Tra le fonti ispiratrici (sin dal titolo) de La ragazza del terzo piano (anche in questo archetipo di Polanski le intercapedini si sgretolano per dare alla luce reliquie) questo è il più criptico, ovvero (per me) uno di quei classici film che bisogna fare finta di avere capito per non sentirsi stupidi.
A livello storico, però, rappresenta un crocevia importante tra passato e futuro.
Il condominio sembra quello de Il profumo della signora in nero (che a sua volta qualcosa da Polanski aveva preso), e ad un certo punto compare pure il binomio palla/testa mozzata che tanto diede al piccolo capolavoro felliniano Toby Dammit: anche qui del resto c'è una bambina sinistra, in questo caso impersonata da Eva Ionesco pre-Maladolescenza con occhiaie alla Asia Argento.
In chiave futura, se da un lato Polanski affida il montaggio a Francois Bonnot che già curò quello di 4 mosche di velluto grigio, dall' altro anticipa a propria volta parecchio cinema argentiano a venire, dato che fa volare la Louma sulla facciata del palazzo come succederà in Tenebre, mostra cadute su lucernari come accadrà in Inferno, e si affida alla penna di Gerard Brach che contribuirà alla versione spaghetti de Il fantasma dell' opera; ed Argento stesso, più volte, dirà di avere ammassato mobili di fronte alla finestra per scongiurare un eventuale suicidio, proprio come fa il personaggio di Polanski in questo film!
Mi ha tediato, ad essere sincero, ma ricordo con piacere le musiche di Philippe Sarde.
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"Quanta benzina abbiamo?"
"Non molta."
"Okay..."