Approdato direttamente su Netflix, il film adatta su schermo l’omonimo racconto di Stephen King contenuto nell’ultima antologia dello scrittore, “Se scorre il sangue”.
Il racconto di per sé non è niente di eccezionale, ma è anche vero che pure Shining non era il romanzo del secolo…
Il fatto è che John Lee Hancock non è Kubrick, e pur avendo all’attivo diversi film di discreto successo, tutti interpretati da famosi volti di Hollywood, a mio parere per quel che ho visto non ha nulla di geniale né di innovativo.
E infatti questo Mr. Harrigan’s phone ha il sapore del classico temino da 6, che si attiene alla traccia, è svolto secondo i dettami canonici, ma manca totalmente di un qualsivoglia guizzo di originalità o passione.
Si rimane nella solita nota zona di confort del coming of age kinghiano con il regazzino kinghiano (che guarda caso è lo stesso Jaeden Martell che ha interpretato Bill in IT) che vive in un kinghiano paesino del Maine, è vessato da un bullo kinghiano, e blablabla altre cose kinghiane.
Peccato che manchi completamente l’atmosfera orrorifica kinghiana.
Mi spiego meglio: (SPOILER FORSE) se seppellisco mio nonno (morto) con un cellulare nella bara e dopo qualche giorno ricevo messaggini da quel numero, siamo tutti d’accordo che sono triste per la morte del nonno, ma soprattutto che è roba da cacarsi sotto.
Invece il film mantiene un costante tono dimesso e malinconico, come se Stephen King fosse un piagnone romantico e non il maestro indiscusso dell’horror.
Insomma, io capisco che di idee non ce ne siano, che si voglia cavalcare l’onda delle cose che tirano al momento, ma perdio, se non ti va di fare un film horror non riadattare un racconto horror.
Film inutile, nonostante l’indiscussa bravura del cast in cui spicca un Donald Sutherland che sfruttato meglio sarebbe stato già lui di per sé terrorizzante.