rimasta è la sensazione di noia e buio.
Questo non ha niente a che vedere con la noia né col buio, e senza urlare al capolavoro, lo ritengo una delle cose più interessanti sfornate di recente. E' girato bene, recitato bene, con un'idea di fondo sviluppata in modo tutt'altro che banale.
15/03/2022 19:44
 
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Re: Re:
po-yee, 15/03/2022 19:41:



The Nest mi aveva tediata a morte ed è finito subito nel dimenticatoio, infatti l'unica cosa che mi è rimasta è la sensazione di noia e buio.
Questo non ha niente a che vedere con la noia né col buio, e senza urlare al capolavoro, lo ritengo una delle cose più interessanti sfornate di recente. E' girato bene, recitato bene, con un'idea di fondo sviluppata in modo tutt'altro che banale.



Va bene, mi fido, i nostri gusti sembrano essere molto più allineati ora che in passato del resto.




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"Quanta benzina abbiamo?"

"Non molta."

"Okay..."


15/03/2022 19:56
 
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Re: Re: Re:
MD-MAniak, 15/03/2022 19:44:



Va bene, mi fido, i nostri gusti sembrano essere molto più allineati ora che in passato del resto.





Fai te che stasera riguardo La sindrome di Stendhal, che mi aveva fatto schifo.

15/03/2022 20:09
 
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Re: Re: Re: Re:
po-yee, 15/03/2022 19:56:



Fai te che stasera riguardo La sindrome di Stendhal, che mi aveva fatto schifo.




Secondo me è sottovalutato, l' ultimo progetto di Argento con delle ambizioni, aldilà di un risultato finale non completamente in linea con esse.

E pure lungimirante: all' epoca sentii tanti chiedersi chi cacchio fosse 'sto Thomas Kretschmann, ma il suo killer mi fece uscire dalla sala gasatissimo, e poi lui fece un carrierone!

"Amore, sono a casa!"

"Ti voglio come eri stamattina... con le labbra di sangue"

Per me, al netto di ingenuità sempre più mascroscopiche, l' ultimo vero sussulto del Maestro, con buona pace di coloro che lo cassano e di quelli (in genere gli stessi) che videro in Nonhosonno segnali di rinascita.


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"Quanta benzina abbiamo?"

"Non molta."

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16/03/2022 10:51
 
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Re:

Se non l’avete visto, vedetelo subito!



Non capisco se si tratta di una trollata in grande stile di Poo, come quella volta che un mio amico mi ha venduto benissimo “Bad Boy Bubby” al solo scopo di farmi perdere 2 ore a vedere un film di merda.

Nonostante questo feroce dubbio, ha la meglio la fortissima tentazione di andare su Netflix e, per una volta, mettere direttamente “Play” senza passare 40 minuti a sfogliare locandine inutili per poi avere troppo sonno per guardare un film.

Quindi, ho deciso di seguire il consiglio di Poo anche se l’ultimo film che mi aveva consigliato era Malefique (che poi manco mi era dispiaciuto, ma comunque non proprio memorabile)

Così schiaccio il famoso tasto “Play” e già nei primissimi minuti la teoria della trollata si fa quasi certezza:

Iniziano i titoli di presentazione con nomi che senza motivo mi fanno ridere e nella mia testa li leggo con la voce di Maccio Capatonda:

Un film di Paolo Strippoli

con Peppino Mazzotta

Tengo duro e decido di andare avanti, ma subito arriva il potenziale colpo di grazia:

Prodotto da Colorado Film”.

Cioè avete presente la versione tarocca di Zelig? Che già bisogna essere dei ritardati per ridere alle gag di Bisio a Zelig, ma con la versione tarocca si raggiungono livelli talmente bassi che capisci che è roba per gente cresciuta con i Teletubbies e Peppa Pig al posto di Ken il Guerriero e i Cavalieri dello Zodiaco.

Qui il colpo è durissimo.

Metto in pausa e rifletto se è il caso di andare avanti per dover di forumista o se conservare la mia dignità di spettatore selettivo.

Stringo i denti. Non si molla un centimetro.

In realtà a convincermi ad andare avanti è quel non so che di “collinehannogliocchiesco” che fin da subito ho notato in questo film.
Sarà il Camper.

