00 19/04/2008 14:38
Dunque.



Io farei un bel corto intitolato Compramorte.

Ci mettiamo dentro un drogato che ammanetta padre, madre, amici e professori, capiufficio, gli ultimi tre presidenti del consiglio, un vigile urbano.
Sì, pure un vigile urbano.

Compramorte punisce severamente tutti quelli che gli hanno fatto trovare nella droga un motivo valido per vivere.
Perché il resto andava così così.


Va be', arrivo al punto: pessimo soggetto.
Questo è un pessimo soggetto.
Non il mio, che invece è ridicolo. Il vostro.

Assolutamente semplicistico, retorica opinione spicciola sulla dipendenza e il dramma della morte giovanile.
Da tavolino in plastica al bar.

Ma forse non cercavate di esprimere un concetto, non so.
Fatto sta che quando si affrontano temi sociali è inevitabile che lo spettatore rimandi il senso dell'intero prodotto al pensiero dell'artista.
Perciò, io vedo Spacciamorte e rimango basito dalla faciloneria con cui viene affrontato il grave problema.

Quello che ne viene fuori, infatti, è un popolare spot da tv pomeridiana stile pubblicità progresso.
Una realizzazione filmica dei titoloni da giornali sui vari venditori di morte, comoda visione elementare della colpevolezza che, invece, ha radici sempre più profonde.

Di tutti gli individui che vedo responsabili della tossicodipendenza, gli spacciatori sono gli ultimi.
Mio punto di vista, chiaro.

Il vostro pure è chiaro.
E lo mettete in scena bene, eh. Con cura.
Le riprese in esterna sono fatte come dio comanda, e pure il montaggio è il montaggio di uno che i montaggi sa farli.

Eppure, non scompare la sensazione di avere a che fare con uno spot.
Il lato tecnico del corto è completamente impersonale, scolastico.
Perfetto, troppo perfetto. Un meccanismo di regia che ricorda proprio la precisa costruzione della pubblicità-tipo.
Standard estetici. Che richiedono bravura, e infatti siete bravi, eccome.
Ma lasciate poco.

Lasciate poco per la struttura fredda, anche se impeccabile, delle immagini.
Lasciate poco per la storia, figlia del chiacchiericcio, della cecità e del bisogno del capro espiatorio.

Perché affrontare un tema così grande e complesso? Perché affrontarlo così?

Il film sarebbe pure andato bene, eh, se ci fosse stata una realizzazione tecnica differente.
Avrei infatti gradito il medesimo soggetto realizzato in maniera più sporca, solo il violento riscatto di un genitore addolorato.
Andava bene. Andava bene perché con un lavoro stilistico diverso non avrei mai pensato di interrogarmi sul messaggio.
Ci sarebbe stato uno che ammazza uno spacciatore. Stop.
Niente insegnamenti.
Invece l'atmosfera che avete messo su, proprio a causa della struttura standardizzata da messaggio mediatico per la prevenzione, fa storcere il naso, la bocca e tutto il resto.
Il messaggio che arriva, infatti, è risibile.
Forse non l'avete inviato. Ma arriva.

Avete puntato su tecnica da manuale e sfondo sociale. Pessimo accostamento.
Pessimo soggetto.


Una notazione stupida: se aveste messo i protagonisti l'uno accanto all'altro, e mi aveste chiesto di individuare, così, di getto, lo Spacciamorte, io avrei indicato il padre addolorato e vendicativo.
Pare davvero uno che vende la ero.


[Modificato da Steveau 19/04/2008 14:40]
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"Si staranno preoccupando per noi?"
"No, non ancora. Dovevamo incontrare i camion venti minuti fa; si faranno vedere soltanto fra un'ora e mezza. Alle due, cominceranno a chiedere a
qualcuno se c'hanno visto. Alle tre ci cercheranno nei bar, e verso le quattro si arrabbieranno. Alle cinque, forse qualcuno capirà che ci siamo persi. Alle sei, il capitano penserà di chiamare il comando, e lo farà solo alle sette e mezza. Dal comando risponderanno che è tardi e
che ci penseranno domani."