Opera prima di Domenico Croce, questo Vetro mi ha attirata per via del tema “hikikomori”, il cui fenomeno immagino conosciate perfettamente, ma se così non fosse, credo ke possiate risolvere con qualche ricerca in rete.
La vicenda si svolge effettivamente tutta all’interno di una stanza, quella in cui vive Lei, un’adolescente che si è volontariamente allontanata dal mondo esterno, mantenendo un legame soltanto col padre, con cui interagisce attraverso una gattaiola. I due studiano, giocano, chiacchierano, mangiano insieme, ma sempre divisi da una porta.
Lei passa le giornate disegnando, chattando con un ragazzo gentile conosciuto su un social, e spiando gli inquilini della casa di fronte attraverso le fessure di una tapparella rotta.
Se l’assunto fin qui sembra abbastanza hitchcockiano (sostituite la gamba ingessata di James Stewart con la fobia della protagonista), non stupirà che il passo successivo sia scoprire (o quantomeno sospettare) che uno dei dirimpettai potrebbe essere un assassino.
Ed è qui che il film imbocca definitivamente un’altra strada, quella del thriller, regalando qualche buon momento e un colpo di scena in particolare (no, non l’ultimo) veramente azzeccato.
Purtroppo la sceneggiatura è un disastro ed è proprio nella seconda parte che vengono a galla le magagne: troppi buchi di trama, troppe situazioni che definire poco plausibili è un eufemismo, troppi gli elementi che restano buttati lì senza una spiegazione.
E soprattutto, non capisco perché dilungarsi tanto sul tema attualissimo della reclusione sociale, che occupa una buona metà del film, se in realtà l’intenzione era quella di usarlo come mero espediente funzionale alla narrazione.
La sensazione è che Croce, cercando di stupire oltremodo lo spettatore, abbia finito per farla fuori dal vaso, come rivela l’incapacità di governare gli sviluppi della storia e di approfondire in modo esauriente la psicologia della protagonista.
Peccato.
Notevole però la giovane attrice che regge dignitosamente su di sé il peso di tutto il film e che se non sbaglio ha pure l’età giusta per andare al cinema col Maniak.