Continuo imperterrita nella mia missione completista.
Ieri è toccato a Great White (sì, quello spacciato per un 47 metri - cosa del tutto insensata, visto che il film si svolge per la maggior parte del tempo su una zattera gonfiabile e gli squali si mangiano gli sfigati di turno a fior d'acqua).
Che dire? La trama è imbarazzante, lo sviluppo di più, le dinamiche tra i protagonisti ai limiti del surreale, ma ovviamente non è questo che conta.
Perché io aspetto i denti aguzzi.
Li aspetto, sorbendomi noiosissimi siparietti da soap opera di cui non mi frega una beneamata cippa.
Alcune inquadrature dall’alto, con vista sul mare aperto, la zatterina alla deriva e l’inconfondibile silhouette di un gigantesco squalo che si avvicina, lasciano ben sperare.
Ma poi non si vede un cazzo, come al solito.
Lo squalo se li mangia sicuramente, perché questi, pluf, all’improvviso vanno sotto, l’acqua si tinge di rosso e gli altri sulla zattera si disperano, chi più chi meno. Però ehi, ci sono anch’io qui, e mi sono sciroppata 40 minuti di litigi fra coppie, ricordi del nonno ormai in cenere e altre amenità di cui avrei fatto volentieri a meno. Fatemi vedere qualcosa!
E in effetti verso la fine il film si anima un po’, trasformandosi in un action abbastanza improbabile in cui tra le altre cose segnalo come degne di nota: l’aitante ma non troppo protagonista biondo che sfonda con foga il cranio di uno squalo, il salvataggio subacqueo della bionda ad opera della giapponese, che si trasforma in una sorta di limonino al ralenty, uno squalo intrappolato tra i relitti che si dimena, urla e ringhia come un rotweiller, spalancando la bocca molto più di quanto credo possa fare realmente uno squalo.
Alla fine, spoiler, ma tanto non credo freghi niente a nessuno, e poi l'avete visto tutti e due, si salvano solo le due donne, alla faccia dell’ecosistema suprematista maschile.