00 30/05/2013 00:19
Ritorna (per modo di dire, visto che questo corto è datato 2008) Vincenzo Bellini, il quale – fedele alla sua poetica – aggiunge un nuovo tassello alla sua opera di distruzione dell’immagine pubblica di suo fratello, (distruzione culminata poi con la famigerata parrucca de “i folli siete voi”)…il quale è ancora una volta impegnato in performance ai confini della realtà (e la scena in cui il protagonista si risveglia e se lo ritrova a letto credo sia il momento più insopportabile di tutto il film, roba che neanche tutta la serie di Venerdi 13, spinoff compresi, aveva mai osato mettere su pellicola. Neppure Buttgereit sarebbe arrivato a tanto).

Scherzo, ovviamente; e devo dire che a parte l’umorismo facile il corto mi ha davvero convinto, in quanto racchiude davvero la “summa” di quello che è l’universo Belliniano, e che solo guardando le sue opere si riesce a comprendere per ciò che è e per ciò che vale.
Uno dei problemi principali di chi fa critica, infatti, è riuscire ad interpretare le intenzioni del regista, ciò che lo diverte davvero, e quali sono i suoi obiettivi, in modo da poter giudicare il corto inserendolo in quel contesto…Sarebbe inutile infatti mandare un fan di Guerre Stellari a recensire un film di Fellini: direbbe “dove sono gli alieni? E le esplosioni?”… e non darebbe il giusto merito ad un’opera che non aspira ad essere ciò che il recensore vorrebbe, bensì una giusta espressione del gusto del suo regista.

Come detto, “Il contratto” centra in pieno questo obiettivo, raccontando una storia semplice, piana, in maniera lineare, inserendo temi quali la religione, il concetto di peccato e le origini del male (col diavolo stanco del fatto che è diventato fin troppo facile indurre gli umani in tentazione) che ritroviamo spesso tra i concetti che Bellini ama esprimere e sui quali si diletta a ragionare, e il tutto con un registro che vira tra il serio e il faceto, così come è la visione della vita del nostro regista, che – lo abbiamo capito – anche nel più cupo degli orrori non ama mai prendersi troppo sul serio, né vorrebbe che lo facessero i suoi spettatori.

Certo, i difetti ci sono, e alcune leggerezze si potevano evitare (è ormai chiaro che Bellini si concentra solo su alcune parti della sua opera, tralasciando quelle che gli interessano meno, che lascia le sue storie a livello di abbozzo preferendo contare sull’improvvisazione) …ad esempio il testo del libro recitato dallo scrittore, troppo dozzinale ( o forse no? In fondo, il Diavolo fa leva proprio sull’ambizione dell’uomo, e spesso chi più è ambizioso meno è dotato di talento…)… o alcuni effetti speciali troppo amatoriali, che arrivano a bruciapelo quando tu, spettatore, sei tutto concentrato a seguire la seria storia che hai davanti, e che di botto ti ritrovi ad esserne scaraventato fuori di peso (mi riferisco ovviamente al Bellini a letto, alle testine volanti o quelle che appaiono davanti ai visi della gente, ai fiammoni infernali etc etc, un po’ ingenuotti) .

Lì dove non arrivano la tecnica o i mezzi, si adopera quello che si ha a disposizione, ma non sempre il risultato è vantaggioso. A questo possiamo aggiungere dei passaggi un po’ troppo disinvolti (sia per quel che riguarda la trama che la regia) , dialoghi eccessivamente didascalici (ma non brutti) e attori non sempre all’altezza…ma tutte queste sono pecche che ho già fatto notare in vecchie recensioni, per cui è inutile parlarne ancora…fermo restando che lungi dall’essere fastidiose, sono quasi piacevoli, in quanto connaturate allo stile/ non stile del nostro bravo autore; e che come tali non mi sento di giudicarli “errori” in senso stretto, in quanto fanno parte del modo di esprimersi del Maestro, per il quale l’obiettivo principale non è essere perfetto o moderno o chissà che cosa, bensì di divertirsi e far divertire (E pensare) lo spettatore.

Un appunto anche riguardo alla trama: pare di capire che il protagonista, scrittore in cerca di successo, si sia fatto irretire da un demone, col quale ha stretto un patto. Lo scrittore si è impegnato a scrivere un romanzo sanguinolento, senza sapere che in realtà i delitti che egli scrive accadono davvero, e che è proprio lui – senza rendersene conto –l’assassino! Va bene, non è molto chiaro che cosa voglia il demone da lui, e come lo intrappoli, ma lasciamo correre. Piuttosto, nel finale, quando appare chiaro che il demone Bellini è pronto a ricevere l’anima che si è guadagnato con l’inganno, lo scrittore gli dice “nemmeno la mia (anima) prenderai da vivo! La prenderai solo da morto!” e si uccide. Ma così facendo non fa il gioco del demone, consegnandogli proprio quell’anima che fino a che egli rimaneva vivo il demone non poteva toccare?

Ma a parte questo, come ho già detto il corto è piacevole, e per certi versi è addirittura superiore alle opere più recenti del suo autore. C’è una trama che non si abbandona a troppe frivolezze ma rimane lineare, e che dura quasi trenta minuti senza annoiare mai! C’è un bell’uso dei personaggi (bravi anche gli interpreti, che danno il massimo), è molto simpatico il protagonista e davvero divertenti i tre demoni tormentatori. La regia (fermo restando che qui nessuno si aspetta di vedere un capolavoro) mi è piaciuta e mi ha convinto, stesso discorso per il montaggio, che qui come in altre opere Belliniane ha dei momenti tecnicamente ineccepibili. Un corto ben riuscito, dunque, che non si concede alla moda o allo stile per rimanere fedele a sé stesso, e che intrattiene, diverte, coinvolge e conferma ancora una volta le doti di quel giullare del Bellini, a cui va tutto il mio affetto.