Allora, riprendiamo in mano qst film e svisceriamolo meglio in onore della poppa.
Correva l' estate 1990, e proprio l'8 agosto, giorno del mio comply, uscì questo titolo bizzarro di cui campeggiava sui quotidiani, nella sezione spettacoli, una locandina fantastica.
Andare a vederlo in sala mi parve proibitivo: soldi x il cinema non ne avevo quasi mai (che, minchia, 10000 lire erano la paghetta di una settimana), era vietato ai 18 (ed io ne avevo appena compiuti 16, e ne dimostravo meno: chissà se sarei riuscito ad entrare?), e a dare il colpo di grazia ci fu il fatto che rimase in programmazione meno di una settimana.
Di Fulci sapevo poco ed avevo visto pochissimo, per lo più in tivù, magari in versione cut, non in ordine cronologico, ed ignoravo pure l' esistenza di alcuni suoi horror importanti. Ma quella locandina (uno degli ultimi capolavori del compianto maestro Sciotti) stimolava la mia fantasia un po' come riuscì a fare quella di Tenebre 8 anni prima. Ma se x vedere Tenebre (uncut) mi era toccato aspettare circa 6 lunghissimi anni dall' uscita, Un gatto nel cervello arrivò in videoteca dopo appena 4 mesi: anni dopo scoprii che la vhs della Empire Video che saziò la mia curiosità conteneva un finale arbitrariamente accorciato e snaturato rispetto alla versione x le sale, xò intanto il contenuto era stato assimilato.
E mi lasciò in bocca un sapore agrodolce: da un lato la splatterfeast soddisfò di brutto il mio palato ancora acerbo con omicidi compiuti in tutti i modi possibili, dall' altro la trama mi parve davvero poca cosa, al punto di farmi dubitare del talento di un regista che tanti avevano già iniziato a reificare.
Mi sentivo già adulto ma ero pischello: soltanto anni dopo avrei compreso chi era davvero il Fulci uomo, meritevole di stima molto più del Fulci artista che non ho mai apprezzato più di tanto, e finii col rivalutare questo piccolo grande film, che col senno di poi e grazie a tutto ciò che si sa oggi sulla sua gestazione, ha finito con l' entrare di diritto nel novero delle sue opere, se non più riuscite, almeno più interessanti, in grado di dirla lunga sul regista stesso. La pensò così anche il fandom, che a poco poco lo rivalutò dopo un' accoglienza fredda, e ciò contribuì a ritagliargli un posto d' onore all' interno della sterminata filmografia del regista: definito un Effetto notte in salsa fulciana, ispirerà a detta di alcuni il soggetto di Nightmare,nuovo incubo, verrà omaggiato da Cristopharo in Nightmare symphony (il titolo internazionale del Gatto fu Nightmare concert), e le sequenze iniziali verranno rifatte nell' incipit del documentario Fulci for fake; addirittura, prima della prematura morte di Fulci nel 1996, circolavano da un po' alcune voci circa un eventuale sequel, xke in home video il film iniziò a vendere bene specialmente all' estero: roba mica da poco se si pensa che l' onore di un seguito diretto di un horror fulciano stette x toccare soltanto al suo capolavoro L' aldilà, che venne prevenduto all' estero con titoli altisonanti (Beyond the beyond, e The beyond 2:house of Dunwich) ma venne poi abortito in seguito ai malanni che colpirono il regista verso la metà degli anni Ottanta.
Ma torniamo al Gatto: oggi si sa che dietro all' apparente povertà e sconclusionatezza del film si cela il fatto che si tratto' di un film di recupero costato, pare, appena 300 milioni di lire dell' epoca. Per rendere l' idea della povertà del budget, si pensi che Argento nel 1987 spese un miliardo di lire per la sola soggettiva dei corvi del suo Opera. Il motivo è presto detto: il povero Fulci, non più giovane, e malaticcio, e stanco, fu preso in carriola da due figuri che gli proposero un pacchetto di film tv diretti in minima parte da lui ed in gran parte da altri (ma a cui lui avrebbe dovuto associare il proprio nome), più un lungometraggio x le sale. Fulci ne azzeccò uno (Quando Alice ruppe lo specchio) e cannò gravemente l' altro (Il fantasma di Sodoma), poi si accorse che quelli restanti vennero girati da braccia rubate all' agricoltura, e che di soldi x realizzare il film x le sale ne erano rimasti pochissimi (pare che i produttori Nannerini e Lucidi fossero noti come il gatto e la volpe). Ma c'era l' obbligo contrattuale, ed è qui che entrò in scena il genio di un ex maestro ferito nell' orgoglio: il nostro infatti si inventò una trama metacinematografica che gli consentisse di creare un nuovo film assemblando spezzoni di tutti gli altri e girando pochissimo metraggio inedito.
