Mockumentary che gira intorno al mito dell'Uomo Rana, di cui non avevo mai sentito parlare, questo FROGMAN arriva veramente fuori tempo massimo.
Voglio dire, c'è ancora qualcuno che ha voglia di sorbirsi un'ora e venti di riprese super traballanti tra i boschi, con la videocamera che come al solito continua imperterrita a riprendere anche nei momenti più improbabili?
Io per esempio no (l'ho guardato perché mi piaceva la locandina).
Ad aggravare la situazione, c'è il fatto che con la scusa del protagonista che vuole trovare le prove dell'esistenza del mitico uomo-rana utilizzando la stessa videocamera con cui l'aveva immortalato casualmente da bambino, il film è interamente realizzato in una qualità video da filmino amatoriale delle vacanze anni '90.
L'espediente è chiaramente adottato in vista di una ambiziosa parte finale lovecraftiana in cui la mancanza di budget rende obbligatorio ricorrere ad immagini il più possibile confuse e disturbate.
Ecco che allora gli effetti speciali artigianali, camuffati dal vedo/non vedo, risultano efficaci, e il terzo atto riesce a regalare qualche emozione, ma è poca cosa dopo essersi sorbiti un'ora e passa di interazioni in bassa risoluzione fra i tre protagonisti.
Tuttavia, sarebbe sleale bollare il prodotto come merda found footage senza perlomeno riconoscergli due cose: da una parte, l'indiscusso amore del regista per un certo tipo di orrore, e la volontà di metterlo in scena aggirando tutte le difficoltà di una produzione a bassissimo costo; dall'altra, l'intento di dare tridimensionalità al protagonista principale, costruendo una storia di rimpianto, fallimento e voglia di riscatto che trova il proprio compimento nell'ultima inquadratura, molto simile a quella dell'episodio di Black Mirror con Alex Visani.
Insomma, alla fine è brutto/carino, dai.