Ritorna Roberto D’Antona, che l’anno scorso “maltrattai” con una delle mie recensioni più cattive, nella quale – escludendo la tecnica, che si intuiva buona – condannavo praticamente tutto il suo corto: tema, sviluppo, storia, comicità, e approccio alla materia cinematografica. Insomma, mi ero superato.
E quest’anno eccolo di nuovo qui, con una nuova opera forte di cinque premi vinti in America. Sta forse cercando di impressionarmi? Crede forse che sarò meno crudele con lui?
Si rassicuri e non si offenda l’autore: sto solo scherzando. E questa volta non lo condannerò: sono infatti contento di dire che la sua Web Serie A.S.A.S. è divertente, ben girata, ben recitata, ben riuscita.
A dire il vero rimangono un paio di piccoli elementi negativi; elementi che sono sempre gli stessi – finora - in tutte le sue produzioni, anche se non posso definirli “errori” in senso stretto: si tratta di scelte espressive, per me a volte troppo superficiali ed esagerate, ma che altri di certo apprezzeranno, e che in fondo non stonano in una web serie comica, ironica, citazionistica fino all’estremo quale è questa AZAS.
La prima scelta che mi lascia perplesso è una certa (consapevole o meno) incapacità del regista di mantenersi serio anche quando la situazione lo richiederebbe: il lavoro di D’Antona, infatti, mi fa l’effetto di un carro funebre sparato a 200 all’ora in una stradina di campagna, accompagnato da (pochi) parenti afflitti e da molti altri venuti per circostanza, per passare il tempo o per farsi due risate. I tristi e piangenti fanno del loro meglio per dimostrarsi straziati dal dolore, e cercano di star dietro all’automezzo, ma quello sgomma e parte, bisogna correre tenendosi il velo o il cappello, e in breve si trasforma tutto in sarabanda, tanto che quando si vede qualcuno che è triste sul serio…non si riesce proprio a crederci! Una regia sempre e volutamente sopra le righe,dunque, molto cosciente di sé, forse troppo, tanto che lo sforzo espressivo travalica le necessità delle singole scene. E’ una regia ansiosa di comunicare, che ti prende a schiaffoni in faccia… il che è sicuramente un pregio, ma può creare situazioni difficili da gestire, soprattutto quando è il caso di essere “misurati” nel comunicare – come appunto accade negli intermezzi “seri”.
Il secondo “difetto” si collega un po’ al primo, in quanto si riferisce alla recitazione altrettanto “sopra le righe” di molti personaggi, soprattutto il duo dei protagonisti (per non parlare dell’urlatore-casinista Docky!). Bravissimi, per carità: passione e impegno invidiabili; ma anche qui vi trovo un’enfasi in alcuni punti troppo esagerata . Con questo non voglio dire che la tecnica è sbagliata (è adatta alla serie, e le conferisce personalità) ma accade spesso che ogni cosa all’interno del corto, anche l’azione, si fermi, si congeli per permettere ai due istrioni di fare le loro battute comiche; battute in alcuni casi si dilatano a lungo, troppo a lungo, con gran sfoggio di voci e mimiche. E ripeto: bravi, dieci e lode, l’impegno è gigantesco, ammirevole… ma qualche pezzo di bravura andava tagliato, o tolto, o sostituito con qualcosa di meno sfarzoso e più …forse “sottile”, acuto, badando più a cosa si trasmette piuttosto che COME lo si fa. La narrazione, a mio parere, non dovrebbe “stopparsi” per permettere l’assolo dell’attore di turno… in questo modo i tempi narrativi si dilungano troppo, e il ritmo ne risente negativamente.
Passiamo però ai pregi, che sono molti. Come detto la regia è a volte troppo “agitata”… ma quando centra il modello espressivo è davvero ben riuscita. La storia ha una sua base, uno sviluppo forse troppo semplicistico ma promettente, c’è una gran varietà di personaggi e situazioni (ottima in assoluto la scena della zia chiusa in cantina “perché si concentra meglio quando cuce”: situazione e regia azzeccatissime… e soprattutto non strillate. Ottima idea di contorno!). C’è un bello sviluppo anche dei personaggi secondari (come gli scagnozzi del sindaco con l’ “asciugatore di sudore” che neanche dopo la morte dimentica il suo ruolo) c’è l’Italia, finalmente (ecco, io avrei tolto i nomi americani e “Carson City”… ambientiamoli a casa nostra questi corti, dato che non abbiamo niente da invidiare a nessuno!)… l’Italia calda e assolata, assolutamente priva di ombre e buio, dal cielo blu, ben diversa da quella uggiosa e nebbiosa dei registi “padani”, e che è davvero splendida con quel sole onnipresente! Che altro? Bel montaggio, musiche simpatiche, davvero efficace la sigla, il primo episodio – sebbene con qualche superficialità, inquadra bene il contesto, inserisce tutti gli elementi necessari più qualche trovata ironica potenzialmente ben riuscita, non annoia, intrattiene, diverte, affascina. Per cui, caro regista, il lavoro è ben fatto: non un capolavoro assoluto ma sicuramente ammirevole.
In conclusione, i consigli che darei io sono:
1.abbassare i toni della regia (far rallentare di tanto in tanto il carro funebre) 2.essere meno istrionico e meno esagerato con la recitazione, e meno lungo coi tempi comici e coi duetti. 3.maturare, essere più “sottile” con storia ed ironia (ma questo lo dico un po’ a tutti). 4. usare l’America come spunto e iniziare ad essere più personale, a raccontare magari LE PROPRIE storie, ambientate nel PROPRIO mondo.
In conclusione, il mio parere su D’antona è che è un regista più bravo di quello che lui stesso crede di essere, tecnicamente freschissimo, con un gran senso del ritmo, che per dare il meglio di sé ha sicuramente bisogno di un po’ più di maturità e consapevolezza, ma che ha già raggiunto livelli invidiabili, e promette tantissimo. Da una persona con un talento espressivo istintivo, innato e potente come il suo c’è da aspettarsi molto, e sono sicuro che si sarà modo di vedere ulteriori sviluppi della sua creatività.
Un saluto.
PS: come esige il concorso, in questa recensione mi sono più o meno limitato a valutare l’episodio proposto dal regista; ma - vuoi per curiosità, vuoi per “omaggio” nei confronti di un autore che avevo bistrattato - la sua web serie me la sono guardata tutta, rimanendone soddisfatto: si confermano tutti i pregi del primo episodio, si conferma la potenzialità dello stile, la grande varietà di situazioni e personaggi e l’impegno profuso. Da qui in avanti credo che non potrà che migliorare i risultati già ottimi che sta ottenendo.