Ecco quindi che, alla luce di ciò, un film che pare un' accozzaglia di splatter artigianale e di poco altro x mancanza di ispirazione, diventa invece un lavoro di taglia e cuci che ha del miracoloso se si pensa alle circostanze produttive. Fulci infatti, con pochissimo a disposizione, porta avanti più di un discorso e si toglie parecchi sassolini dalle scarpe.
Il protagonista è il regista di horror Lucio Fulci, interpretato da sè stesso, che sbarella a causa dei film che gira. Va da uno psichiatra per guarire, ma quello è pazzo e lo vuole usare x coprire i propri crimini: infatti il dottore è cornuto, ammazza donne a caso per frustrazione ad anche x vendetta, infatti l' ultima vittima designata è proprio la moglie, che finirà nella lista dei delitti che lui conta di potere attribuire proprio a Fulci. Come? Semplice: facendolo impazzire tramite l' ipnosi e convincendolo di essere lui stesso il vero responsabile.
La trama apparentemente delirante in verità ha molto da dire.
Fulci odia la psicanalisi (lo dimostrò chiamando Freudstein il mostro di Quella villa accanto al cimitero), e quindi mette in scena uno psichiatra pazzo, omaggiando in qst modo anche il dr. Decker interpretato da Cronenberg in Cabal, che il suo collega ed amico Barker girò contemporaneamente a questo.
Come l' altro suo collega Cronenberg pure lui ci mette la faccia, ed interpreta sè stesso sull' orlo di una crisi nervosa: frecciatina ai produttori disonesti che lo stavano facendo esaurire, sia prima, che durante, che dopo qst film?
"Tutti crederanno che sia Fulci il colpevole: d' altronde non esiste quella stupida teoria secondo cui il genere horror crea veri mostri?" dice lo psichiatra pazzo durante un monologo: frecciata bella e buona, in qst caso, ai benpensanti che all' epoca dilagavano, invocando tra l' altro il rogo x i fumetti horror.
Gli stessi benpensanti che accusavano Fulci & co. di essere misogini persi, ed allora ecco servito il movente misogino, e soprattutto una sequenza iniziale in cui gli appunti x il nuovo film di Fulci non sono altro che una sequela di donne uccise in modi vari (col nostro che, mentre li elenca, ansima come se stesse godendo sessualmente).
Per rappresentare i delitti compiuti ai danni di donne a caso Fulci estrapola dai film della serie solo le scene gore (del solo Alice, da lui diretto, mostra sequenze intere): come dire, le trame non valgono un cazzo, solo lo splatter si salva; e a volte manco quello: mostrando la scena di accecamento dell' infame Hansel & Gretel in sala montaggio al tecnico degli efx, dice a qst ultimo: non va bene affatto quell' occhio, devi migliorarlo!
Il finale beffardo tagliato nella vhs, poi, è un altra piccola perla, dove tra l' altro Fulci omaggia pure la propria passione per le barche a vela.
Ora, io capisco che x chi è estraneo all' esegesi la valutazione relativa a qst film rimarrà inevitabilmente molto bassa; ma io, che a quasi 48 anni ormai so bene quanto la vita sia dura ed ingiusta (la chiamano la puttana che alla fine fotte tutti: non a torto), considero Un gatto nel cervello l' opera, solo in apparenza banale, che mi ha fatto apprezzare il Fulci uomo, la cui vita tutto è stata fuorchè banale.
[Modificato da MD-MAniak 16/07/2022 08:59]
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"Quanta benzina abbiamo?"
"Non molta."
"Okay..."