00 23/01/2023 13:16


Poliziottesco incentrato sul tema della scellerataggine di certi ragazzi di buona famiglia (il massacro del Circeo risale all’anno precedente), che qui non trovano di meglio da fare che rapinare benzinai e supermercati, lasciandosi dietro una scia di morti.
Insomma, un giorno di ordinaria e inspiegabile follia in una Milano non ancora da bere.

Film non privo di difetti, primo fra tutti, la scelta di un cast non particolarmente azzeccato, per quanto riguarda i tre giovani protagonisti: Max Delys, nel ruolo di “Luis”, è imbalsamato in una mono-espressione da fotoromanzo (non per niente, in quel periodo era uno dei volti di punta di Lancio); Benjamin Lev vorrebbe somigliare a un Citti meneghino, ma il suo personaggio, tra battute patetiche, citazioni cinefile (“la mala ordina”, dice, durante la scena con i due mafiosi che gli rifiutano i passaporti falsi) e risate sguaiate, risulta solo insopportabile; Stefano Patrizi, il “biondo”, forse è la figura più interessante fra le tre e pur non essendo eccelso nella recitazione, ha un faccino da bravo ragazzo che stride meravigliosamente bene con la freddezza di cui è animato.
Completano il gruppo Eleonora Giorgi, aiutata da un paio di occhioni acquosi e malinconici che funzionano meglio di tante parole, e Tomas Milian, che con la voce di Amendola dà vita a un ispettore molto umano e progressista che si discosta dai soliti poliziotti fascistoidi presenti in tanti film del genere.
Il motivo è sicuramente dovuto al fatto che il film l’ha scritto di Leo, anche stavolta prendendo spunto da Scerbanenco.
E infatti, accanto ad una trama che per quanto semplice, è avvincente e tiene incollati a suon di inseguimenti e sparatorie fino al disperato e inevitabile epilogo, è presente la costante attenzione dileiana ad aspetti più complessi e profondi, come l’ambiguo rapporto tra il Biondo e Luis, un connubio di machismo e omosessualità latente, smascherato dalle parole di Lea: “Il vostro è un rapporto d’amore. No, non capire male, quello sarebbe troppo facile. Per voi, è una cosa molto più sottile, contorta, tutta di cervello”.
Aspra anche la critica alla società, famiglia e istituzioni, la prima rea di aver creato questi “mostri”, per poi disinteressarsene (personalmente, condivido in toto la tirata di Milian ai genitori dei ragazzi, che un po’ dappertutto viene tacciata di eccessivo moralismo), le seconde incapaci di far fronte al disagio dilagante e neanche in grado di fermare (e salvare) tre teppistelli che ad ogni mossa che fanno, sprofondano sempre più in un mare di merda.

Per me da vedere, come ogni cosa in cui ci sia lo zampino di Ferdi.

P.S.: vi sfido a riconoscere l’attore che interpreta Lucio, qui al suo esordio. Io l’ho pensato, ma più come battuta, e invece ai titoli di coda era proprio lui.