00 23/06/2015 01:08
Confession di Carlo De Santis è uno di quei lavori che gode di più chiavi di lettura.

Giunto quasi alla conclusione dell’opera, mi stavo già trovando a soppesarne pregi e difetti, questi ultimi rintracciabili in una serie di dialoghi un po’ troppo meccanici, pieni di parole che colloquialmente non si usano mai, soprattutto fra ragazzi (pervaso, dilaniato, fendenti..), termini troppo “eruditi” per il linguaggio comune, adatti più ad un racconto scritto che alle parole, e poi una sceneggiatura che cominciava bene, ma che poi mi sembrava non fosse approdata da nessuna parte…e, mentre pensavo tutto ciò, l’illuminazione.

Tramite una delle chiavi di lettura con le quali si può intendere il corto (e non è obbligatorio intenderlo così, anzi, potrei benissimo sbagliare) tutti i difetti che avevo riscontrato nel corso della visione verrebbero meno.
In realtà, quello che si è visto non è accaduto (o per lo meno non così, e non ancora) in quanto, con la mia interpretazione, è il ragazzo che abita nella casa con Emma ad aver ricevuto una lettera di offerta di denaro, una volta, ed è stato lui stesso a compiere un omicidio: quello della ragazza.
Poi, si è messo a riflettere sul modo di poter uscire da questa situazione con le mani relativamente pulite, ed è proprio questo che noi vediamo nel corso di tutto il corto: le sue macchinazioni.
Attirare a casa sua un amico a ora tarda, ucciderlo, dandogli la colpa dell’uccisione di Emma e passando lui stesso per vittima, ‘colpevole’ magari solo di autodifesa.

E, mentre pensa a tutto questo, lo pensa con la sua testa, ed ecco spiegati i dialoghi zeppi di “paroloni”, questi scambi di battute un po’ romanzati, perché lui è uno scrittore in fondo, ed è con tali termini che si esprime di solito, con i quali lavora il suo cervello.

De Santis con Martin vinse il premio come miglior sceneggiatura l’anno scorso al festival del 2014 ed anche in quel caso io percepii un “secondo livello” di sceneggiatura, nascosto sotto il pavimento di ciò che semplicemente si vede su schermo, e credo che quest’anno sia successa la stessa cosa.

O, per lo meno, certamente è successa a me.

Quindi, dopo un attimo di riflessione post visione, devo ammettere di avere per le mani un ottimo lavoro, nonostante qualche limite puramente tecnico (un audio di basso livello che porta a dialoghi rimbombanti, per esempio) ma che consiglierei di vedere a chiunque, perché c’è della sostanza vera messa in campo da De Santis, questa volta come l’anno passato.

Bravo.