00 14/04/2008 23:49
D'accordo, il messaggio che Pesca voleva trasmettere è arrivato forte e chiaro: di fronte alle brutture del mondo, è meglio (per qualcuno) coprirsi, o strapparsi, gli occhi.
Opinione discutibile, ma tant'è.
Al di là del fatto che già alla prima immagine di violenza mediatica, appare evidente il modo in cui si concluderà il tutto, che vabbè, può essere più o meno rilevante a seconda dei gusti, ci sono poi alcune domande che sorgono spontanee.
Per esempio: ma è mai possibile che uno che è stato per anni costretto alla ciecità, appena racquistata la vista non trovi niente di meglio da fare che chiudersi fra 4 mura a guardare ore e ore di tv spazzatura? Perchè l'idea che dà il corto è proprio questa.
La scena si sposta dal protagonista, cieco, che passeggia triste e solo (hai voglia a farmi credere, con quel tono poi, che "era felice"...) appoggiato al suo bastoncino per ciechi (manco un cane, gli avete trovato...), al protagonista, non più cieco ma sempre triste e solo, piantato passivamente davanti alla televisione.
Non è credibile, dai. Mandatelo un po' in giro, che ne so, a guardare il mare, un tramonto, 4 fighe al bar, una mostra. E fategli vedere POI, il brutto di ciò che lo circonda, magari sì, anche Death tv, e la violenza che ti si può parare davanti, ovunque, in modo assurdo, così che la sua drammatica decisione risulti essere una vera scelta, sofferta non solo fisicamente, e soprattutto motivata e consapevole.
Mi rendo conto che riprendere immagini televisive fosse la soluzione più semplice da realizzare, sotto tutti i punti di vista, però così rimane piuttosto difficile "crederci" almeno un po', e il dramma interiore del protagonista finisce per non toccarci minimamente.
E infatti quando si pugnala gli occhi a me è venuto da pensare "vabbè, per quel che ti servivano...".