00 31/05/2014 15:17
"dormire, forse sognare"
Risvegli è un corto “tipicamente atipico”, nel senso che – nel suo non voler appartenere alla solita schiera dei soliti film horror – sceglie la strada della visionarietà, delle musiche oniricheggianti, delle presenze inquietanti e chi più ne ha più ne metta. Il tutto forse senza rendersi conto che uscendo da un luogo comune entra in un altro, e quindi precipita in quegli stessi “difetti” che voleva evitare.

Premetto subito una cosa: nonostante le premesse, non sono qui per criticare. Il corto, breve, rapido, chiaro, visivamente interessante, affascinante, con una bella ed espressiva protagonista femminile, molto ben musicato… insomma mi è piaciuto. Mi ha dato l’impressione di vedere un vecchio video della band Tool; o – più prosaicamente – un film horror privato di tutte le scene di dialogo e di trama, in cui solo le visioni rimangono. Visioni che comunque hanno dei pregi: sono belle esteticamente, sono insinuanti, esprimono bene il personaggio, e sono brevi.

Solo a una cosa avrei facilmente rinunciato, e cioè alla figura nera che si contorce ai lati della scena come se un ragno schifoso le fosse penetrato sotto il maglione. Tale figura ha un senso? Rappresenta qualcosa? Va temuta, ammirata, giustificata in qualche modo? Chissà…il bello (e il brutto) di questi corti è proprio il fatto che ogni tentativo di interpretazione è lasciato alla fantasia dello spettatore (sperando che abbia voglia di fare questo sforzo). Comunque, credo che i film horror moderni non abbiano più bisogno di figure che si contorcono a velocità doppia. Queste cose lasciamole agli horror nipponici di second’ordine, o ai film di cassetta.

Ha senso quindi parlare di trama in un corto come Risvegli? Mah, forse no. Ugualmente, ne abbozzo una: la ragazza, che come farfalla morta esce dal suo bozzolo, riprende coscienza all’interno di una casa della quale non ha ricordo, così come non sa bene come ci sia finita e quale sia il suo ruolo lì dentro. Le pareti distrutte, le foglie morte e due bicchieri da cocktail fanno pensare che qualcosa sia successo – tanto, tanto tempo fa – dentro quella casa. Qualcosa forse di poco bello (io ho pensato al veleno, ma sarebbe potuto bastare anche un litigio tra innamorati, o tra amanti), dopo il quale la signorina è rimasta per sempre ospite della dimora, forse impossibilitata a uscirne come la scena davanti alla porta sembra suggerire. Comunque, apprendiamo alla fine che il risveglio si ripete identico a se stesso ogni giorno, senza fine.

Come ho detto, la mia è solo una blanda interpretazione. Forse sotto a tutto c’è solo il tentativo di trovare un’ardita metafora della vita e della morte. Chissà! Il problema delle metafore è che più si deve far fatica per comprenderle e meno c’è la possibilità che esse vengano effettivamente comprese (il che è un problema se si vuole compiacere o quantomeno intrattenere il proprio pubblico), e che a volte esse rimangono chiare nella testa del regista…ma il regista dimentica di comunicarle anche a noi.

Un’altra cosa mi ha fatto venire in mente questo corto: quei ristoranti di classe che ti servono TRE ravioli cucinati DIVINAMENTE, ma che sono – appunto – TRE. E ogni volta ci si chiede: ma come mai devono essere per forza tre? Non potevano essere dieci, o anche sei? Insomma, se si vuol dare in pasto al pubblico una visione, è sempre obbligatorio fornirgli poco d’altro in merito a trama, senso compiuto, capacità di interessare e intrattenere?

Ora forse il regista mi picchierà, così come mi picchierebbe uno chef da cinque stelle. Eh, ma io non ho mica voluto dire queste cose per criticare! Capisco bene che il cinema è per prima cosa VISIONE, e solo dopo (e non sempre) è RACCONTO… Però ho voluto mettere in luce le cose che mi passano per la testa quando mangio… pardon, VEDO un corto visionario come questo, spesso a prescindere dalla qualità.

Comunque, per essere chiaro (non vorrei fare una recensione visionaria, di quelle che quando sono finite uno dice “ma insomma il corto gli è piaciuto o no?”), ripeto che Risvegli è molto ben fatto, interessante, agile, ammiccante, molto a suo agio con il riuscitissimo commento musicale, e in un certo senso completo in quello che esprime, chiaro e lineare (anche nel “non-interpretabile”) lì dove molti invece sono convoluti e distorti. Io avrei aggiunto un po’ di storia in più, comunque, ma de gustibus. Dal punto di vista della visione niente da dire: è un lavoro che sicuramente porterei come “compito” per dimostrare il mio valore tecnico.

Un saluto al regista!