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Torna Giorgio DoppiaG, paladino dell’ horror più comico e carnascialesco, con un corto che unisce 2 classici del cinema: il selvaggio west e i morti viventi.
Di positivo possiamo dire che il corto è agile e divertente come sempre, ha una bellissima locandina, una grande cura per i particolari, addirittura una sigla finale fatta ad hoc, è girato con ritmo e con qualche trovata davvero azzeccata (tipo la novità dell’uso dei disegni o di altri effetti grafici all’interno del video, idea adattissima al tipo di regia di G2G, e molto gradita dal sottoscritto), rapido e coloratissimo… MA, confermando una tendenza vista già nelle opere precedenti, cede alla tentazione di una storia che – a fronte di una gran cura per i dettagli - è sempre meno complessa, sempre meno originale, sempre meno incisiva rispetto alle opere precedenti, offrendo agli spettatori una trama horror che dire lineare è dir poco: indiani urlanti risvegliano indiano morto e incazzoso. Cacciatore di taglie si mette sulle sue tracce. Lo trova subito. Lo uccide. Fine.
Francamente devo dire di essere rimasto un po’ stupito, e non in senso positivo, davanti a una trama così semplice. Di solito, quando un regista “cresce”, crescono con lui le sue storie, le trame si complicano, i significati (seri o comici) si fanno più sottili e raffinati. In questo caso, invece – sempre tenendo in considerazione il basso budget, il fatto che DoppiaG fa cinema che vuole essere semplicemente allegro e disimpegnato, e che nessuno gli sta chiedendo di diventare Shakespeare! – ho assistito all’effetto opposto, al punto che stavolta la trama mi è parsa quasi come un fardello necessario, un elemento da ridurre all’osso e “sopportare” solo per far vedere qualche scenetta simpatica. Scenette che tra l’altro non sono neppure molto diverse da quelle girate in precedenza.

Se prendiamo come riferimento il corto di DoppiaG girato nel 2010, quello coi Templari Morti Viventi, ci pare che si respirasse tutt’altra aria, c’era un’atmosfera surreale e delle trovate coraggiose che compensavano ampiamente l’amatorialità del tutto. E anche il corto dell’anno scorso, quello col ranocchio mutante, è stato un pò più “coraggioso” se paragonato a questo.
E dato che parliamo di Frogodile: se non ricordo male il finale vedeva l’eroe e il suo assistente lottare contro la rana. Uno dei due veniva ferito, ma l’altro riusciva a far saltare la rana in un duello all’ultimo sangue, facendola esplodere. Praticamente la stessa, identica trovata usata quest’anno, e se non sbaglio anche in precedenza. Ma con un effetto scenico molto, molto minore, dato dal fatto che – almeno per quel che mi riguarda – queste trovate tipiche di DoppiaG cominciano a essere un po’ ripetitive, e iniziano a darmi l’impressione di girare a vuoto.

L’unica spiegazione che mi viene in mente è che – essendo questo corto inserito in un film insieme ad altri 16 – ci sia stata da parte di DoppiaG la necessità di rimanere all’interno di un certo minutaggio, che non gli ha consentito di sviluppare la trama nel modo giusto; ma questa è una giustificazione che regge solo fino a un certo punto, e il sospetto che resta è che il nostro bravo regista in questo caso non avesse semplicemente nulla di nuovo da raccontare.
Sarà davvero così? E questo è solo un caso o sintomo di un vero e proprio “difetto”? Non so, non credo. So solo che, dopo le ultime prove, mi sarei sinceramente aspettato di più a livello di trama da un bravo artista come DoppiaG, che comunque conferma le sue doti di regista funambolico e “solare”, che si diverte a spaziare tra i generi, che ha migliorato il suo stile, che è bravissimo negli stacchi da una scena all’altra, che riesce a sfruttare al massimo il poco che ha, che riesce a tirare fuori dal cappello degli effetti speciali artigianali ma simpatici, e che stavolta ha confezionato un bel finale Tarantiniano.

In definitiva, però, West & Zombi intrattiene in modo sufficiente, visivamente è simpatico… ma nulla più; e da’ l’impressione che la cura per i particolari, le citazioni, gli omaggi, equivalga ormai a un “fissare troppo l’albero e non vedere più la foresta”.

Vedremo cosa porterà il futuro.