00 01/07/2015 00:32
Ecco un corto che – pur non essendo girato da Firpo – sprizza Firpismo (o Firpianità) da tutti i pori. Merito del fatto, ovviamente, che di Firpo è la sceneggiatura, e che il protagonista è quel Vagnard Corvo che nei suoi corti appare sempre.
Il risultato è una black comedy girata molto bene, con un bell’uso delle luci e dell’ambiente circostante (sebbene ristrettissimo), e che fa bene il suo dovere sia nelle parti comiche che in quelle “serie”, seppure con alcune imprecisioni.

E’ lampante, credo, il fatto che il corto sia in parte rallentato da dialoghi fittissimi, non esattamente rapidi, che avrebbero giovato di una leggera potatura. Per quanto riguarda la parte comica, infatti, sebbene il personaggio di Don Cristino sia efficace e azzeccato nel suo essere sopra le righe, una sua vaga verbosità e il tentativo continuo di fare ironia nei confronti della Chiesa, la religione e tutto ciò che gli gravita intorno, rende la commedia troppo densa per essere davvero divertente. E’ come vedere un Fantozzi nel quale i personaggi recitino 4 battute in più in ogni dialogo, cercando nello stesso tempo di rendere palese il significato di OGNI loro affermazione.
Un po’ la stessa cosa accade nella parte “seria”, sebbene in modo minore, e nell’epilogo molto lungo, forse troppo, che ribadisce ancora i punti già espressi all’inizio.

A parte questo, però, che deriva forse dal fatto di aver affidato la propria opera a un altro,fuori dal suo controllo, Firpo fa un buon lavoro nella storia, e il regista Valerio Sperati fa un altrettanto buon lavoro nella messa in scena, che sicuramente supera i corti del suo sceneggiatore in quanto ad atmosfere, fotografia, impatto scenico e correttezza espressiva, nel rispetto dei vari toni (serio e grottesco) dell’opera.

In particolare, ottima e davvero significativa la funzione svolta dalla camera da letto, che un attimo prima è una normale stanza; e l’attimo dopo – senza che nulla apparentemente sia cambiato – è diventata una piccola parte d’inferno. Ottima idea, dalla grande suggestione, che insegna come – soprattutto nei corti amatoriali a basso o zero budget – sia IMPORTANTISSIMO fare di necessità virtù, e sfruttare al meglio i pochi elementi disponibili piuttosto che inventarsene alcuni che non possiamo assolutamente sperare di rendere realistici.
Semplicemente con un’affermazione detta da uno dei protagonisti, ecco che una normale camera da letto si trasforma in un luogo claustrofobico e inquietante, facendo leva anche sulla fantasia dello spettatore. Cosa chiedere di più? E bello anche il mostro, efficace nel suo essere essenziale.

Interessanti e inattese le svolte di trama, quasi Dylandoghiane, e azzeccatissimo i due personaggi principali, ben caratterizzati e abili nella recitazione (ma anche i personaggi di contorno se la cavano bene). Divertenti le battute, mai dozzinali o ridicole ma in alcuni casi molto acute, e vincente la figura di questo Fra’Diavolo, di certo originale e quanto mai azzeccata.
Anche se, in effetti, un diavolo che si finge angelo e lotta contro il male, non finisce, sebbene con metodi discutibili, per fare il lavoro di Dio, remandosi contro? Comunque, questo è uno di quei casi nei quali è forse inutile concentrarsi troppo sulle piccolezze, e godersi la messa in scena che vuole soprattutto essere grottesca, e non certo filologicamente impeccabile.

In definitiva, l’accoppiata dei due autori credo funzioni a meraviglia. Firpo, forse sollevato dal fardello della regia, tira fuori la sua storia più complessa e dialogata, dimostrandosi – lungaggini a parte – autore capace di mettere insieme dei bei personaggi e una bella trama, originale e varia. E Sperati, da parte sua, mette in scena la storia nel miglior modo e tono possibili, senza mai eccedere nelle sviolinate artistiche, senza lasciarsi andare a voli pindarici, senza sbagliare mai i toni, riuscendo a risultare convincente anche quando l’azione si fa più seria.

Davvero un bel prodotto, non c’è che dire.