Detto ciò, ci tengo a precisare un po’ meglio i personaggi di BlaBlaCamper:

- L’Irlandese è in realtà un inglese. Di Bristol.
E a me ricorda il ragazzino che faceva la pubblicità dell’aranciata San Pellegrino. Quella esagerata. Comunque il bullo meno credibile della storia.

- La bionda è una ragazza di Odessa e quindi Ucraina (per il momento).

- Il dottore inzialmente con gli occhiali da sole sembra Al Pacino dei poveri, ma poi durante il film ti rendi conto che forse è un po’ più Marco Columbro.
Dei poveri.

Sulla mora gnocca e sul nerd sfigato (ma non si diceva “incel”?) dai capelli unti, null’altro da aggiungere.

Anzi, una cosa me la chiedo: ma il ciccione tenta di imitare malamente un accento calabrese o ha seri problemi di dizione?

Provo a non spoilerare e dico che il film, nonostante l’italianità, mi sembra ben fatto.

Moltissime “derivatività” che, però, ci stanno tutte secondo me.

Ho sempre pensato che il Sud Italia, in particolare la Calabria, fosse la location perfetta per un film horror e mi fa piacere vedere che qualcuno abbia deciso di ambientarci un film.

Secondo me la cosa meno riuscita è il titolo che davvero lo vende malissimo e lo banalizza, quando comunque poteva essere presentato in maniera più originale sfruttando il concetto della location e della storia intrinsecamente legata alla terra.

Abbastanza imbarazzante il pezzo post titoli di coda.

Quindi mi associo al consiglio di Poo e se non lo avete ancora visto, mettetelo nella lista delle priorità.

Ps: direi che da qui in poi sono consentiti Spoiler.

La perfezione esiste
16/03/2022 13:01
 
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Re: Re:
Mr.Perfect, 16/03/2022 10:51:


Se non l’avete visto, vedetelo subito!


ho deciso di seguire il consiglio di Poo anche se l’ultimo film che mi aveva consigliato era Malefique (che poi manco mi era dispiaciuto, ma comunque non proprio memorabile)

Il consiglio a monte veniva dal Maniak, quando ancora si faceva chiamare Flavio Giolitti.


Iniziano i titoli di presentazione con nomi che senza motivo mi fanno ridere e nella mia testa li leggo con la voce di Maccio Capatonda:

Un film di Paolo Strippoli

con Peppino Mazzotta

Ho riso, pensando a Liegi Bastonliegi.



Stringo i denti. Non si molla un centimetro.

Bravo, così mi piaci!



- L’Irlandese è in realtà un inglese. Di Bristol.

Vabbè, è uguale, non fare il pignolo.


- La bionda è una ragazza di Odessa e quindi Ucraina (per il momento).

Ho riso di nuovo, sentendomi solo un po' in colpa.


- Il dottore inzialmente con gli occhiali da sole sembra Al Pacino dei poveri, ma poi durante il film ti rendi conto che forse è un po’ più Marco Columbro.

Io avevo pensato a Sergio Rubini.


ma il ciccione tenta di imitare malamente un accento calabrese o ha seri problemi di dizione?

Fabrizione è bravissimo, secondo me, ho avuto voglia di prenderlo a pizze in faccia dal primo istante.


Moltissime “derivatività” che, però, ci stanno tutte secondo me.

Moltissime? A mazzi! Preparati, quando (e se) lo vedrà Maniak.
Comunque le definirei più "citazioni". C'è dentro pure un bel po' di Midsommar e Wicker Man.


Ho sempre pensato che il Sud Italia, in particolare la Calabria, fosse la location perfetta per un film horror e mi fa piacere vedere che qualcuno abbia deciso di ambientarci un film.

In realtà da qualche parte si legge che è ambientato in Umbria, qualcun altro dice tra Roma e la Puglia (in quest'ultimo caso, vedi che Rubini c'entrava qualcosa?)

Secondo me la cosa meno riuscita è il titolo che davvero lo vende malissimo e lo banalizza, quando comunque poteva essere presentato in maniera più originale sfruttando il concetto della location e della storia intrinsecamente legata alla terra.

Non sono d'accordo, sta proprio lì il concetto, nella semplicità di quel titolo, la dichiarazione d'amore al genere e la critica a tutto il resto.


