Vero, come dice l'amico Flavio, che il tema della demonizzazione televisiva non è affatto nuovo. Ma qui ho visto qualcosa di più: è l'appetito tossico di una gioventù annoiata in cui la televisione appare solo di striscio, essendo uno tra i tanti prodotti facilmente commestibili. Essa, come per gli altri pasti che consumerà la protagonista ( nutella e pane, per esempio ) è lì non come cibo centrale, ma come uno fra gli altri già pronti e facili da ingurgitare. E' l'inno di una generazione senza forze che cerca la rapida masticazione, che non vuole scervellarsi troppo alla ricerca di soddisfazioni che richiederebbero maggior lavoro, maggiore fatica, maggiore energia. E allora, si prende quello che può nutrire sul momento, si evita l'impegno. Magari ci si arma del coltello più tagliente per evitare di affaticarsi con altri dalle lame meno incisive ( come nello spot alla tv ) o ci si rifà al discutibile consiglio di un cartomante per evitare, ancora, di costruire con le proprie capacità un destino personale che richiederebbe un attivismo spossante ( di nuovo, come alla tv ).
E in questa assurda ricerca della soddisfazione veloce e indolore, perfino la Morte appare come prodotto da consumo. Io ti riduco esattamente come faccio con tutto il resto, bando alle chiacchiere, ti ingoio, ti mangio, ti passo sopra, ti rendo superficiale, effimera realtà da dimenticare subito. La fagocitazione è l'unico modo che questa gioventù conosce per rendersi partecipe della vita, incapace di scoprirla come gli altri, la esaurisce all'istante, attraverso il ricorso a una pratica che termina giustamente nell'autocannibalismo ( la Morte ha la faccia della protagonista ).
Drammatico, senza dubbio.
Da evidenziare l'umorismo di una sceneggiatura intelligente, irresistibile, e gli effetti assurdi ed evidentemente fasulli che riescono comunque a inorridire non poco.
Mi sono divertito da matti, è il corto del regista che avrei voluto vedere ancora in gara. Peccato.
[Modificato da Steveau 31/03/2006 10.58]
[Modificato da Steveau 31/03/2006 11.00]
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"Si staranno preoccupando per noi?"
"No, non ancora. Dovevamo incontrare i camion venti minuti fa; si faranno vedere soltanto fra un'ora e mezza. Alle due, cominceranno a chiedere a
qualcuno se c'hanno visto. Alle tre ci cercheranno nei bar, e verso le quattro si arrabbieranno. Alle cinque, forse qualcuno capirà che ci siamo persi. Alle sei, il capitano penserà di chiamare il comando, e lo farà solo alle sette e mezza. Dal comando risponderanno che è tardi e
che ci penseranno domani."