00 06/06/2012 14:50
Re:
osmanspare, 05/06/2012 11.57:

A mio parere girare un film “ a tesi” è sempre un’operazione rischiosa. Questo perché in un corto, vuoi il tempo, vuoi il fatto che stiamo facendo cinema, è molto più difficile trasmettere un messaggio che non sia immediato. Lo spettatore segue le immagini cercando di capire il senso della storia, e a meno che non riveda più volte il corto cercando di farsene una mappa mentale, è difficile che abbia il tempo tecnico di approfondire le metafore. Semplicemente, le immagini si susseguono, e chi guarda non può che stare al passo, sempre proiettato verso l’immagine futura.
Aggiungiamo poi il fatto che a volte delle scelte stilistiche fatte dagli autori possono essere chiare per loro, ma non per chi vede, che al massimo può provare ad interpretarle secondo la propria sensibilità. E lo dico e lo ripeto: a prescindere dalla loro validità.
Parliamo ad esempio del finale, quello dopo i titoli di cosa. Secondo gli autori sta a significare che “solo alla fine (il protagonista) sprofonda nuovamente nella follia e viene investito dai ricordi della bellezza della donna amata”.
Questo significa? A mio parere, se il protagonista sprofonda nella follia vuol dire che è contento di ciò che ha fatto…ma allora i ricordi sono per lui buoni o motivo di rimpianto? In effetti nell’ultima scena egli dice che la sua donna non gli è mai sembrata più bella…quindi pare contento…ma allora perché la ricorda come era da viva? Se è contento per come è ora dovrebbe non ricordarla ma celebrarla per come si presenta ora ai suoi occhi.
(E teniamo in considerazione un altro fatto: abbiamo un protagonista per il quale la bellezza suprema sta nel fotografare da morta la propria donna. E’ una cosa che solo un pazzo totale può pensare, è una follia assolutamente non condivisibile: ergo come fa il pubblico che vede il corto immedesimarsi nel protagonista e comprendere i suoi percorsi mentali, che più o meno sono opposti a quelli di chiunque?)
Io avrei risolto questa cosa mettendo le belle immagini della fidanzata all’inizio, per poi piombare nella stanza buia col soliloquio del pazzo. Come sei bella amore da morta! Ma di tanto in tanto, di punto in bianco, una posizione di lei, un soprammobile, un ricordo, avrebbero attivato di nuovo dei flash, e altre immagini di lei da viva, giovane e bella. Immagini dalle quali il pazzo si sarebbe dovuto sottarre con dolore, con sforzo, con rabbia, urlando forse, a significare davvero il suo dualismo: da una parte è convinto di quel che ha fatto, dall’altra è ossessionato dai ricordi del passato. C’è una piccola parte di lui che sta premendo per fargli capire che ha sbagliato, ma questo lo rende ancora più disperato: cedere a quei ricordi vorrebbe dire che egli è solo un pazzo assassino; quindi il nostro cattivo DEVE credere in ciò che ha fatto – la possibilità di scelta gli è quasi negata.
Ecco, forse mischiando le due parti questa cosa si sarebbe potuta giostrare meglio. Con le parti “belle” solo nel finale sembra quasi che esse siano staccate dal resto del corto, e che abbiano poco a che fare con i ragionamenti dell’assassino: in fondo egli ha chiuso i suoi ragionamenti con un bel sorriso!
E riguardo al finale…a quel punto ci sarebbe stata la catarsi finale o il piombare definitivamente nella follia. Forse sovrapponendo i ricordi, forse facendo vedere la ragazza che rivive come in un sogno e “giustifica” la scelta del suo amato assassino (ovviamente lo immagina lui)…non lo so.
A voi.



Sono d'accordo con te che la donna amata è decisamente più bella da viva che da morta. Questo è ovvio. Ma il protagonista del corto è un folle. Non si riesce a capire la mente di un folle. E' impossibile. Sarebbe come ttentare di ragionare riguardo le barbarie compiute da Dhamer(faccio un eesempio) e provare a capirne le motivazioni.Di nuovo, è impossibile.
Quando abbiamo fatto Diesis, non era nostra intenzione costruire un personaggio con cui il pubblico potesse entrare in empatia. Il nostro obbiettivo è stato quello di "provare a tradurre per immagini cinematografiche i pensieri di un folle".
Il personaggio non può e NON deve mettersi ad urlare, piangere, sbottare di rabbia. Perchè è un uomo completamente vuoto. Che certamente ha ottenuto quello che voleva, ma (come sottolineato dalla frase finale "ho la fotografia perfetta" pronunciata in maniera così dolce/amara) pagando un prezzo altissimo. Ce ne rendiamo conto anche noi quando, nei titoli di coda vediamo questi "frammenti di ricordi".
Questi ricordi, sono stati girati e resi volutamente "eterei". Se ci fai caso,lei è in una sorta di non-luogo, perchè ormai la sua anima ha abbandonato la forma terrena. Ciò che rimane è solo un corpo immobile su un divano. E la sua fotografia.
Nell'ultima inquadratura, vediamo lei che si volta, sorride guardando in macchina e lentamente si incammina verso un orizzonte indefinito. Finalmente lei è libera di andare, slegata dalle catene di un ossessione malata, partorite dalla mente da un folle.
La suluzione narrativa ad incastro/flashback, da te suggerita, avrebbe reso Diesis un cortometraggio diverso da quello che è.
Ripeto, a noi nn interessava una storia con una narrazione ad effetto. Non interessavano i colpi di scena.
Paradossalmente, Diesis è un cortometraggio Lineare. Un trip musicale, di luci e sguardi. Parte da A ed arriva a B. Per quello che volevamo raccontare noi, parere nostro, una costruzione come quella da te suggerita, non avrebbe funzionato.
Non sarebbe stata in linea con il nostro personaggio.
Mi permetto un consiglio Osman (magari lo hai già fatto e faccio una gaffe...) se ti va, riguardati Diesis a luci spente, con delle cuffie.
Molte sfumature musicali,d'atmosfera etc.. vengono colte molto meglio così.

Grazie, come sempre, per l'interessante confronto ;)