00 28/05/2012 16:24
mmm...
Mi si consenta uno scherzo: dopo le orribili e demoniache mutande indossate dal protagonista di FEEDBACK, eccone arrivare un altro paio, fortunatamente immacolate. E ci mancherebbe altro: sono infatti le mutande di Dio.
Ma la smetto subito: non vorrei mi si tacciasse di fare lo stupido, soprattutto ora che vado a recensire un cortometraggio “difficile”, di quelli che più che su una trama o una storia concentrano tutti i loro sforzi nel creare un’atmosfera, nel mandare un messaggio, nell’esprimere una tesi.
“E il 7imo…” è appunto strutturato in questo modo. “Horror psicologico”, lo ha etichettato il suo autore. Ma il messaggio che ha voluto mandarci è ben strutturato, comprensibile ed inviato in modo corretto? A mio parere assolutamente no. Mi accingerò dunque a spiegare le ragioni di questo mio giudizio, fermo restando che non sono qui con l’intenzione di accanirmi o deridere il suo autore (che peraltro trovo dotato), bensì per segnalare errori in cui chiunque potrebbe incappare.
1. La sinossi del corto ci informa che il protagonista è Dio, il quale, malato di noia, decide di creare l’uomo, che però si dimostrerà ingestibile fino a portarlo alla follia: l’Uomo fa impazzire Dio. Per cui, a rigor di logica, l’uomo stravaccato sul divano nonché protagonista del corto, è Dio, mentre il tizio incappucciato è l’Uomo. Peccato che tale scelta narrativa non ci venga spiegata in nessun modo, né verbalmente né visivamente. E anzi la scelta dei personaggi sembra fare di tutto per metterci fuori strada. All’ “icona” Dio sono stati tolti tutti i simboli che avrebbero potuto renderla conoscibile, e al contrario l’Uomo è stato vestito con tutti i simboli che di solito si attribuiscono alla Morte. Chi sarebbe mai in grado di riconoscere il vero significato di due personaggi così tanto travisati? Qui abbiamo quindi due errori: ERRORE UNO: quando girate un corto, tutte le informazioni necessarie per comprenderlo devono arrivare dal corto stesso, e non dalla sinossi. Dovete ricordarvi di metterle al suo interno, perché quello che può sembrare chiarissimo nella vostra testa può risultare incomprensibile se visto da un’altra persona. Inoltre, può accadere che voi diate per scontato certe parti di trama invece indispensabili per la comprensione, omettendo informazioni importanti. Immaginate di girare un corto in cui i protagonisti sono un uomo e una donna; i due camminano insieme, parlano, ma non si baciano né si toccano mai per tutto il corto,e nemmeno dicono frasi che si riferiscano a loro stessi. Il corto finisce. Come può lo spettatore aver capito che rapporto c’è tra i due? Sono amici, parenti, fidanzati che non si baciano? E magari saper riconoscere la parentela era importante per la trama! Passiamo oltre. ERRORE DUE: non si può proditoriamente prendere un personaggio qualsiasi e decidere che esso rappresenta Dio, o il Diavolo, o Maradona, senza dichiararlo più o meno esplicitamente al pubblico. Ogni personaggio deve essere facilmente individuabile nel ruolo e nel carattere, soprattutto quando esso è usato come metafora di qualcosa di trascendente. Se io inquadro il mio cane che corre, decido che è l’Europa che corre verso la catastrofe, ma non lo dico mai, come può il pubblico comprendere lo spirito della mia metafora? Mai, MAI, MAI tacere informazioni allo spettatore. Soprattutto se esse sono di vitale importanza.
2. Come abbiamo detto, a rigor di logica il protagonista è Dio. La cosa è detta anche nella pagina Facebook del regista. Ma sempre nella stessa pagina il regista dichiara che “si è voluto mettere nei panni di una persona che ha perso Dio e la fede”, il tutto simboleggiato dalla scena in cui il protagonista si toglie la fede (intesa come anello). Ma il protagonista non era Dio? ERRORE TRE: ogni trama, ogni metafora, anche se surreale devono essere sostenute da una coerenza di fondo. I personaggi non possono tramutare a seconda di ciò che voi volete che rappresentino. E’anche questione di coerenza interna del personaggio. Se io decido che mio cugino è San Pietro, non posso dieci minuti dopo farlo recitare una scena di orgia perché sto rappresentando la caduta dei valori.
3. Secondo la trama, Dio si annoia e crea l’Uomo in sette giorni. Eppure all’inizio Dio sta guardando la televisione (con Magalli). E si sta annoiando. Deve quindi ancora creare l’Uomo? Ma se ancora non lo ha fatto, come può vedere degli uomini alla televisione? O forse si annoia anche dopo averlo creato? E come mai ha visioni dell’Uomo? Se è una sua creazione, come può pensare che sia una sua visione? E ancora: come può Dio dire che non sa gestire l’uomo e che per questo decide di donargli il libero arbitrio? Se glielo dona, vuol dire che l’Uomo prima non lo aveva. E se non lo aveva allora era sotto il controllo di Dio. E se lo era, come poteva essere ingestibile? Morale della favola, ERRORE QUATTRO: spiegate i passaggi di trama. Un contro è fare una metafora, e un conto è unire insieme immagini che hanno senso solo per noi senza comunicare le svolte, i significati, i passaggi, a chi guarda. Pensare sempre che chi ci vede non sa nulla di quello che abbiamo in testa, ergo dobbiamo spiegarglielo come faremmo con un bambino (e se sappiamo farlo con nonchalance, usando sottigliezza, evitando di essere didascalici, ciò vuol dire che saremo anche talentuosi).
Eviterò di continuare, visto che a grandi linee tutte le parti fallaci di questo corto si possono riassumere in questi quattro errori.
Che dire, la metafora avrebbe anche potuto funzionare…Dio che crea un’invenzione che non riesce a gestire, il Creato come un appartamento, l’uomo che in breve tempo diventa il padrone di casa…il materiale c’è, e c’è lo spazio per ragionarci su…peccato che questo ragionamento in questo caso sia mancato. Tutto è stato dato per scontato, e in più ci sono errori di logica che rendono la comprensione del sottotesto praticamente impossibile.
Agli aspiranti registi riassumo il tutto in semplici parole: MAI girare un corto che risulti incomprensibile senza la sinossi. La sinossi non deve raccontare la storia, ma riassumerla. Se vedete nella sinossi qualcosa che non è esplicitato nel corto stesso, allora sappiate che rischiate seriamente di essere incomprensibili.
E al regista di questo corto dico che non è andata così male come può sembrare. Abbiamo qualche problema di comprensibilità, ma credo che sia stato per colpa di un argomento troppo complesso, che ha anche soffocato un certo tuo talento per l’immagine che mi è sembrato di vedere. Sono certo che hai prodotto opere migliori di questa, e ti invito assolutamente a continuare ( e uno sceneggiatore?), forse semplicemente cercando di essere più semplice e lineare. Sarei curioso di vederti a colori. Ti aspetto di nuovo qui.