Trattasi di prequel, ambientato due anni prima dei fatti narrati nel film di Collet-Serra del 2009.
Non ho ben capito il motivo di quel “first kill” nel titolo, dato che la protagonista, rinchiusa in un ospedale psichiatrico in Russia o in Estonia o comunque da quelle parti, ha già all’attivo a questo punto diversi massacri.
Senza aspettarmi chissà che (del resto, il regista è quello di The Boy 1 e 2) mi ero immaginata che questo seguito sarebbe andato ad esplorare la mente della psiconana, le ragioni per cui fosse tanto incazzata con tutti (oltre a quella di essere una trentenne nel corpo di una dodicenne vestita sempre da novantenne).
Invece no. Semplicemente, si ripetono gli stessi meccanismi del primo Orphan (ingresso della psiconana in una famiglia ignara della sua patologia, invaghimento nei confronti dell’uomo di casa, odio verso la di lui moglie) ma dato che il twistone nana/bambina è già stato sfruttato, pur di stupire il pubblico la sceneggiatura viene infarcita di una serie di minchiate al limite della parodia.
E non uso a caso questa parola, perché davvero mi rimane il dubbio sulla finalità della pellicola: far ridere o far spaventare? Non lo sapremo mai.
Ma consoliamoci, è già buono che al regista non sia venuto in mente un crossover con protagonista una bambola nana assassina di 50 anni.