00 01/07/2015 00:56
Dystopian è un corto di fantascienza, quindi un po’ fuori posto in un concorso che parla d’horror, e il video che ci è stato proposto è un beta tester, privo di doppiaggio e quindi incompleto.
Questo è un male, perché trovando un argomento un po’ “fuori sede” e un’opera che non si può giudicare in tutte le sue sfumature, chi recensisce rischia di fare un lavoro non perfetto, e non rispettoso dei meriti del regista.

Fortunatamente, però, ci viene incontro il fatto che Dystopian è un prodotto interessante e ambizioso come solo i migliori prodotti della fantascienza che io chiamo “sociologica” riescono a essere, ed è quindi relativamente semplice affermare che l’opera è ben fatta e di certo rilevante. Questo anche grazie al grande lavoro fatto dall’autore, che ha sostituito i suoi attori con personaggi digitali animati personalmente: impegno lungo, sfiancate, ne sono sicuro.

La trama di Dystopian, come si evince dal titolo, racconta di un mondo di un possibile futuro nel quale gli esseri umani sono stati via via superati, ostracizzati, ghettizzati e infine sterminati da una seconda razza creata da uno scienziato, i “digitali”, che nel suo sogno utopistico dovevano condurre il mondo alla perfezione dando vita a un’utopia nella quale ogni cosa sarebbe stata governata dalla logica, considerata l’unico rimedio possibile al cancro portato dai sentimenti e dalle passioni.

Il risultato è stato un mondo dal quale gli umani sono rimasti esclusi, e dove pare regnare una perfetta armonia, mantenuta tale da una polizia Digitale che indossa le uniformi dei soldati nazisti. I digitali hanno occupato le case degli umani, e si sono sostituiti a loro in tutto e per tutto, godendosi (se sono capaci di farlo) il mondo che si sono conquistati.
Ma gli umani? Eh, ovviamente non si sono arresi.

L’ho già detto e lo ripeto: questo corto è interessante per più di un motivo, e da’ vita a un mondo complesso e ben rappresentato, all’interno del quale anche i “rigidi” Digitali riescono a risultare accettabili agli occhi dello spettatore, al punto che alla fine di tutto – quando i padroni della Terra tornano a riprendersi il proprio posto – non è immediato né scontato fare il tifo per gli umani, nonostante le premesse ci suggerirebbero di fare il contrario.

Sì, l’umanità è stata scacciata e ghettizzata, sostituita e privata di tutto, e la fredda logica e la razionalità hanno sostituito il sentimento e la passione. Un vero incubo, insomma, contro il quale noi spettatori ci schieriamo volentieri, convinti anche che questa sia la volontà del regista. Ma quando alla fine i soldati umani ricompaiono, e giocano a morra cinese per decidere chi deve uccidere chi, ecco che gli oppressori assurgono improvvisamente al ruolo di oppressi, e diventa quasi automatico empatizzare con loro.

Il risultato finale è un corto nel quale è impossibile decidere dove sia il bene e dove il male, e nel quale il finale di speranza è nello stesso tempo amaro, amarissimo; tanto che non è possibile stabilire se sia un nuovo inizio o un’infinita stagnazione, una vittoria o una sconfitta, sia per i Digitali che per gli umani.
Ripeto: come solo la migliore fantascienza sociologica sa fare.
A parte questo, ottimi i titoli di testa, belle e non forzate le atmosfere, valida la struttura logica del mondo futuro, piacevoli gli effetti speciali “non così futuristici” e davvero presente il fattore emozionale, quello che poi – nonostante le premesse – è il fulcro di tutta la questione.

Unici dubbi: la parola “digitali” mi fa venire in mente la realtà virtuale e creature quindi virtuali; ma i protagonisti di questo corto dovrebbero essere robot, solidi e molto simili a noi, giusto? E Columbia è un vero e proprio pianeta? La cosa non è esattamente spiegata, tanto che personalmente ho avuto qualche dubbio a capire cosa fosse reale e cosa fosse “virtuale”.

Comunque, il corto è sicuramente personale, denso di contenuti e per molti versi originale. Ho trovato molto simpatica, e sicuramente azzeccata, la figura di questo mondo in mano ai robot, i quali – nonostante tecnicamente in grado di esserci superiori come intelletto, e non “gravati” dal peso delle passioni – alla fine si limitano a vivere nelle case degli umani, in un certo senso rubandone le vite, come se fossero incapaci di crearsene di proprie. Potenti e impotenti nello stesso tempo, vincitori e vittime, destinati a un aldilà forse tecnologico, forse no.
Davvero interessante dunque quest’opera. Forse sconterà un po’ il fatto di non essere propriamente horror, ma non si può che augurarle buona fortuna per tutti gli altri concorsi ai quali spero partecipi (e sperando anche che scelga di partecipare anche a quelli stranieri, di lingua inglese).

Bravi gli autori!