00 16/07/2015 13:58
Vorrei puntualizzare che le lodi che ho rivolto a Smalto Nero non riguardavano la sua capacità di riprodurre fedelmente questa o quell’epoca storica, bensì – cito testualmente da me stesso, like a boss, ahahahaha – la capacità di “rendere più facile l’immedesimazione” dello spettatore.

Smalto Nero è chiaramente un corto d'impronta fantasy, e nei limiti delle proprie possibilità cerca di comportarsi come tale con location e costumi apprezzabili, ottenendo il risultato che – pur con ovvie improvvisazioni e imperfezioni – chi guarda la storia possa “entrare” con maggiore facilità nel mondo che il regista ha tentato di mettere in piedi.

Diverso è – a mio parere – avere un regista che ad esempio ti dice “siamo nella terra degli hobbit, dove i draghi volano su Mordor” e intanto ti inquadra la torre di un acquedotto abbandonato con sotto un distributore dell’Agip.

Mi-Go, infatti, avrebbe TOTALMENTE evitato la mia critica se – invece di sforzarsi di ambientare tutto in america – si fosse anche solo limitato a far dire ai suoi personaggi: “salve, sono il professor Mancinelli e vivo a Trezzate d’Adda”. Quello che criticavo in Mi-Go (perlomeno nella prima parte dato che la seconda è migliore), e che invece ho lodato in Smalto Nero, non è stata l’accuratezza o la precisione, quanto piuttosto la capacità del regista di FAR CREDERE allo spettatore che la sua imperfetta location sia VERAMENTE quella che lui afferma che sia.

Smalto Nero ha detto: “siamo in un mondo fantastico e medioevaleggiante”, e ci mostra gente in costume con cappelli e alambicchi. Sono perfetti? No. Ma sono coerenti, quindi per me – considerando che nessuno di noi è ricco ma anzi deve lavorare con ciò che ha – lo sforzo è da mettere in evidenza.

Mi-Go mi dice “siamo in Vermont nel 1980”, e poi mi mostra l’alfa romeo nuova, la tastiera con l’euro, la stazioncina dei treni italiana e i personaggi che parlano con evidenti cadenze dialettali. Il contenuto è coerente con le premesse? Non proprio, svia l’attenzione dello spettatore, è imperfetto, quindi per me non va.

Ma – come ripeto – sarebbe bastato POCHISSIMO; semplicemente il “coraggio” di ambientare Mi-Go a Milanello, mostrando un’ambientazione un minimo coerente con l’epoca storica presa in considerazione, e io non avrei posto alcuna critica ma anzi lodato il corto mille volte di più, anche solo per il suo coraggio di usare luoghi italiani come tali. Abbiamo un grande paese, pieno di folklore e leggende, perché dobbiamo sempre affondare nell’imitazione degli americani?

DETTO QUESTO – che non vuole essere una nuova presa in giro ma solo una spiegazione più accurata del mio punto di vista, che forse non si era capito - capisco benissimo se Dario è rimasto offeso, e direi che dal SUO punto di vista ne abbia tutte le ragioni.

Chi mi conosce sa benissimo che io ho il MASSIMO rispetto per tutti gli autori che si impegnano a fare corti horror, e che quando ho inserito il riferimento al Vermont non era certo come una presa per il culo, ma solo per fare un riferimento INTERNO al Fest, in modo che chi avesse voluto avrebbe potuto fare i debiti confronti tra i due modi di narrare, e proprio per far capire meglio attraverso quale metro di giudizio ho valutato come valido Smalto Nero, e meno valido Mi-Go.

Chi però non mi conosce, come Dario, non ha alcun modo di credere alla mia buona fede, quindi non ho problemi a ringraziarlo della puntualizzazione e scusarmi se ha pensato che lo volessi offendere. Io non ho fatto altro che fare riferimento a un errore che consideravo tale e del quale avevo già parlato apertamente nella critica al corto stesso, ma capisco che il paragone può sembrare offensivo, e forse è poco rispettoso nei confronti di un autore, che comunque – a prescindere da ciò che vale – si sente usato come pietra di paragone intesa in senso negativo.

Io l’ho fatto, in perfetta buona fede (e dando per scontato che tutti capiscano il mio rispetto e le mie motivazioni) perché credo che comunque quando gli errori ci sono è inutile nasconderli, ma da essi si può solo imparare o far imparare gli altri, ed ecco perché a volte mi permetto di essere “cattivo” nei confronti dei partecipanti. Ma ovviamente un conto è essere il critico, e un contro è essere l’autore. Vedrò quindi di non ripetere in futuro questo modo di fare.

Un saluto a tutti!