Se il romanzo da cui è tratto (Mostri di Dean Koontz), che tanto mi era piaciuto da ragazzina, si è rivelato a distanza di anni un mezzo pacco, il film, che mi aveva già delusa allora, si riconferma oggi un pacco totale e conclamato.
L’idea di fondo non è malaccio, magari non originalissima: da un segretissimo laboratorio in cui vengono condotti segretissimi esperimenti governativi, fuggono due creature modificate geneticamente: un cane super intelligente (gli manca solo la parola, ma se gli dai le tessere dello Scarabeo sa scrivere) e un mostro zannuto con fattezze scimmiesche anche lui intelligentissimo ma che, al contrario del cane, che anche se OGM rimane comunque il migliore amico dell’uomo, odia tutti e fa a pezzi chiunque incontri, ma soprattutto odia il cane.
Ora, nel film non si prendono la briga di spiegare niente, se non il minimo a grandi tratti e in modo raffazzonato, e infatti anche la trama sembra un po’ una cazzatona, ma nel libro invece tutto ha un suo perché.
Faccio un esempio: la creatura, che nel romanzo è chiamata l’Outsider e nel film invece diventa l’Oxcom (che a me richiama un po' il nome di un farmaco), cava gli occhi alle sue vittime perché sa di essere un mostro, sa che tutti la odiano, la temono e la guardano con disgusto (è stata creata per combattere e incutere terrore al nemico), e quindi non vuole essere guardata da nessuno. Uccide la preda, la decapita, le cava gli occhi. Nel libro ci caga anche sopra, ma vabbè.
E odia il cane perché nel laboratorio erano vicini di gabbia e l’altro, un golden retriever (quello della carta igienica lunga, resistente e morbida, per intenderci) buono, bello e coccoloso, oltre che intelligente, ovviamente godeva delle attenzioni e dell’ammirazione di tutti, mentre lui, brutto come la morte, bavoso, puzzolente e letale, ovviamente non se lo filava nessuno.
Insomma, c’è tutta una storia dietro, con risvolti umani se vogliamo anche commoventi, personaggi ben caratterizzati a cui affezionarsi, una morale (sì, la solita: se giochi a fare Dio, va tutto a puttane; ma almeno c’è).
Il film invece è piatto come un 33 giri, i dialoghi sono imbarazzanti, Corey Haim immagino avesse già non pochi problemi di tossicodipendenza, data l’espressione perennemente imbambolata, soldi per gli effetti speciali non ne erano rimasti, e quindi tutti gli attacchi dell’Oxycontin (che come vedremo solo alla fine, è un tizio col costume tarocco di Chewbecca) si risolvono con frenetiche inquadrature al buio dove non si capisce una mazza.
Però, una nota positiva c’è ed è Michael Ironside, con il suo faccione ghignante a metà fra John Saxon e Jack Nicholson.
Il suo personaggio viene completamente stravolto rispetto al romanzo, il che si rivela essere l’unica scelta azzeccata di tutto il film, ritagliandogli un ruolo a lui assolutamente congeniale.
E di più non dico, perché è veramente l'unica "sorpresina" in un'ora e mezza di mediocrità.
In definitiva: film evitabilissimo, al di sotto della media dei prodotti anni ’80, da vedere al limite solo per la performance di Ironside, se anche voi gli volete bene.
P.S. Mo’ che faccio col secondo, che ho letto che è più aderente al romanzo ma fa più schifo di questo?