Visto per pura coincidenza su suggerimento di un caro amico (grazie Tiziano), Megan is Missing riesce, con un budget irrisorio ed un cast di perfetti sconosciuti, a raccontare i pericoli dell'era dei social network per i giovani minorenni che, senza alcun timore ed anzi con eccessiva incoscienza, si addentrano nei meandri delle webchat e delle relazioni virtuali. Un fenomeno che negli Stati Uniti ha già creato numerosi casi di rapimenti, spesso culminati nella fine più tragica.
E' proprio questo il caso di Megan, una 14enne apparentemente perfetta, bravissima a scuola, desiderata da tutti, in realtà trasgressiva e decisamente fuori dalle righe nella sua "seconda vita", lontana dalla formalità quotidiana. Megan ha un'amica, Amy, che al contrario fatica ad inserirsi nel tessuto sociale, divorata dalla ansie da teenager e dall'insicurezza di chi teme un mondo sempre più ricolmo di insidie.
Megan è l'ancora di salvezza di Amy, che se ne serve per non restare al palo nel tentativo di frequentare i ragazzi più carini della scuola.
Le due fanno ovviamente ampio uso delle chat e della webcam, e Michael Goi intesse l'intera struttura narrante proprio sui dialoghi tra le giovani ed i loro "amici" via internet. Il film è sostanzialmente una gigantesca webchat che ci presenta, in maniera piuttosto realistica, quella che potrebbe essere la classica situazione di molte quattordicenni della porta accanto: amicizie nate per caso sul web, incontri con sconosciuti, privacy violata, nessun timore per le eventuali conseguenze di tanta incoscienza.
E' un monito continuo, che si sviluppa mostrando in sequenza i dialoghi e gli incontri di Megan, il sesso facile di una minorenne insospettabile (tranquilli, niente di grafico od estremo, ma sufficiente per rendere l'idea di una doppia vita ad alto rischio), fino all'incontro con Josh, affascinante 17enne di cui Megan si invaghisce.
Ed è qui che Goi vira, improvvisamente, verso il terrore nudo e crudo. Megan sparisce, ed Amy si lancia in suo aiuto. I media squarciano il velo di normalità nel quale apparentemente Megan sembrava vivere, mostrandoci la disperazione dei genitori e le immagini di una telecamera a circuito chiuso nell'attimo in cui Megan viene portata via dal misterioso individuo.
Ed i 22 minuti finali sono, nella loro brutale semplicità, lancinanti: siamo spettatori passivi della fine di Megan, torturata, seviziata e sepolta viva dal suo aguzzino. Una rappresentazione tutt'altro che grafica o macabra, ma tremendamente efficace nella sua realistica semplicità ed efferatezza. Un finale tanto più disturbante perché attuale e quotidiano.
Un indie-movie che sa di denuncia, con uno sfondo sociologico che supera i limiti del budget ed offre gli spunti per una seria riflessione sulle vite dei nostri figli e di quelli che verranno, per generazioni sempre più in balìa della tecnologia, vittime della loro ingenuità e, sovente, della superficialità con la quale i genitori guardano alle loro vite apparentemente normali.
Promosso, soprattutto se riuscite a superare indenni i tanti dialoghi da teenager, comunque necessari ai fini del racconto.