00 01/07/2015 00:50
Lorenzo Settevendemie aveva partecipato, se non sbaglio, l’anno scorso, o comunque a una delle edizioni precedenti di questo concorso, con un corto sicuramente non memorabile, pieno di ingenuità e svolte di trama poco plausibili.
In questo suo corto d’esordio, però, nonostante molte incertezze permangono, ho notato che era stato fatto un lavoro migliore, al punto che non faticherei a collocarlo in gradino più su rispetto alla sua opera successiva che avevo potuto vedere nel Fest.

Istinto Assassino non è certamente originale, è imperfetto, si basa su attori e dialoghi non certo professionistici, manca di fotografia, non è curato nei dettagli, ha un montaggio fatto di stacchi netti- vere e proprie troncature amatoriali, con almeno in un paio di occasioni si vede addirittura vibrare la telecamera – e andando avanti si tronca le gambe sterzando troppo sul versante dell’implausibilità e delle forzature, ma per il resto fa il suo dovere mettendo in piedi una storia molto debitrice ai thriller di Dario Argento (chiaramente omaggiato nella prima scena) eppure lineare e portata avanti con sufficiente scioltezza.
L’assenza di demoni dei boschi, di pugnali dai mistici poteri e di terribili maledizioni si nota, con effetto positivo. E anche se questo corto non dice nulla di nuovo, perlomeno lo dice in maniera (quasi) corretta, mettendo in piedi un piccolo mistero macabro senza tanti fronzoli.
Unica pecca? Un epilogo forzato, come dicevo, lì dove l’assassino abbandona un pacchetto pieno di foto compromettenti ma pare sapere per certo che la sua vittima predestinata:
1. Non fuggirà andando subito alla polizia (e si che avrebbe le prove per poterlo fare, mettendo realmente nei guai il killer!)
2. non lo affronterà ma farà finta di niente
3. deciderà di portarlo con sé in un posto solitario (ma per quale possibile ragione, visto che ha appena scoperto che il suo fidanzato è un probabile assassino????)
4.porterà con sé il coltello che lui ha preparato per lei, e lo userà
5. fuggirà dopo il misfatto dandogli tutto il tempo di preparare il colpo di scena finale
6.tornerà sulla scena del delitto cadendo vittima del suo inganno.

In questo senso, il personaggio della ragazza e tutta la messa in scena appaiono sicuramente forzate, con lei “vittima” più della sceneggiatura che del serial killer. Sarebbe bastato che la ragazza avesse compiuto una qualsiasi azione non prevista dal killer e tutto il piano sarebbe andato in rovina. Ma se invece avesse deciso di telefonare alla polizia? O anche, nel caso avesse avuto paura, cosa sarebbe successo se avesse deciso di andare al cinema, e poi fosse fuggita approfittando della folla? Come poteva l’assassino anche solo immaginare che tutto sarebbe andato come aveva previsto?
Posso immaginare che il killer avesse congegnato il suo piano solo a grandi linee, immaginando poi di adattarsi alla situazione che si sarebbe determinata, ma ugualmente è un pò implausibile che tutto vada esattamente in una direzione per lui ottimale, al punto di metterlo perfettamente in grado di giocare il suo “scherzo” alla povera vittima. Sono troppe le coincidenze positive, davvero troppe per essere verosimili.

Comunque, a parte questo, devo dire che la visione è stata piacevole, cosa che ha stupito me per primo. Il lavoro, l’ho già detto, è imperfetto; ma l’omaggio sentito e sincero, il tentativo di messa in scena sufficiente, e la trama tutto sommato lineare. Di certo le ambientazioni realistiche, noir e urbane si addicono meglio al nostro regista, che pur mostrandosi amatoriale in quel suo lontano esordio, ha dimostrato se non altro di saper comprendere le dinamiche e le strutture dei vecchi film italiani che ha citato.

Per quel che voleva essere, e cioè un omaggio a un certo genere cinematografico, il corto è riuscito.