00 30/06/2022 18:49
Film del 2018, regia di Lars von Trier, con Matt Dillon e Bruno Ganz.

Il noto, provocatorio e originale regista danese torna all'horror, genere in cui non si è spesso cimentato ma, quelle poche volte in cui lo ha fatto, gli esiti sono stati rimarcabili.

Il titolo non tragga in inganno, e non per la modifica rispetto al titolo inglese, che tutto sommato non è troppo diverso (The House That Jack Built), e il cui senso si capirà durante il film e non solo perché il protagonista è un ingegnere con la passione per l'architerrura, ma perché potrebbe far immaginare un film sulle case infestate, o simili. Si tratta invece di un film su di un serial-killer, nel modo in cui può averlo girato von Trier, e con l'aggiunta finale (non è uno spoiler) di elementi fantastici, che fanno uscire dal clima morboso e cruento, oltre che grottesco, del film fino a quel punto, e quindi non più realistici del tipico film sui serial-killer (in questo senso mi ha ricordato Maniac, di William Lustig).
La trama consiste nei cinque flashback del protagnoista serial-killer, raccontati dalla sua voce fuori campo in risposta a quella di un altro uomo, non meglio definito, con il quale si trova a chiacchierare serenamente. I cinque episodi sono solo una piccola parte delle innumerevoli gesta del nostro, e spiccano per bizzarria e a volte comicità, se non fosse per il clima di terrore anche psicologico in cui si svolgono, tanto da toccare in almeno un caso dei tabù.
Da menzionare le ottime prove attoriali di tutto il cast, e in particolare il protagonista.

Più che ottimo