L'ultimo film di Lanthimos lo può capire anche un asino, quindi non cercate scuse e non uscitevene con le solite stronzate sui film per intellettuali di sta fava.
L'ho appena visto, pertanto potrei essere ancora in fase entusiastica, ma così a caldo mi sbilancio e dico che forse è il suo film più bello.
Sarebbe un peccato raccontarvi anche un minimo della trama e dirvi chi è davvero Bella Baxter, quindi non lo farò.
Vi dirò soltanto che questa è la favola di una donna che nasce e cresce assecondando i propri istinti e la propria voglia di scoperta, libera da ogni tabù sociale, con uno sguardo aperto, curioso, sincero e intelligente su sé stessa e sul mondo che la circonda.
Film femminista quanto volete, perché Bella è innegabilmente femmina e il suo essere così libera si scontra per forza di cose con un mondo che il più delle volte non vuole liberi neanche gli uomini, figuriamoci le donne, ma che in realtà se estendiamo il concetto in modo più ampio a tutta l'umanità, è un messaggio di ottimismo universale che da un cinico pessimista come Lanthimos mai mi sarei aspettata.
E non è l'unico cambiamento che salta all'occhio.
Pur mantenendo il tipico tono grottesco/ironico, in questo film Lanthimos abbandona il minimalismo delle precedenti produzioni e si prende il rischio di sovvertire le sue stesse regole, dando vita ad un'opera che non ha nulla di sobrio e moderato, ma che anzi a momenti rasenta anche il kitsch, in un tripudio di bizzarie tecniche, scenografiche e cromatiche.
Fondali dipinti dai colori sgargianti, estetica steampunk, immagini distorte, musiche dissonanti sono al servizio dell'evoluzione della storia, adattandosi perfettamente ad ogni cambiamento e progresso della protagonista, una Emma Stone stratosferica, probabilmente nel ruolo della vita.
Di più non voglio dirvi, se non che a me ha fatto sentire bene.
Se non lo guardate, vi perdete qualcosa di bello.