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NON APRITE QUELLA CAZZO DI PORTA ! di Vincenzo Bellini

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    The Reign of Horror
    Post: 7.051
    Registrato il: 12/10/2004
    Utente Master
    00 30/05/2014 20:25
    Non aprire quella cazzo di porta! (Do not open the fucking door!)
    TITOLO CORTOMETRAGGIO: Non aprire quella cazzo di porta! (Do not open the fucking door!)
    LOCANDINA DEL CORTOMETRAGGIO:[IMG]http://[IMG]http://i61.tinypic.com/2gwt3i8.jpg[/IMG][/IMG]
    DURATA: 10' 37"
    REGIA: Vincenzo Bellini
    ATTORI PRINCIPALI: Claudio Scanu, Paolo Bellini, Vincenzo Bellini, Anna Peri, Parodi Carla, Irene Bellini, Andrea Paoselli
    SCENEGGIATURA: Vincenzo Bellini, Paolo Bellini
    MUSICHE: Vincenzo bellini, Footage Firm, Free Sock Music
    FOTOGRAFIA: Paolo Bellini
    MONTAGGIO: vincenzp bellini
    BREVE SINOSSI: Nel dopoguerra, la colonia Devoto sulle alture di Lavagna fu teatro di un tragico evento, un bimbo ospite della struttura scomparve senza lasciare traccia, fino a quando.....
    BREVE BIOGRAFIA DEL REGISTA: Nel 2006 per gioco giro il mio primo cortometraggio "I bambini perduti nel bosco", la cosa mi ha divertito ed ho continuato a giocare, realizzando nel tempo diversi cortometraggi di vario genere, tra cui "La Location, Harlequin, I Folli...siete voi, Il contratto ecc...
    FINESTRA player DOVE VISUALIZZARE IL CORTO O EVENTUALE LINK UTILE DOVE POTER VISIONARE IL CORTO:
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    osmanspare
    Post: 241
    Registrato il: 23/05/2011
    Utente Junior
    00 31/05/2014 15:03
    non mettete quella cazzo di parrucca!
    Il Maestro Bellini, presenza fissa in questo concorso, sforna quello che senza dubbio è il suo corto più divertente, lineare, privo di fronzoli e capace di andare dritto alla meta. Devo dire che – considerando la “poetica” Belliniana - l’operazione è perfettamente riuscita, e anzi la rapidità e la semplicità hanno giovato alla messa in scena. E’ necessario però CONOSCERE questa poetica, perché all’occhio inconsapevole il corto in questione può sembrare una semplice boutade… e per molti versi lo è, ma con coscienza.

    Convivono in questa opera tutti gli elementi che fanno parte della filosofia del Maestro riguardo al cinema e al fare cinema: il girare e raccontare in maniera disimpegnata, a volte approssimativa, senza mai prendersi troppo sul serio, usando come attori amici e parenti e condendo il tutto con molta autoironia… ma senza dimenticare una base di mestiere e un occhio attento (anche se sempre “divertito”) alle inquadrature e soprattutto alle ambientazioni, compreso un certo sottofondo soprannaturale molto “italiano” e convincente nella sua semplicità.

    In se, la storia è perfetta: in una vecchia colonia dei tempi del fascismo un bambino sparisce e non è mai più ritrovato. In mano a un qualsiasi regista americano da questo incipit sarebbe venuto tranquillamente fuori un “found footage” o un “mockumentary” da novanta minuti, di quelli che si prendono terribilmente sul serio e che svelano terribili misteri e misfatti. Ma Bellini di queste storie cupe e angosciose non se ne fa niente, e preferisce partire da questo spunto per narrare il nulla, l’allegra passeggiata di due (tre) cretini; trovando anche il tempo per prendere bonariamente in giro tutta questa serietà: “nei film lo dicono sempre che NON BISOGNA APRIRE QUELLA PORTA!”

    “Eh, ma io quel film lì non l’ho mica visto!” si lamenta e si giustifica l’amico responsabile dell’apertura, come a dire che, insomma, mica si può considerare tutto sempre e solo nell’ottica della serietà e dello spettacolo tragico! Ci si dovrà pur divertire ogni tanto! E infatti, dietro alla terribile porta chiusa… troviamo lo scherzo finale, il mostro “bischero” che di fronte agli eroici speleologi/esploratori urbani si accorge di aver trovato due che son bischeri quanto lui. E come ha fatto il misterioso bischero a sopravvivere tutti quegli anni da solo dentro la colonia abbandonata? Boh, chi lo sa; forse era così bischero che non ci ha fatto neppure caso.

