Il film rispetta piuttosto fedelmente quanto promette un titolo così anonimo e dozzinale (solo nel 2020, ne sono usciti quattro, di film intitolati così): non ha nulla di originale o di innovativo sia a livello di trama che per il modo in cui la storia viene messa in scena.
Mentre la prima mezz'ora, quell'atto primo denominato "The Road", è veramente coinvolgente, con un ritmo tesissimo, qualche reminiscenza di Duel e l'aggravante di una donna in viaggio da sola su strade interminabili a quanto pare popolate solo da (pochi) uomini, altrettanto non si può dire della restante ora, che diventa un risaputo e stravisto giochino del gatto col topo infarcito di tutti i cliché del genere, compreso l'immancabile azzoppamento durante la fuga nel bosco e l'incontro con il buon samaritano, un volenteroso Dott. Chilton, invecchiato di 1000 anni da quando l'avevamo lasciato che andava a cena con un amico, il cui esito ci viene comunicato direttamente da una cabina telefonica coi gettoni della SIP.
Il cattivo, che è un incrocio fra Stanley Tucci in Amabili Resti, Jeffrey Dahmer coi baffi e Ned Flanders, fino al rapimento riesce a risultare un predatore tanto inquietante quanto terribilmente credibile, ma da quando inizia la caccia (lei riesce a scappare quasi subito dal famigerato capanno) il suo personaggio perde mordente mentre la nostra vedova tremebonda si trasforma in tempo zero in un'astutissima guerriera ninja combattiva e cazzuta.
Apprezzo che si sia voluto evitare il solito stereotipo della vittima che fa tutte le peggio stronzate che non andrebbero mai fatte, ma da qui a Rambo c'è in mezzo un mare di mille sfumature.
E soprattutto poi c'è quella scena imbarazzante in cui lei è nascosta in acqua stile Apocalypse Now, coperta di fanga, con sti occhioni che illuminano l'oscurità, e lui si lancia in un monologo assurdo e totalmente fuori luogo sulla gente codarda, cercando di far leva sul senso di colpa di lei per il suicidio del marito. Stranamente, non riesce a convincerla a venir fuori dal suo nascondiglio neanche con una frase irresistibilmente sfidante come "dimostrami che sei migliore di quell'idiota di tuo marito", seguito da un "brutta stronzaaaa" che grazie al pessimo doppiaggio italiano mi ha riportato alla mente la scena del parcheggio in Non ho sonno.
E anche alla fine, quando la donna entra in possesso del cellulare e sceglie di telefonare a... non ve lo dico, ma insomma, boh, io avrei fatto meno la figa e avrei chiamato la polizia.
Peccato, perché ripeto, inizia proprio bene e per un terzo della sua durata riesce a trasmettere un perfetto senso di angoscia e minaccia, soprattutto dal punto di vista di una donna.
Poi oh, chi lo sa, magari anch'io in quella situazione venderei cara la pelle e comincerei a menare il mio aggressore come Rocky Balboa, ma tendo più a credere che no.
Cinque e mezzo.
Chissà se al Topitti dei bei tempi sarebbe piaciuto.