00 01/07/2015 00:37
Corto molto breve, più la minaccia di un’idea che un’idea vera, prologo senza epilogo, partita aperta e chiusa basandosi su suggestioni valide, evanescenti, forti nella messa in scena, meno forti nel significato.

Regia buona, fotografia azzeccata e molto italiana. Molto lontana dal corto precedente, Miracolo Veneto, lontanissima direi.
Devo subito dire di aver apprezzato di più Miracolo, per quel che riguarda la storia, di certo più complessa e articolata; ma si tratta di sfumature, e in effetti valutare “migliore” quel corto è quasi troppo facile, forse riduttivo nei confronti di QUESTO, che in fondo è una semplice prosecuzione, sebbene con tematiche diverse, di un discorso iniziato in precedenza. La differenza sostanziale, in fin dei conti, tra Miracolo e questo, si riduce a una sola, e cioè al tentativo di raccontare per sottrazione, portato alle estreme conseguenze, che come risultato da’ vita a una storia che si vuole lasciare all’interpretazione dello spettatore, che non inizia e non finisce, ma – credo per precisa volontà del regista- sempre si perpetua, con la complicità del secondo vero protagonista del video dopo il pazzo medico, e cioè la città, crogiolo di corpi e di menti, labirinto nel quale possono prendere vita e prosperare le più aliene forme di vita, in cui le emozioni e le passioni dei residenti riempiono e imbevono strade, vicoli e palazzi.
Ed è qui, rispetto a Miracolo, che inizia la vera sfida.

Cosa sta cercando lo stregone moderno? Non è dato sapere. Forse la vita eterna, forse la cura per un male che lo affligge, o che forse affligge qualcuno a lui caro. E’ buono o cattivo lo stregone? Chissà, parrebbe essere cattivo, ma anche questo rimane un non-detto, lasciato alla nostra interpretazione e sensibilità. Ed è meglio così, perché se avessimo avuto a che fare con un “semplice” scienziato pazzo con assistente Igor donna al fianco, colto durante una delle sue notti di lavoro – e magari senza neppure la città a fargli da spalla – il corto avrebbe perso molti punti. Sarebbe diventato, in pratica, il solito Slasher, storia di torture assortite o cose del genere.
Invece, in questo modo, credo si elevi rispetto alla ricca folla di epigoni. Sia per la ricerca di una via personale, sia per la grande importanza data alle immagini (del resto, si sta facendo cinema, che è un’arte visiva), sia per il tentativo di arricchire la propria narrazione di sottintesi e contenuti aperti all’interpretazione.

In ogni caso, data la sua brevità, inutile aggiungere altro. Evocativo e ben girato, il video affascina e convince. Mostra segni di una forte evoluzione, un approccio del tutto visivo che mi convince molto, e pare essere un passo avanti che potrebbe portare a risultati molto migliori in un prossimo futuro.
Difficile essere convincenti raccontando quasi nulla, e altrettanto essere interessanti lavorando di sottrazione. Ma se si riesce a padroneggiare quest’arte – queste arti – i risultati possono essere ottimi.
Aspettiamo dunque a braccia aperte, curiosi di vedere cosa accadrà nei prossimi corti.