00 01/07/2015 00:55
Inside the Woods si rifà alla figura dello Slender Man, spauracchio americano di ultima generazione, che nato dal nulla (da una foto inquietante per la precisione) si è subito insinuato nelle menti degli americani, divenendo un vero e proprio spauracchio del terrore. Di Slender Man è in preparazione un film, mi pare; e -come giustamente premettono gli autori del corto - a lui sono stati dedicati anche dei videogames da giocare online (ce n’è addirittura uno in cui compare una Slender Woman con il nome di Slendrina).

Slender Man è dunque un mostro moderno che “va forte”, inquietante al punto giusto e in un certo senso una Tabula Rasa sulla quale tutti possono scrivere, e questa è stata proprio la molla che ha spinto i due autori di questo corto a dedicargli la loro prima opera. Lo ammettono, infatti, con ammirevole (anche se forse un po’ ingenua) sincerità, proprio nella loro biografia, quando dicono che volevano “iniziare con qualcosa per cui la gente poteva esser attratta”.

E in fondo, perché no? Mentre qualcuno il pubblico e la notorietà pare bramarla e sfuggirla allo stesso tempo, come se desiderare di essere apprezzati fosse quasi “vergognoso”, i nostri due artisti esordienti hanno deciso di fare proprio la cosa più logica, e cioè cercare di attirare il pubblico con qualcosa di familiare, e nello stesso tempo di sufficientemente solido da permettere loro di partire senza andare completamente a naso ma seguendo una sorta di traccia preesistente date dal personaggio e dalle sue peculiarità.
Il risultato finale è un corto che dal punto di vista della trama è quasi nullo, che manca di alcuni degli elementi più classici che possono dar vita a una storia di successo, o anche solo di una storia sensata… eppure ciò che ne esce fuori è un prodotto affatto disprezzabile, che riesce a giocare benissimo con le atmosfere, e facendo leva sulle nostre paura inconsce (il buio!) riesce a inquietare in maniera sempre crescente.

Lo ripeto: non c’è trama in questo corto. Non si sa come mai la protagonista è lì, che gira di notte con una torcia. Non si sa chi sia, la protagonista, e quale sia il suo problema. Non si sa se sta cercando qualcosa o se sta fuggendo da qualcosa. Non si sa se sia venuta lì volontariamente o se ci si sia ritrovata. Non si sa chi le manda i messaggi e cosa voglia (visto che all’inizio le chiede di seguire le tracce, poi di stare attenta perché lo SlenderMan sta arrivando, e poi che deve lasciare in pace chi le sta scrivendo…boh?). Non si sa come mai lo Slender Man ce l’abbia con lei. Insomma: non si sa niente. E questo, in una storia che si rispetti, è spesso un errore… anzi è la dimostrazione che chi ha girato il video non ha idea di come si scriva una storia, e cosa sia importante metterci dentro per dare un minimo di senso al suo lavoro.

La sensazione che ho, in questo caso, è appunto questa, che si decida di fare horror sulla base di scene “fiche” che si vuole semplicemente replicare (in buona fede, ovvio) ma con un’assenza di basi che è plateale. Come un pittore che vuole imitare la Gioconda perché la trova bellissima ma non conosce l’anatomia.
Ma se la storia latita, ripeto anche questo, non manca la tensione; indizio del fatto che spesso le prime opere di autori di talento si muovono non seguendo regole ma per istinto, e proprio grazie all’istinto possono (inizialmente e momentaneamente, si spera) aggirare con eleganza i problemi riuscendo a dar vita a un prodotto finale ugualmente interessante.

Ed ecco, questo corto riesce proprio a fare questo. Manda una ragazza indifesa e a spalle nude in mezzo a un bosco di notte, facendola infilare dentro case diroccate che io non avrei MAI visitato di notte (e infatti, come ha detto Visani, complimenti per il coraggio!), e sfruttando l’atavico terrore dell’uomo per il buio, delle location inquietanti e sfruttate a dovere, dei bei movimenti di camera, e delle apparizioni del mostro rapide e sospese tra il “vedo e non vedo” (da sempre le più spaventose) è in grado di far crescere nello spettatore il livello di immedesimazione, e quindi la paura.

Non so gli altri giurati, ma a livello puramente emozionale io ho faticato ad arrivare alla fine del video, e devo dire che ho apprezzato il tentativo; peccato solo il finale, troppo rapido e poco incisivo, con il mostro visto troppo da vicino (cosa che ne ha limitato molto la credibilità) e con qualche minimo traballamento della telecamera a chiudere tutto a tarallucci e vino. Ragazza morta, Slender Man vincitore, amen.

Quindi, direi che un “bravi” i due amici se lo meritano, anzi più di uno: per la sincerità con la quale hanno messo in scena il loro video, per la sincerità degli obiettivi, per la passione, e per le atmosfere. Da rivedere il comparto “trame”, ma quello credo verrà col tempo, se ci saranno volontà e talento.

Ho visto opere prime sicuramente meno valide di questa, quindi non posso che sperare che i due amici continuino a lavorare, migliorando man mano e trovando quella sicurezza che ancora manca loro. Se al secondo, terzo, quarto, quinto, sesto, decimo corto fatto da loro troverò sempre la stessa approssimazione non sarò così “clemente”, anzi. Ma per ora li ringrazio della visione, e mi auguro di rivederli ancora.