00 17/04/2008 22:33
Sì.




Facciamo finta che questo festival sia una gara di automobili.

Non amo i motori, ma mi viene così.

Una gara di automobili fatte in casa, sì. Fatte da voi. Non comprate.
E facciamo finta, ancora, che la gara non consista nell'arrivare primi al traguardo.
Piuttosto, nell'ARRIVARE al traguardo. Nel muoversi, ecco.
Nel riuscire a farlo.


Dunque, di mezzi di trasporto ne abbiamo collezionati parecchi.
Vi siete dati da fare come meglio avete potuto, come meglio avete creduto, e noi qui, a bordo uno per volta con voi artisti alla guida, con lo scopo di divertirci e tirar fuori qualche commento sulla comodità dei sedili e la capienza del posacenere.
Avendo bene a mente lo scopo di tutto, ovvio: l'ARRIVARE.
Che già è tanto, no?


I mezzi di trasporto.
Be', per lo più si tratta di automobiline di legno col motore a scoppio.
Non c'erano grandi capitali a disposizione, siamo una massa di poveracci col pallino dell'intrattenimento costoso, perciò...

Perciò, il risultato estetico è piuttosto scarsino, in generale.
E ci mancherebbe.

Ma i mezzi di trasporto camminano tutti. E va bene così.
Il viaggio c'è, sempre e comunque.
Senti la strada che ti scorre sotto al sedere, puoi tenere il braccio fuori e goderti l'aria che ti soffia sulla faccia.
Una distanza concreta viene raggiunta. Si va in ogni caso da un QUI a un LA'.
I mezzi di trasporto camminano e arrivano. Eccome.


Tutti?
No, non tutti. Mi correggo.
Questo, ad esempio, non si muove mica.
Vincenzo Bellini non copre alcuna distanza concreta. Il suo mezzo di trasporto non trasporta materialmente un bel niente.


Alla nostra gara, infatti, Bellini non si presenta con una automobilina, o un triciclo a due posti, evvai, tanto per consentire anche solo un elementare spostamento fino al traguardo.

Vincenzo Bellini porta un aereo.
Un aereo! Con le ali e tutto.

Non è che lui sia ricco, il Bellini, o almeno non è che abbia investito milioni nella costruzione del suo mezzo.
E infatti, anche qui, abbiamo solo legno, vernice a buon mercato, manici di scopa per eliche.
Passione costosa, si diceva. E si fa quel si può.

Ma colpisce, non è vero?
Colpisce che a una gara simile, una gara che si fonda sull'idea di
superare una strisciolina bianca gettata laggiù, Bellini si presenti
con un mezzo che non parte affatto.

"Non parte, è inutile", mi dice lui.
"Ma come?", dico io.
"E no, lì non c'arrivo mica, almeno non così."
"Così che?"


Mi chiede di montare. Non risponde alla mia domanda, mi fa cenno di salire.
E salgo.

Sapete che fa Bellini, quando siamo a bordo?
Mi chiede di chiudere gli occhi.
Eh, sì.
Mi chiede di chiudere gli occhi, e attacca a fare: "Brum Brum, Rooommmm, Trrrrrr, Gniiiiii...".
Brum. Rom. Trr. Gni.
Poi dice: "Visto? Siamo arrivati".


Io ti ringrazio, Vincenzo.
Quando si tratta di corti amatoriali, nella maggior parte dei casi succede che si girino lavori casalinghi, che si usino scenografie di poche stanze, che si impieghino pochi attori.
Che ci si limiti, ecco. Che, fatti due conti, dopo una rapida occhiata allo specchio con dentro la nostra immagine, ci si dica: "Ma 'ndo vado?".

E in parte è giusto. E' giusto che si faccia del proprio meglio con ciò che si ha disposizione.
Che ci si preoccupi di farla camminare, l'automobile, perché questo è lo scopo, farla camminare realmente, anche a costo di stabilire col proprio lavoro, una volta e per tutte, che certi lussi appartengono a ben altri soggetti.
Che una ferrari, non la puoi avere.
Che un aereo, se lo costruissi, non camminerebbe.

E invece cammina. Ora ci credo.
Cammina se sai come chiudere gli occhi e tornare a sognare di poter fare cinema alla grande.
Bellini, infatti, tira fuori un prodotto che è a dir poco esagerato nelle pretese.
Duemila attori, duemila location, musiche pompose, un sacco di dialoghi, voci fuori campo.
Bellini fa un film. Ci prova almeno.
Certo, le riprese ricordano troppo spesso un filmino amatoriale durante un party, e così pure le interpretazioni, mai, dico MAI, credibili nemmeno di striscio.
La storia è banale, il ricorso al sacrificio assolutamente da dimenticare.
Un aereo di legno, insomma. Ma Bellini sa sognare.

Sai sognare, Vincenzo, e la cosa mi piace un casino.
Il viaggio che offri è un grande viaggio nel regno dell'immaginazione, nel paese del Passo Più Lungo Della Gamba.
Arrivi fino al traguardo a modo tuo, tu che ancora non puoi accettare di chiuderti in casa a fare il tuo corto amatoriale così come le regole del mercato, della consuetudine, della sana ragione comanderebbero.

Tu vuoi volare. E un aereo ci hai portato.

Perciò grazie. Mi hai ridato fiducia, mi hai di nuovo convinto che al traguardo ci si arriva, e pure volando, se sai fingere di avere grandi ali.

Il tuo corto non è il migliore in gara, questo te lo dico. Per correttezza.
Ma lascia che ti dica, ancora, che hai molto da insegnare a chi ha perduto la capacità di credersi più grande di quel che è.
Osare, ecco il comandamento sacro che ogni artista dovrebbe tatuarsi addosso.
Osare. Puntare miliardi, anche se non possediamo che alcune monete.
Mai domandarsi "Cosa posso fare?", e invece chiedersi "cosa Voglio fare?".
Mai pensare a come raggiungere il traguardo, ma solo al modo in cui ci si vorrebbe arrivare.

Perché la realtà fa schifo, spesso, mentre nei sogni non esistono limiti. Se non quelli del risveglio.


Bravo.




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"Si staranno preoccupando per noi?"
"No, non ancora. Dovevamo incontrare i camion venti minuti fa; si faranno vedere soltanto fra un'ora e mezza. Alle due, cominceranno a chiedere a
qualcuno se c'hanno visto. Alle tre ci cercheranno nei bar, e verso le quattro si arrabbieranno. Alle cinque, forse qualcuno capirà che ci siamo persi. Alle sei, il capitano penserà di chiamare il comando, e lo farà solo alle sette e mezza. Dal comando risponderanno che è tardi e
che ci penseranno domani."