00 16/03/2007 16:17
Il corto mi è piaciuto molto, all'inizio. Mi riferisco, in particolare, alla sigla.

Spesso, nei corti, la sigla prende troppo tempo, invadendo un minuto e trenta di filmato su un totale di cinque, sei, sette...
Titoli, nomi, e nulla che accada.

Qui, invece, ci sono incursioni visive interessanti, che tengono sveglio, che non ti danno l'idea di esser lì a perder tempo ("perder tempo" è un'espressione da prendere con le tenaglie, è chiaro).

Poi, però, succede l'inaspettato: l'intelligenza di operare una scelta al servizio della storia si lascia soggiogare dagli echi tarantiniani del dialogo decontestualizzato. Si è in macchina, coi protagonisti che parlano di cinema, estetica del porno, brandendo l'arma del "cazzo", mitragliatore tutto americano in grado di sparare mille colpi in una frase uccidendo l'originalità e la credibilità del dialogo. Ma più di tutti, a morire, è l'utilità: il dialogo in auto serve per niente alla storia, poco per i personaggi.

Ecco il punto. Essendo il plot non molto originale, la storia deve per forza di cose concentrarsi proprio sui personaggi. Sarebbe necessario, allora, che questi ultimi fossero accativanti, interessanti, non ritagliati nel cartone hollywoodiano: poveri di lessico, interpretati con diverse incertezze, lanciati spesso in discutibili metafore linguistiche a tema "fave e patate".

Scomoda, di conseguenza, anche la citazione alla "cura medievale".

Tarantino è uno di quelli da cui difficilmente ci si stacca, me ne rendo conto. Ti entra nel sangue, se non stai attento. Ti fa scegliere musiche, dialoghi e situazioni come un secondo cervello che finisce col comandare il primo.
Il primo, il nostro.
Ed ecco che la storia ne risente. In KK lo stile dominante è uno stile venuto a noia. Putroppo.

Purtroppo perché il corto è ben realizzato. La fotografia è di alto livello, anche la regia è ben calibrata. Lo splatter, poi, è piacevole e mai pesante.

In sostanza, un corto che andava scritto meglio nei dialoghi, e interpretato con maggior attenzione.
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"Si staranno preoccupando per noi?"
"No, non ancora. Dovevamo incontrare i camion venti minuti fa; si faranno vedere soltanto fra un'ora e mezza. Alle due, cominceranno a chiedere a
qualcuno se c'hanno visto. Alle tre ci cercheranno nei bar, e verso le quattro si arrabbieranno. Alle cinque, forse qualcuno capirà che ci siamo persi. Alle sei, il capitano penserà di chiamare il comando, e lo farà solo alle sette e mezza. Dal comando risponderanno che è tardi e
che ci penseranno domani."