00 23/06/2015 00:35
È innegabile: alcuni luoghi Parlano.

La casa di una nonna, per esempio, con i suoi profumi e i suoi colori, rimarrà tale per sempre nella memoria di una persona che ci ha passato tanti periodi della sua infanzia, anche se ormai è adulto e la nonna non c’è più.
Ma anche i luoghi negativi Parlano, eccome.
E questa è l’introduzione di base di Offspring, di Simone Mancini, che ci racconta la storia di una ragazza dal passato travagliato che ha abbandonato la sua casa di origine, nonostante fosse di sua proprietà, per lasciarsi alle spalle soprattutto una madre padrona e le sue terribili punizioni. Ora la madre, che era stata rinchiusa anche in una clinica per malati mentali ed in seguito rilasciata, è morta suicida, e la giovane donna sarà costretta a tornare in quella terribile magione al fine di venderla, entrando così in contatto con tutti i demoni del passato che quel luogo le rievoca.

Ma questa, come dicevo, è solo l’introduzione, perché si rivelerà esserci sotto ben altro al cuore della vicenda, in quello che si può definire un buon twist finale.

Ho trovato visivamente molto accattivante e ben curato questo lavoro di Simone Mancini, che dimostra una competenza generale e dell’esperienza innegabile nel campo registico.
Il ritmo sostenuto, la buona recitazione sia del cast giovane che di quello meno giovane e l’interessante svolgersi della trama non banale, ben riempiono questi 20 minuti di durata, che scorrono privi di noia ed intrattengono lo spettatore fino alle dure battute finali. Buono anche il comparto audio, eccezion fatta forse per qualche dialogo ridoppiato non magnificamente, per un corto complessivamente interessante e di ottima fattura.

Una visione da consigliare senza remore, complimenti a Simone Mancini e a tutto il cast.