    Sappiamo tutti, in ogni caso, che il cinema di Bellini ha anche dei limiti: attori non-attori, messa in scena spesso approssimativa, effetti speciali molto casalinghi, dialoghi non sempre azzeccati, e trame sempre un po’ indecise, dall’aria di essere state inventate seguendo l’estro del momento. Tali difetti (che però sono anche un marchio di fabbrica) si notano anche qui,,, MA in maniera minore, visto che questo corto non prova praticamente mai a essere serio; in ogni caso va però ribadito che se ad uno spettatore “qualunque” questo corto potrebbe sembrare un passabile pasticcio, divertente ma senza ne capo ne coda, io – che sono il quarto bischero – riconosco al suo interno tutte le tematiche di un regista che secondo me è di ricco talento, ma che consapevolmente ha deciso di metterlo al servizio dell’allegria. Un corto quindi semplice, sicuramente non “meraviglioso” “stupefacente” o “imperdibile”; ma che ha una sua dignità e coerenza se considerato all’interno del percorso del regista, bischeri compresi.

    Due parole riguardo alla regia, che io trovo tutte le volte valida, a prescindere dalla storia. Mi piace soprattutto il rapporto che Bellini crea con le location che sceglie, il modo che ha di narrarne la fisicità e la “materia” della quale sono composte. Regia seria, valida, a mio parere degnissima. E bella anche la sigla, che non sfigurerebbe se messa in testa a un film horror o una produzione televisiva. Da questo punto di vista le doti del Bellini sono indiscutibili.

    Detto questo, rimane soltanto da citare il graditissimo ritorno – nella bellissima sigla finale – della famigerata PARRUCCA che i fan Belliniani hanno imparato ad amare; dopodiché è già il momento dei saluti.

    A presto!
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    erib
    Post: 228
    Registrato il: 05/05/2008
    Utente Junior
    00 31/05/2014 18:59
    Ho sempre apprezzato il tuo modo di fare critica, la chiarezza e il modo pacato di esprimere le tue argomentazioni e anche in questo caso hai centrato l'obiettivo.
    Il corto è quello che hai detto, io non potrei aggiungere nulla di più.
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    erib
    Post: 229
    Registrato il: 05/05/2008
    Utente Junior
    00 31/05/2014 19:00
    ah mi ero dimenticato, grazie!
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    F.Hannibal
    Post: 12
    Registrato il: 12/04/2014
    Utente Junior
    00 31/05/2014 19:10
    Simpatico, se visto nel modo giusto
    Tecnicamente il corto è pessimo, chiariamo subito. Gli attori non sono credibili, la storia è approssimativa, la location è sfruttata male e nel complesso regia-montaggio-fotografia sono davvero al limite del mediocre. Però il corto mi ha strappato un paio di risate e mi ha divertito. Quindi, per me, non è tra i peggiori in concorso.
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    osmanspare
    Post: 255
    Registrato il: 23/05/2011
    Utente Junior
    00 31/05/2014 19:23
    Re:
    erib, 31/05/2014 18:59:

    Ho sempre apprezzato il tuo modo di fare critica, la chiarezza e il modo pacato di esprimere le tue argomentazioni e anche in questo caso hai centrato l'obiettivo.
    Il corto è quello che hai detto, io non potrei aggiungere nulla di più.




    Sono contento dell'apprezzamento. Il grazie lo devo dire io!
    Un saluto!
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    boskoz
    Post: 2.263
    Registrato il: 26/01/2010
    Utente Veteran
    00 31/05/2014 20:04
    Vincenzo Bellini è un frequentatore del Festival di vecchia data. Fino ad oggi era stato il “maestro dei kolossal” presentando, tutte le volte che l’ho visto io, corti da 25 minuti di durata (il massimo) dotati di buona trama, buona cura realizzativa, certamente di piacevole visione.
    Credevo di conoscerlo e di averne capito lo stile, ed approcciandomi a Non aprire quella cazzo di porta mi aspettavo forse qualcosa di meno elaborato stavolta (la durata per il Bellini era inusuale, 10 minuti?) ma non ero certamente preparato a ciò che ho visto.

    E ciò che ho visto non mi è piaciuto, onestamente.

    La storia parte bene e mi sembrava che da parte del regista ci fosse il suo solito impegno, appena notata la ricercatezza della location scelta per girare il corto, un edificio creato negli anni ’30 sulle pendici del Monte Zatta usato come centro di accoglienza prima, e casa di cura poi. Una location suggestiva che…è andata sprecata per quello che poi sarà lo svolgimento della vicenda.
    Una sorta di barzelletta che si poteva girare praticamente ovunque.

