Ho visto il corto, la prima volta, un mesetto prima di scrivere queste poche righe. Mi son detto, vigliaccamente, che avrei evitato di sottopormi a ulteriori visioni.
Io al sonno tengo.
Un corto che spaventa, che fa saltare sulla sedia/poltrona e che inorridisce. Ben diretto, sfrutta il sempre infallibile funzionamento del film-nel-film, coinvolgendo lo spettatore con le vicende vissute dai protagonisti. A metà proiezione mi sono sorpreso a mordicchiare le dita, completamente dentro la storia. Lo stesso stile narrativo del documentario in diretta, permette agli attori ( soprattutto a quello cui spettava di informarci su quali terribili personaggi avremmo presto incontrato ) di conquistare una scioltezza recitativa che sa di puro, di realistico, come se in realtà non stessero affatto recitando.
Alcune sequenze sono ottime: il ritrovamento della testa, la vasca, e tutta la fase finale, con un occhio cavato che farebbe invidia a Stivaletti. Davvero un gran lavoro di effetti speciali. A essere pignoli, il medesimo lavoro è forse poco credibile nell’inseguimento ai danni del cameraman, quando questi cade e resta decisamente troppo “immobile”, quando perde una gamba evidentemente fasulla.
Per il resto, l’effetto splatter è da urlo.
Notazioni negative… hmm… sono poche.
La più importante, riguarda il punto in cui, per un istante, si perde quel fortissimo coinvolgimento di cui parlavo poco fa: il giovane col cappello, il responsabile delle prima riprese, infatti, molla la camera al piano superiore, sul pavimento. Siamo portati a credere lo faccia per andare a chiamare il compagno, ma in realtà rimane difficile pensare che sarebbero andate così le cose in una situazione normale. Allora ci si rende conto che se lo ha fatto, è per permettere a noi spettatori di vedere l’apparizione orribile che di lì a breve si verificherà. In poche parole, non siamo più nella storia, ma assistiamo ad essa, siamo di nuovo tirati in ballo come pubblico, l’azione nasce e si sviluppa per noi, noi che purtroppo siamo adesso, appunto, di nuovo spettatori. Il racconto, credo, dovrebbe non dar mai l’impressione che si stia ascoltando, o leggendo, o guardando qualcosa. Noi non dovremmo nemmeno esserci. Solo i personaggi contano.
Un po’ come svegliarsi da un sogno, ecco, peccato, ma poi il film riprende in pieno e decolla alla grande.
Mi spiace per l’ambientazione americana ( ho già specificato nella mia umile critica a Giansante il mio pensiero in merito )
e per il fatto che la caratterizzazione dei “cattivi” di turno è un po’ troppo debitrice dell’horror contemporaneo ( soprattutto quello asiatico ) e di quello passato che tutti conosciamo ( sega elettrica, tuta da lavoro… ).
In conclusione, un’opera da non perdere.
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"Si staranno preoccupando per noi?"
"No, non ancora. Dovevamo incontrare i camion venti minuti fa; si faranno vedere soltanto fra un'ora e mezza. Alle due, cominceranno a chiedere a
qualcuno se c'hanno visto. Alle tre ci cercheranno nei bar, e verso le quattro si arrabbieranno. Alle cinque, forse qualcuno capirà che ci siamo persi. Alle sei, il capitano penserà di chiamare il comando, e lo farà solo alle sette e mezza. Dal comando risponderanno che è tardi e
che ci penseranno domani."