Horror bruttino che si sforza tantissimo di assomigliare ad Halloween, con tanto di musichetta ad un soffio dal plagio, ma con esiti decisamente modesti e ovviamente innavicinabil al film di Carpenter.
Spoilererò di brutto, tanto non è proprio il caso che andiate a recuperarlo.
Al posto di Michael Myers abbiamo Ray, uno squilibrato che prende di mira ragazze in procinto di sposarsi e che alterna espressioni neutre che vorrebbero imitare l'impassibilità di una maschera (una a caso) a sorrisoni pazzissimi e occhi sgranati, ottenendo nel secondo caso più o meno questo risultato:
A differenza di MM, che uccideva "perché sì", questo assassino ha un motivo scatenante che lo induce a fare quello che fa: è stato mollato dalla tipa, che poi voleva pure sposare un altro, se non fosse che Ray la ammazza proprio il giorno delle nozze.
Movente risibile per uno slasher anni '80, ma che oggi farebbe scalpore, e ne parlerebbero i sociologi e gli psichiatri nei talk show, spiegandoci che Ray incarna lo stereotipo del maschio cresciuto in una società patriarcale che non accetta di sentirsi respinto e blablabla. Senonché, 1) siamo nel 1980, i femminicidi ancora non esistono perché al TG non se ne parla, e il tema è stato scelto a caso giusto per differenziare un minimo la trama dal ben più celebre precursore, 2) il killer in realtà uccide gente a casaccio, purché graviti anche solo per qualche minuto attorno alla protagonista.
Nei panni del Dr. Loomis di turno, cioè quello che dovrebbe conoscere benissimo l'assassino, la sua psiche e il suo modus operandi e quindi in teoria l'unico in grado di catturarlo, abbiamo uno sciatto poliziotto il cui impatto sulla trama è più o meno lo stesso di Morris Shapiro in Phenomena, e che però guarda caso è proprio il tizio che sarebbe dovuto convolare a nozze con la ex tipa, nonché prima vittima, di Ray.
La protagonista, con i suoi ripensamenti sul matrimonio e i leciti dubbi sul futuro sposo (in effetti un perfetto coglione) è l'unica a beneficiare di un tentativo di approfondimento psicologico, ma come final girl manca totalmente della presenza scenica e dell'iconicità di Laurie Strode, senza parlare del fatto che durante l'inseguimento finale (uno dei più imbarazzanti nella storia degli inseguimenti), oltre a fermarsi più volte ad aspettare il killer, a un certo punto decide inspiegabilmente di sedersi a terra e nascondere la faccia nel maglione a collo alto (e il bello è che a sta cosa si dà pure risalto nel titolo in locandina come se fosse un'idea geniale e non una minchiata senza senso). Purtroppo si salva pure.
Ci sono poi svariati personaggi, la maggior parte totalmente irrilevanti ai fini della storia, ai quali viene dedicato uno spazio veramente eccessivo. Tra questi, il futuro Forrest Gump che ha qui l'occasione di piantare, nei pochi minuti in cui è presente sullo schermo, i primi semi di una lunga e fortunata carriera, nonostante il ruolo marginalissimo e una performance non certo indimenticabile.
A siparietti pseudo-comici si alternano scene di pseudo-tensione che finiscono per risultare involontariamente più comiche dei siparietti stessi.
Di sangue ne scorre poco e niente, gli omicidi sono risicati e all'acqua di rose, il killer è sostanzialmente uno sfigato al limite del ridicolo, sia per le motivazioni che lo muovono, sia per la goffaggine che ogni tanto lo contraddistingue.
L'unica scena degna di nota è quella iniziale, in cui una tipa viene uccisa al cinema con un coltello conficcato nello schienale della sedia, che a quanto pare è stata ripresa anni dopo in Scream 2.
Per il resto, più che uno slasher, sembra un film della Disney con venature horror.