Abbastanza imbarazzante il pezzo post titoli di coda.

Concordo, hanno voluto rimarcare troppo, non era necessario. Ma forse al pubblico di Netflix serve. Forse l'ha voluto proprio Netflix.


Ps: direi che da qui in poi sono consentiti Spoiler.

Non prima che l'abbia visto Gioli.





16/03/2022 13:06
 
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Ah ah, da vedere a 'sto punto.

Cmq la povera Colorado film esiste da una vita, e Peppino Mazzotta, nonostante il capatondesco nome, è piuttosto attivo ultimamente e, da quanto vidi in Bastardi a mano armata, neppure così malaccio.

Vi dirò la mia, a tempo debito.


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17/03/2022 18:06
 
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Re:
MD-MAniak, 16/03/2022 13:06:

Vi dirò la mia, a tempo debito.


Allora?

17/03/2022 18:28
 
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Re: Re:
po-yee, 17/03/2022 18:06:


Allora?


C ho i casini poppa, dammi ancora un paio di gg.


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19/03/2022 09:59
 
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Re: Re:
Mr.Perfect, 16/03/2022 10:51:


Se non l’avete visto, vedetelo subito!



Non capisco se si tratta di una trollata in grande stile di Poo, come quella volta che un mio amico mi ha venduto benissimo “Bad Boy Bubby” al solo scopo di farmi perdere 2 ore a vedere un film di merda.






Esattamente ciò che penso voi due abbiate fatto con me in questo caso, alleandovi appositamente.

Io, però, ho avuto uno sconto della pena: 95 min, anzichè 2h.


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19/03/2022 10:01
 
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Re:
po-yee, 15/03/2022 19:08:


Sì, ma loro non si conoscono, fanno car sharing e vanno in Calabria.




Nel film si dice car pooling.

Esiste, o dobbiamo presentarlo all' accademia della crusca assieme a derivatività?


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19/03/2022 10:16
 
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L' ultimo messaggio di poppa non si riesce a quotare, quindi lo farò a spanne.

Io consigliai Malefique? Cazzo che memoria. Lo vidi ad Amsterdam nel 2004, quasi mezza vita fa, pensa: ricordo poco del film, se non che considerati gli standard dell' epoca faceva la sua figura, e tu ricordi che lo consigliai io... commovente!

Sergio Rubini... bingo, è il primo a cui ho immediatamente pensato. Ma il merito è del trasformismo di Mazzotta che si adatta a qualsiasi esigenza: Albanesi in Bastardi a mano armata lo fece somigliare a Gianni Macchia.

Si dice che lo abbiano girato tra Roma e la Puglia: chi ha scritto i titoli di coda ha probabilmente sentito dire della Puglia, ma non di Roma.

Ho trovato piuttosto significative le scene post titoli di coda, invece: hanno acuito la mia sensazione di avere assistito ad un Bandersnatch dei poveri.






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19/03/2022 10:19
 
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Re:
po-yee, 15/03/2022 19:08:



Se non vi piace poi tornate qui a insultarmi.



Non prima che mi diciate se pervers era davvero coinvolto oppure no.







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19/03/2022 11:15
 
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Comunque, qst film in fin dei conti ha abbagliato molti.

Esemplare questo commento recuperato in rete, e pesante almeno quanto la storia in oggetto:

