MASTERPIECE di Paolo Battista

TITOLO CORTOMETRAGGIO: Masterpiece



DURATA: 6 minuti
REGIA: Paolo Battista
ATTORI PRINCIPALI: Lilia Ranieri, Enzo Tota, Roberto Galluccio
SCENEGGIATURA: Angelo Pastore
MUSICHE: Tool
FOTOGRAFIA: Paolo Battista
MONTAGGIO: Paolo Battista
BREVE SINOSSI: Masterpiece è la storia di un pittore, una modella, un mecenate. È la storia di un'ispirazione e della realizzazione di un'opera d'arte. La creazione è sempre sofferenza. Ma a soffrire di più non sempre è l'artista...

Un artista contatta una modella per realizzare un lavoro su commissione; l’ opera che scaturirà dall’ incontro sarà molto particolare...
Sorta di rivisitazione dello splatter di Herschell Gordon Lewis “Color me blood red”, che si inserisce con scarsa inventiva in un singolare sottogenere a cui appartengono prodotti solitamente bizzarri (“Delirio di sangue”, “Android of Notre Dame” e ”La sindrome di Stendhal”, solo per citarne alcuni); scrittura, tecnica e recitazione strappano in questo caso una stiracchiata sufficienza, ma non brillano in alcun modo. Senza infamia e senza lode.

L'arte che richiede sacrificio è un tema affrontato pure dal corto in gara di Balzano Il Segnale, ed è indubbiamente toccante.
Abbiamo una realizzazione tecnica appena sufficiente, ma ottimi gli attori ( il primo piano di Lei, sulla panchina, dialoghi compresi, danno risalto a una matura recitazione ).
Purtroppo breve, non comprendiamo appieno le motivazioni dell'artista a uccidere.
Consiglierei maggior cura nei dettagli tecnici, e un approfondimento dei traumi psicologici nell'essere artista del sangue.

Interessante riflessione sull’angoscioso rapporto fra arte, dolore e morte, MASTERPIECE si rivela un corto gradevole e piuttosto ispirato.
Un artista, una modella un mecenate, un’opera d’arte estrema, crudele, originale. Questa la struttura narrativa del corto in questione, un prodotto interessante dalla non perfetta realizzazione tecnica.
Se infatti da una parte il soggetto risulta accattivante (e riporta trasversalmente al bellissimo Genesis di Nacho Cerda e al tutto italiano Mosaico di Fabrizio Spurio), dall’altra il lato formale non appare del tutto azzeccato. Scarsa cura fotografica – che non presenta particolari errori ma rivela un quasi totale uso di luce naturale e poca profondità nelle scene en plein air – e un calo del ritmo nella troppo lunga scena della modella imbavagliata. Bella la macabra carrellata finale sulle opere d’arte, ma forse un po’ troppo parsimoniosa la schizzata di sangue sul quadro…
Buono l’audio e discreta la prova degli attori.
Cortometraggio intelligente con qualche pecca tecnica.