Un tizio insignificante abborda al bar una gnoccona che gli chiede di accompagnarla a casa, lasciandogli presagire sviluppi interessanti per la serata.
Ma la casa è un castello sperduto in mezzo ai boschi e la gnoccona ci abita con due sorelle anche loro gnocche che hanno praticamente scritto in fronte BEVO SANGUE UMANO.
Noi lo capiamo dal minuto 1 che quelle sono interessate al ripieno del tizio, ma lui no, è di coccio, probabilmente non ha letto Bram Stoker né mai visto un film di vampiri (due sorelle si chiamano Mina e Lucy) e fino alla fine, contro ogni logica, incurante degli indizi suggeriti a lettere cubitali, fa il disinvolto sperando di scopare.
Quando realizza finalmente che non ce n'è, si incazza e accusa le tipe di avergli fatto sprecare la serata, ma ormai mancano 3 sanguinosi minuti (gli unici buoni) ai titoli di coda e la serata alla fine l'ho sprecata io.
Filmaccio tedioso a tema vampiresco diretto da quello sciagurato di Neil LaBute, che si era già reso ridicolo cimentandosi col remake di The Wicker Man e che qui supera sé stesso, ammorbandoci i maroni per un'ora e mezza con una sciapa commedia (horror, dicono) di un piattume unico, fatta tutta di dialoghi insulsi che vorrebbero essere arguti e divertenti ma non suscitano il benché minimo interesse, e imbevuta di una dozzinale moralina pseudo-femminista.
Si salvano solo due cose: Justin Long, che è bravissimo e calatissimo nel ruolo, nonostante la mediocrità delle battute che si ritrova a recitare, e i sopracitati ultimi 3 minuti.
Inutile sottolineare che non basta: 4. Statene alla larga.