"Il titolo mette le mani avanti: una classica storia dell'orrore.
E già qui chi mal tollera la deriva metafilmica post-moderna del genere, popolarizzata da Scream e portata alle estreme conseguenze in Quella casa nel bosco, potrebbe avvertire un olezzo fastidioso. L'horror in Italia negli ultimi trent'anni non ha certo avuto un'esistenza facile, tenuto flebilmente in vita da piccole realtà indie, coi vari Zuccon e Bianchini in testa, e saltuariamente portato all'attenzione del grande pubblico coi più o meno graditi ritorni di Avati e Argento, o coi coraggiosi revival dal piglio internazionale di Zampaglione. Ma i segnali di un crescente interesse nei confronti delle nostre produzioni di genere si stanno a poco a poco concretizzando: appena un anno fa Netflix distribuiva in tutto il mondo Il legame, che a livello prettamente tecnico ha poco da invidiare agli scare-pack commerciali d'oltreoceano. La critica più immediata, e giustificata, che si può muovere al suddetto prodotto (e a una buona fetta dei titoli che non hanno dovuto appoggiarsi a distributori indipendenti per essere diffusi) è l'essenziale assenza di originalità: anziché sfruttare gli insegnamenti degli attuali maestri (Aster, Eggers, ma anche personaggi più “pop” come James Wan) per plasmare un nuovo codice orrorifico nostrano, si finisce semplicemente per pigliare un po' dall'uno e un po' dall'altro mettendo insieme semplici opere d'imitazione. Che, in materia horror, è un po' quello che facevano gli “artigiani” negli anni '70 e '80, i cari vecchi Mattei, Fragasso, D'Amato, certo Fulci, prolifici seguaci dei trend imperanti all'epoca, soprattutto in vista di una distribuzione estera, eppure capaci di forgiare una poetica macabra e identitaria nella maggior parte dei loro lavori: autori in braghe da exploiter, o viceversa. È pur vero che allora i budget erano modici, la domanda alta e i ritmi di realizzazione industriali: i risultati di rado potevano vantare una confezione che superasse l'asticella ghettizzante della serie B. Oggi, vuoi per la maggior fruibilità di mezzi, per la comodità delle nuove tecnologie, o per l'approccio appassionato delle nuove leve alla materia, anche senza un budget multimilionario si possono ottenere risultati notevoli e graficamente in linea coi successi internazionali. E non bisogna certo dimenticare il sostegno offerto dai fondi regionali, importanti motori in quello che si spera essere un processo di rivalutazione e di rilancio di un cinema di genere che si possa dire “totum nostrum”. Ma è tristemente raro notare un vero sforzo creativo in tale direzione. È forse una questione di mercato? Può essere che uno jumpscare con posseduti sbavanti sia nel breve termine più retributivo di un'ombra dal taglio espressionista? Tutto è possibile. Sia come sia, pur sdoganati i limiti di caratura visiva (se adesso un fotogramma di de Feudis può passare per un Aster, difficilmente un Mario Gariazzo poteva ricordare un Friedkin), gli script faticano enormemente a ritagliarsi un cantuccio personale nella sterminata scia di tendenze e luoghi comuni che hanno finito per marginalizzare l'horror agli occhi della critica più snob. Ed è forse proprio questa consapevolezza che ha spinto De Feo (che conta già l'interessante Il nido nel curriculum) e Strippoli (all'esordio nel lungometraggio) a percorrere strade un po' meno convenzionali, girando un meta-horror che partendo proprio dai cliché finisce per contorcerli e rimodellarli secondo i dettami dell'autoironia, per il diletto dei fan accaniti e degli abituali consumatori.
Tutto molto interessante, ma Craven, per dirne uno, lo faceva già nel '94.
Insomma, ormai anche la trovata di giocare coi famosi topoi del genere e di includere nell'equazione umoristica il rapporto che si instaura fra prodotto e fruitore dello stesso è più che risaputa. Detta in altre parole, anche volendo scherzare con arguzia sulla ridondanza delle formule, oggidì si finisce per incepparsi in altre formule che ormai sono ben consolidate. Bisognerà quindi prepararsi a quel senso di déjà-vu che, se poteva far sorridere in Quella casa nel bosco o in Behind the mask, ora fa sollevare solo il lato del labbro più benevolo e indulgente.
Ma veniamo a questo A classic horror story: che c'è di così classico? Una protagonista tormentata per una o più ragioni? C'è: Matilda Anna Ingrid Lutz è una giovane apprendista incinta con una madre che insiste perché abortisca al più presto. Una coppia di turisti, forse per accattivarsi la simpatia di un pubblico anglofono? C'è anche quella, composta da Yuliia Sobol e Will Merrick. La presenza turbolenta? Certo: Peppino Mazzotta, medico scontroso e dal passato fosco. Può forse mancare il ragazzotto un po' imbranato che però è un cinefilo incallito e cita Raimi e Cameron fra un discorso e l'altro? Ovviamente no, e prende il volto di Francesco Russo.
Detta così, potrebbe sembrare l'ennesima collezione di macchiette; in realtà lo script pare molto attento a dare l'opportuna volumetria alle sue pedine, evocando backstory convincenti e coinvolgendole in scambi di battute il più trainanti possibile. Ampliamo pure gli orizzonti: la sceneggiatura, in generale, non è scevra di fini sottigliezze (il ricorrere a immagini o parole che si allacciano all'infanzia e alla gravidanza, silente dilemma morale della protagonista attorno al quale si dipana l'intero incubo, da bambolotti abbandonati a padri che rimpiangono figlie lontane), che tuttavia tendono a smarrirsi nel profluvio di escamotage e colpi di scena telefonati che compongono un'intelaiatura narrativa ordinata quanto prevedibile (anche, come si diceva, nella scelta di prendersi in giro da sé).
