00 28/05/2012 16:39
Con Amarmort di Luca Baggiarini ci troviamo di fronte addirittura ad un esempio di found footage (non credevo che ne avrei visto uno in concorso) ossia a una di quelle pellicole basate su del materiale video rinvenuto in modi misteriosi. Ovviamente è un finto found footage, come si usa ultimamente al cinema.

Il corto Amarmort propone una Rimini dei bei tempi andati mostrandoci un’improbabile cacciatore di mostri romagnolo nell’esercizio delle sue funzioni, rivelando allo spettatore (grazie alla formula del found footage) che Fellini avesse anche una passione verso il genere horror, tanto da realizzare anche un prodotto alternativo all’Amarcord Felliniano che tutti conosciamo.

Amarcord non è una parola inventata, come saprete anche voi se vi siete informati o se abitate nel nord Italia come chi vi scrive, ma significa “Io mi ricordo”, e anche questo Amarmort potrebbe avere un senso, traducendolo come “A Mare Morto” (A-mar-mort) che, data l’ambientazione sulla spiaggia, sembra plausibile.

Del corto si può apprezzare senza dubbio l’originalità dell’idea di base e la realizzazione tecnica più che credibile, assieme ad una buona scelta del brano di sottofondo che ben accompagna la scena. I difetti principali sono però localizzabili in un’assenza di un qualsivoglia “messaggio di fondo”, ossia una scopo nella visione diverso dall’ovvio “Ecco che cosa ha fatto Fellini!”. Una visione un po’ fine a se stessa quindi, appesantita anche da un troppo marcato accento romagnolo del protagonista, che più che un abitante di Rimini sembra una persona intenta ad imitarne uno.

Ottima l’idea e la realizzazione quindi, ma piuttosto povero il contenuto. Si può guardare.