    Questo corto vuole essere forse un po’ troppe cose, ma alla fine non si specializza bene in nessuna. Parrebbe essere inizialmente una sorta di found footage, ma la voce narrante non è “in diretta” ma postuma, senza contare poi che la regia esce dalla prima persona entro breve, quindi non si capisce bene quale fosse l’idea del regista, e poi c’è il genere, si parte tentando di costruire un minimo di tensione, salvo buttare poi tutto in vacca a suon di pernacchie. In maniera neanche troppo divertente, devo ammettere.
    Per il sottoscritto non funziona come horror, non funziona come trash, ne come comedy.

    Sembra uno di quei prodotti che divertono molto chi li realizza e molto poco chi guarda. Mi è parso un corto autocelebrativo fatto da una crew che lavora assieme da tempo e che aveva voglia di farsi quattro risate tra loro, ma temo che prodotti del genere siano destinati a lasciare il tempo che trovano, e che sia difficile che possano avere un senso o riscuotere una qualsivoglia forma di plauso fuori dalle quattro mura domestiche, quando visto da qualcuno non addetto ai lavori.

    Una barzelletta raccontata da Bellini e dai suoi amici, che loro sicuramente apprezzeranno.

    Io invece la battuta non l’ho capita e resto nuovamente in attesa dei tuoi kolossal, Vincenzo.
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    erib
    Post: 230
    Registrato il: 05/05/2008
    Utente Junior
    00 02/06/2014 12:44
    ai ragione Boskoz i miei "Kolossal" sono le cose migliori che ho realizzato, mi dispiace averti deluso e non averti strappato nemmeno un sorriso, per il resto ok
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    GIOLE
    Post: 201
    Registrato il: 13/10/2004
    Utente Junior
    00 08/06/2014 19:30
    Non corcordo con il giudizio del collega boskoz.
    "Non aprite quella cazzo ( o forse meglio dire 'hazzo ) di porta" è un cortometraggio che, pur avendi dei ovvi limiti dovuti a budget, e attori non professionisti, prende in giro, riuscendoci, certi clichè del cinema horror.
    L'ambientazione non è male, e a tratti fa perfino ricordare film come "Esp" o "Session 9" nella sua amatorialità.
    La voce fuori campo all'inizio, con marcato accento toscano, mette subito le cose in chiaro dando una impronta evidentemente ironica al lavoro presentato.
    Insomma, qualche sano sorriso, in questa edizione del festival, Vincenzo Bellini è riuscito a strapparcelo.
    Bellini ama girare i suoi "kolossal" e saremo ben lieti di vederli anche nei prossimi anni.
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    erib
    Post: 232
    Registrato il: 05/05/2008
    Utente Junior
    00 09/06/2014 00:00
    Geniale! devo levare la c da cazzo, il tuo suggerimento è la ciliegina sulla torta, ....hazzo come ho fatto a non pensarci.
    Sono contento che il corto ti abbia strappato un sorriso, era quello che volevo, strappare un sorriso e "strapparmi un sorriso".
    In un post precedente, scritto un anno fa in un'altra sezione del forum (il corto è stato girato nel 2012), rispondevo a Wampir:

    "Lo scopo era di girare delle scene che documentassero lo stato di questa struttura, questo complesso mi ricordava la mia infanzia, quando ho vissuto per un certo periodo in un collegio. Avevo una sorta di inquietudine e malinconia nel girare tra quei lunghi corridoi vuoti e senza più vita. Così per rompere quel malessere e quel nodo alla gola che mi aveva preso, abbiamo improvvisato alcune scene di carattere opposto. In "Harlequin", un nostro corto del 2011, nel titoli di coda riporto una frase che dice "Ridicolizzare le nostre paure e i nostri demoni, è un modo per liberarcene....", in quel momento stavo esorcizzando le mie paure! "

    I tre bischeri che "recitano", io, mio fratello e mio cugino (lo scherpa), hanno passato parte della loro infanzia in un collegio quindi per noi, la cosa è stata terapeutica.
    In fondo se Boskoz lo ha trovato troppo personale, non ha tutti i torti, anche se il senso generale è solo una divertita e bonaria presa in giro di certi cliché, come ha notato Giole, o come Osmanspare "...può sembrare una semplice boutade… e per molti versi lo è, ma con coscienza."