Tornando al plot, la (non tanto) allegra compagnia si dirige in Calabria a bordo di un camper, ma dopo un incidente stradale (il solito animale sulla carreggiata) si ritrova nel bel mezzo di una foresta da cui sembra impossibile uscire (la strega di Blair insegna). Aggiungiamo all'equazione una casa di legno disabitata in cui i nostri trovano rifugio, piena zeppa di foto inquietanti in cui contadini mascherati nella miglior tradizione del folk-horror si dilettano in misteriose cerimonie. E la situazione peggiora quando tali individui si materializzano sul luogo, accerchiano l'edificio e trucidano i nostri superstiti in sanguinosi rituali.
Il citazionismo è feroce, dalle modalità di tortura (occhi infilzati ripresi come in Zombi 2, gambe spezzate in stile Misery) all'impatto scenografico (l'omone di vimini con vittima sacrificale ancora viva al suo interno), e certamente gli aficionados si divertiranno a cogliere questo o quel riferimento.
Scarse tracce d'inventiva, ma soffermandosi sull'aspetto meramente formale dell'operazione c'è solo da applaudire: eccellente fotografia notturna, con tocchi angoscianti e invasivi di luce rossa nelle sequenze più concitate; montaggio audio curatissimo in supporto a una colonna sonora azzeccata; i due registi sanno il fatto loro e non temono di dimostrarlo, sfoggiando campi e controcampi arditi, piani sequenza glaciali, ralenti sontuosi e un uso intelligente del fuori campo (forse non il massimo per i gore-seeker, ma poco male). Lodevole pure la coniugazione degli stilemi del subgenre con un pizzico di cultura italica: in questo caso si parla di un presunto culto pagano dedicato a Osso, Mastrosso e Carcagnosso, leggendari fondatori della mafia, il che offre anche interessanti chiavi di lettura per i risvolti dell'ultima mezz'ora, di cui è difficile dissertare senza inciampare nello spoiler.
Bastano simili particolari per innalzare l'opera dal mare magnum della routine? Non esattamente: per quanto pressoché inappuntabile sotto il profilo tecnico, la storia è davvero troppo derivativa per suscitare un reale interesse, o almeno una forma di gradimento obiettivo che possa ignorare il naturale campanilismo di uno spettatore del Belpaese.
Ed è qui che De Feo e Strippoli, paradossalmente cercando di balzare al livello successivo, non fanno altro che cambiare l'indirizzo di arrivo dei loro omaggi. Approdiamo quindi al metacinema: telecamere, malsano filmmaking, arte mortale al servizio di un osservatore voyeur... Ironicamente, in questo modo i paragoni con altre pellicole sono anche meglio definibili, così che si transita dal semplice abuso di cliché a qualcosa che ha più le sembianze di un connubio di plagi. Ma anche di questo i due autori sono consci. Bisogna forse quindi salutare questo omaggio agli omaggi come un esperimento meta-metafilmico, a mo' di scatole di cinesi, una sorta di estremo sberleffo allo sberleffo? Qualcuno potrebbe annuire. E allora restiamo in attesa di un finale all'altezza, la definitiva rottura della quarta parete, il lampo di genio che faccia zittire i “polemiconi” una volta per tutte. E gli ultimi due minuti, in effetti, ci provano sul serio! Ma per quanto l'ultima sequenza sia adeguatamente maligna e caustica (con più di una frecciatina ai polemiconi di cui sopra), anch'essa ricorda troppo da vicino epiloghi sardonici già visti in gran copia sul grande schermo. Un altro metacliché da aggiungere alla lunga lista, e i polemiconi possono polemizzare ancora un po'.
Ciò che forse avrebbe potuto davvero fare la differenza, a questi punti, è la travolgente figura della Lutz. Bellissima e delicata quando trema in balia dei suoi aguzzini, macchina da guerra dalla battuta pronta al momento della rivalsa. Aggiungendo dieci minuti al metraggio e trasformando il climax dell'ultimo atto in una specie di massacro catartico a suon di fucili e coltellacci in stile You're next o Finché morte non ci separi (un prestito cinefilo in più non avrebbe fatto danno!), strati e strati di incertezze e delusioni ancorati alla prevedibilità del racconto si sarebbero persi sotto la gratuità godereccia dei litri di sangue e la gloria trionfale del sottinteso riscatto parafemminista. Insomma, stiamo o non stiamo parlando dell'eroina di Revenge? Non è un caso che una delle ultime immagini (una Lutz provata e tumefatta che cammina al rallentatore sulla spiaggia, mentre i bagnanti scioccati la circondano scattando foto e registrando video coi loro inseparabili cellulari) sia probabilmente la più estasiante, pittorica e memorabile del lotto.
Ma sono solo punti di vista.
Un film imperfetto, dunque, che tuttavia si presenta benone, e, in virtù del suo perfido umorismo, riesce a sembrare meno pretenzioso di quanto in effetti sia. Se si è disposti a fare appello alla propria clemenza, specie se l'horror è un genere che si bazzica con regolarità, vale certamente una visione. Dopotutto, come scrive PADAN_666, “il regista è italiano, va supportato”."

