L'esordiente Anna Zlokovic, alla regia del suo primo lungometraggio, mette subito in chiaro quali siano i suoi riferimenti.
E' impossibile infatti, seguendo le vicende della giovane Hannah che partorisce da un fianco il proprio malessere sotto forma di una creaturina mostruosa e cattiva, non pensare alla covata malefica di Cronenberg o alle prime due pellicole di Henenlotter, anche se poi il film prende un'altra strada che lo avvicina ad un altro titolo che non posso dirvi.
Purtroppo, nonostante le buone premesse e l'impegno, Appendage non è un capolavoro, e se per questo neanche un grande film, e soprattutto non riesce ad essere il perfetto connubio di commedia e horror puro a cui evidentemente aspirava.
Sono del parere che se decidi di girare un horror, per di più un body horror, devi essere disposto a gettare il cuore oltre l'ostacolo, che in questo caso significa osare e magari pastrugnare un po' anche con roba strana e morbosetta. E invece il film risulta troppo trattenuto da questo punto di vista. Avrei preferito che si sacrificasse del tempo dedicato a rimarcare i disagi e le frustrazioni della protagonista in favore di qualche sequenza più forte e cattiva (SPOILER: in questo film non muore nessuno).
Non dico che devi fare Society, ma già che ti presenti così referenziale nei confronti di certo cinema anni '80, fammi vedere un po' di quell'orrore.
Peccato, perché la storia, per quanto derivativa, nel complesso funziona bene e ne ho apprezzato il plot twist, nonostante la svolta porti in altri territori già battuti.
E peccato anche perché quella mostruosa "appendice" pupazzosa, cuginetta di Belial, mi è piaciuta.