00 28/05/2012 16:42
Simone Zomparelli si presenta al festival con un prodotto decisamente non convenzionale.

COLAZIONI - e il 7imo si riposò è un corto a connotazione weird che si può definire “allegorico”, un filmato che vuole dipingere un’idea del regista (la creazione biblica) vista attraverso gli occhi di un uomo.

Il corto di Zomparelli per essere gustato appieno però, a parere di chi vi scrive, deve essere visto necessariamente consci della spiegazione della trama data dallo stesso regista su Facebook.

Qui la riporto:

"Colazioni" non è altro che la Creazione (biblica) vista nella mia visione della realtà. Mi sono messo nei panni di un uomo, un uomo che ha perso la fede (come dice la prima frase rovesciata) e questa fede sta per indicare due cose: la fede che mi tolgo dalla mano e la fede in Dio. La colazione è il primo atto della giornata purificatorio per affrontare le insidie che ci aspettano e il latte è un alimento puro, candido, bianco, buono (caratterialmente) perfetto cibo per un Dio, come lo era l'ambrosia nella mitologia greca. Iniziano le apparizioni. L'essere non è la morte come molti di voi hanno pensato, ma è l'uomo. L'uomo che manda in crisi Dio, l'uomo che lo fa piangere, l'uomo che lo sconvolge, l'uomo che lo confonde. Dio non è più in grado di gestirlo non sa più cosa sia giusto o sbagliato così prende una decisione, ovvero, di rendergli il libero arbitrio. Dio lo comincia a seguire come se l'uomo fosse suo padre. Nell'ultima scena l'uomo lo conduce nella sua sala da pranzo, che sta per indicare la sua altezzosità. Dio si fida, vuole fare colazione, deve fare colazione ma, cosa si ritrova? Vermi. Vermi che ci fanno riflettere su come noi siamo dei vermi, perchè in quel bicchiere non c'è latte avariato ma semplicemente ci siamo noi che lo portiamo al più totale delirio e come Dio si riposò al settimo giorno non c'è riposo migliore della morte. Ed è proprio la morte che alla fine chiude il sipario.

La spiegazione qui riportata è assolutamente necessaria per dare un senso alla visione, visione che altrimenti rischia davvero di ricadere nel “ma cos’ho appena visto?”.
Il corto è certamente coraggioso ed originale, di notevole stile e regia, ben recitato (forse non era necessaria la parte finale parlata) e sicuramente ha qualcosa da dire, al Festival qui presente ma non solo.

Sia chiaro però che nell’opera è la “difficile comprensione” a far da padrona, e la visione ad alto tasso weird potrebbe risultare incomprensibile o perfino noiosa per alcuni, ma sono questi i rischi che si corrono a presentare un prodotto sperimentale, come questo.
Sicuramente non banale, e può piacere come no, ma merita la visione.