(Scusate)



Parole, parole, parole... e nell' ultima riga entra in scena il medesimo deus ex machina a cui ricorre disperatamente Pulici per chiosare la propria (x fortuna molto più breve) rece di Occhiali neri: "E' un film di Argento, e tanto ci deve bastare".

Parole, parole, parole... quando ad un ex-utente abile con la penna sarebbe bastato scrivere:

"A me 'sto film è parso una bella cavolata mascherata da chissà che."

Amen.

[Modificato da MD-MAniak 19/03/2022 11:17]


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"Non molta."

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19/03/2022 13:32
 
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Ma porca puttana.
19/03/2022 16:54
 
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po-yee, 19/03/2022 13:32:

Ma porca puttana.

L' anonimo grafomane ha messo ko pure te??


*****************************

"Quanta benzina abbiamo?"

"Non molta."

"Okay..."


19/03/2022 21:26
 
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Car-sharing:
- quando sei troppo povero per avere un’auto e allora usi l’EnJoy.

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- quando sei troppo povero per pagarti la benzina dell’auto e allora ti riempi la macchina di sconosciuti che ti coprono le spese del viaggio.
- quando sei troppo povero per pagarti il biglietto del treno e allora affidi la tua vita ad un guidatore sconosciuto che non revisiona la sua Fiat Tipo dal 2008 e condividi il sedile posteriore con poveri come te che speri così siano lavati.

Chiarita questa differenza basilare, ho una domanda da fare al Maniak:

Cosa ti fa pensare che qualcuno qui abbia voglia di leggere commenti chilometrici di terze persone estranee al forum?
A me parte lo “skip” di default.

Ps: non eravamo d’accordo, ma io mi sento molto influenzato da Poo.

La perfezione esiste
19/03/2022 21:52
 
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Re:
Mr.Perfect, 19/03/2022 21:26:


ho una domanda da fare al Maniak:

Cosa ti fa pensare che qualcuno qui abbia voglia di leggere commenti chilometrici di terze persone estranee al forum?
A me parte lo “skip” di default.




Nessuno me lo fa pensare, ma:

1) Secondo me era una chicca da condividere (se non altro xke chiudere con una riga del genere fa pensare
che l' autore stesso non sia convinto dell' efficacia del milione di parole scritte in precedenza)

2) Rompo il cazzo ma una volta tanto non passo per saputello citando le fonti, xke lo ha fatto qualcun altro

3) Qualcuno può sbottare (e come tu sai bene, quando qualcuno sbotta le reazioni potrebbero essere
divertenti)

4) Chi sbotta potrebbe cmq evitare di farlo xke come tu stesso dici nessuno è obbligato a leggere

5) Siamo in pochi: in fin dei conti qualche parere in più non fa certo male


*****************************

"Quanta benzina abbiamo?"

"Non molta."

"Okay..."


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